Una giovane donna vestita con i colori della bandiera nazionale ucraina posa per una foto in Piazza Indipendenza il 30 aprile 2022 (Foto di Alexey Furman/Getty Images) 

In Ucraina

Ogni giorno è Indipendenza

Kateryna Zarembo

Per gli ucraini il senso della finitezza umana è ormai acuto: oggi non è toccato a me, ma domani? La vita, la quotidianità di guerra, la normalità sono una battaglia contro la paura e l’impotenza

Se vieni in Ucraina dall’estero, leggendo le notizie sui bombardamenti quotidiani, il paese ti impressionerà con una vita vivace e, ancor di più, con una vita con gusto. C’è molta gente per strada, i bar, i teatri, i musei, i negozi sono aperti e si svolgono eventi culturali. E non si tratta solo della maestosa Leopoli o della rapida Kyiv. A Kharkiv, vicino al fronte, i musicisti ucraini girano video musicali e preparano per voi il miglior caffè del mondo. Ebbene, per quanto riguarda il caffè, Italia e Ucraina condividono il primo posto. Ma la vita in Ucraina può sembrare ordinaria e relativamente spensierata solo a prima vista.

         

La vita durante la guerra è piena di contrasti quotidiani. Ad esempio, quando mi sveglio la mattina a casa, soprattutto dopo il ritorno da un soggiorno forzato all’estero con i miei quattro figli, mi sento molto felice. Poi prendo il telefono e vedo dove sono stati i bombardamenti durante la notte e se ci sono delle vittime. La vita – la colazione, portare i bambini a scuola, il lavoro – convive con la morte.

   

La morte è diventata parte della nostra realtà quotidiana. Quasi ogni giorno uno di noi riceve la notizia della morte di una persona cara. O persone che conoscevamo. O persone che potrebbe conoscere. O conosciute attraverso una stretta di mano. Secondo un sondaggio dell’Istituto internazionale di Sociologia di Kyiv, il 78 per cento degli ucraini ha parenti stretti o amici che sono stati feriti o uccisi dall’invasione russa. La sensazione di un cerchio che si restringe non mi lascia. “Siamo sempre meno e sempre più responsabili per il paese”, dice la blogger Natalia Mikhalchenko, ricercatrice della regione di Donetsk, e queste parole risuoneranno in molti ucraini.

  

Lo psicologo Volodymyr Stanchyshyn afferma che tutti hanno perso qualcosa in questa guerra. Al massimo: vita, salute, persone care, casa. Al minimo: un senso di sicurezza e la capacità di pianificare la propria  vita. Certo, puoi continuare a fare progetti, scrivere un elenco di compiti per la giornata in un diario: io lo faccio, mi dà un senso di controllo sulla realtà. Ma so anche che i miei programmi possono cambiare da un momento all’altro: ad esempio, se c’è un raid aereo mentre sto andando verso il lavoro e tutti devono andare al riparo. O dalla notizia di un’altra tragedia. Dopodiché, le mani tremano per un po’ ed è difficile concentrarsi. Pertanto, per molti, l’aiuto dell’esercito non è solo un dovere civico, ma anche una salvezza psicologica. Fare donazioni a grandi fondazioni e semplici volontari, aiutare i militari dà un senso di influenza personale sull’avvicinarsi della vittoria ucraina, neutralizza il sentimento di paura e impotenza.

    

La guerra nelle città allontanate dal fronte è particolarmente sentita nelle stazioni ferroviarie, dove i militari ucraini in uniforme delle Forze armate ucraine salutano i loro parenti prima di partire per le posizioni, e vicino agli ospedali. Per le strade puoi spesso vedere giovani con amputazioni – con protesi o con le stampelle. Questo è il prezzo della vita in queste fiorenti città ucraine – solo perché i militari ucraini, a scapito della loro vita e della loro salute, tengono il fronte e liberano i territori conquistati dalla Russia, posso scrivere questo testo in un bar di Kyiv, tra gli altri civili sorridenti e preoccupati.

 

Non so quale dei miei parenti e conoscenti sarà il prossimo a mobilitarsi. Tutte le persone in Ucraina sono attualmente divise in militari e civili, ma questa non è una linea chiara. La mobilitazione durerà finché durerà la guerra. E’ così che la guerra morde le nostre vite pezzo dopo pezzo.

  

La scrittrice ucraina Victoria Amelina, morta nel luglio 2023 sotto un razzo russo a Kramatorsk, ha scritto una poesia che è già entrata nel canone poetico di questa guerra.

  


Suona la sirena in tutto il paese
Come se ogni volta volessero uccidere
Tutti
Però centrano uno solo
Di solito quello di lato
Oggi non sei tu, finita la sirena

(tradotto dall'ucraino da Yaryna Grusha)

  
In Ucraina il sentimento della finitezza della vita è ormai acuto. Non tu oggi, ma domani?

 

Ma non vorrei che i lettori rimanessero con l’impressione che gli ucraini stiano semplicemente vivendo in un modo nuovo, normalizzando la guerra nella loro realtà. Se la mia vita, fatta di due rivoluzioni e una guerra durata quasi dieci anni, mi ha insegnato qualcosa, è che le azioni di ogni persona contano. Recentemente mi è stato chiesto cosa direi ai pacifisti italiani che si oppongono alla fornitura di armi all’Ucraina. Ho risposto: “Non dovrebbero parlare contro l’armamento dell’Ucraina, ma a favore del disarmo della Russia. Dopotutto, la pace non arriva quando la vittima smette di difendersi, ma quando l’aggressore smette di attaccare”.

  

Alcuni in Ucraina dicono che questa guerra durerà per sempre, almeno finché la Russia continuerà ad esistere come la conosciamo. Tendo ad essere d’accordo con loro, ma c’è un “ma”, una sorta di bacchetta magica che accelererà la vittoria finale dell’Ucraina:  l’invito che l’Ucraina farà all’adesione alla Nato durante il prossimo anno al vertice dell’Alleanza a Washington. No, questo non significa che l’Articolo 5 funzionerà immediatamente per l’Ucraina e che l’esercito italiano sarà costretto ad andare in Ucraina per combattere contro la Russia. La norma sulla difesa collettiva arriva solo dopo l’adesione, e anche in quel caso resta sempre a discrezione di ogni singolo stato membro. Ciò significherà per ora che l’occidente non ha paura della Russia ed è pronto ad affrontare il male. Ma questo è già tanto. La Russia è come un mostro delle favole: la paura la rafforza e il coraggio la indebolisce. E per questo, cari lettori, abbiamo bisogno del sostegno di ciascuno di voi. Sì, ognuno di voi individualmente, perché l’azione di ogni singola persona può cambiare il corso della storia. In Ucraina lo abbiamo dimostrato più di una volta.


   
Kateryna Zarembo è una ricercatrice ucraina da Kyiv. Il suo libro “Il Donbas è Ucraina”, che confronta il mito colonialista creato dall’Unione sovietica sulle regioni di Donetsk e Luhansk, tradotto da Yaryna Grusha, uscirà per Linkiesta Books a settembre 2023.

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