Assemblea generale delle Nazioni unite (foto Ansa)

libertà violate

L'Afghanistan? L'Iran? No, per l'Onu è Israele il paese che reprime le donne

Giulio Meotti

Una risoluzione delle Nazioni unite, votata anche dall'Italia, condanna lo stato ebraico per violazione dei diritti delle donne palestinesi. Di Afghanistan, Russia, Nigeria e Mauritania non parla nessuno

Quando i Talebani ripresero il potere due anni fa, inizialmente si presentarono come una versione più moderata di sé stessi, promettendo persino che alle donne sarebbe stato permesso di continuare la loro istruzione fino all’università. E ci furono anche molti occidentali che ci cascarono, annunciando che gli studenti coranici erano diventati “inclusivi”. Un vero femminista come Yanis Varoufakis, l’ex ministro greco delle Finanze, icona degli antagonisti, ha scritto: “Nel giorno in cui l’imperialismo liberal-neocon è stato sconfitto una volta per tutte, i pensieri di DiEM25 (il movimento di Varoufakis, ndr) sono con le donne afghane. Tenete duro sorelle!”. Come se le donne afghane stessero attraversando un divorzio difficile. Come ha scritto la celebre associazione francese Osez le féminisme!: “Sorellanza con le donne afghane di fronte alla misoginia”. Misoginia? Due anni dopo della sorellanza afghana non parla praticamente più nessuno e i Talebani hanno chiuso le scuole secondarie per ragazze,  vietato alle donne di frequentare l’università,  limitato i loro movimenti senza un accompagnatore maschio, le hanno cancellate dai parchi e hanno chiuso i  loro saloni di bellezza. Ora però il vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Amina Mohammed, parlando alla School of Public and International Affairs di Princeton (precedentemente nota come Woodrow Wilson School, cioè prima che i woke gli cambiassero nome perché Wilson sulla razza era poco evoluto), ha sostenuto il riconoscimento ufficiale ai Talebani. E in un momento in cui le mutilazioni genitali femminili sono sempre più diffuse in Nigeria con venti milioni di sopravvissute secondo l’Unicef, la Russia picchia in piazza le donne che manifestano contro la guerra e non è esattamente inclusiva con le ucraine e in Mauritania la schiavitù è stata formalmente abolita nel 1981, ma si calcola che il 20 per cento della popolazione sia ancora schiava, il teatro dell’assurdo dell’Onu ha scoperto che Israele – e solo Israele – opprime i diritti delle donne.

Libia, Qatar, Zimbabwe e Afghanistan – sì, l’Afghanistan dei Talebani – sono alcuni dei 54 paesi membri del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite che hanno votato a favore di una risoluzione che condanna Israele. Adottata con 37 voti favorevoli (tra cui nove paesi dell’Unione europea, tra cui l’Italia che si diceva amica di Israele), la risoluzione accusa lo stato ebraico di costituire un “grande ostacolo” per le donne palestinesi. Israele è l’unico paese che viene esplicitamente e direttamente preso di mira dalla condanna. 

La Cina è il più grande esportatore di capelli al mondo. Peccato che gli Stati Uniti, assieme al cotone, abbia bandito l’importazione di capelli provenienti dalla Cina. Perché? Non perché non fossero di buona qualità, ma perché molte ciocche provengono dai campi di rieducazione e di lavoro per gli uiguri costruiti dal regime cinese.  Ma a nessuno è venuto in mente di denunciare la Cina in qualche assise di vetro

Cuba (che  vanta uno dei più alti tassi di carcerazione pro capite al mondo), Corea del nord e Venezuela figurano tra i paesi che hanno sponsorizzato la risoluzione attraverso il “Gruppo dei 77” contro Israele, un blocco attualmente composto da 134 stati, quest’anno rappresentati da Cuba. UN Watch dice tutto: “Le Nazioni Unite hanno deciso di condannare un solo paese al mondo per aver violato i diritti delle donne. Indovinate quale. L’Afghanistan dei Talebani? Il regime islamico iraniano? Il Congo? Provate di nuovo”. 

Hillel Neuer di UN Watch condanna anche il “sequestro” dell’organismo Onu operato da paesi che ne hanno fatto un podio da cui attaccare Israele, e solo Israele. E aggiunge: “In tempi in cui lo stupro viene usato come tattica di guerra in Libia e in Qatar le donne possono finire in prigione per aver denunciato violenza sessuale…”. Gran Bretagna e Stati Uniti hanno votato contro. “Ma siamo delusi – aggiunge Neuer – da quelle democrazie che si sono unite agli sciacalli nel fare dello stato ebraico il solito capro espiatorio, tra queste Belgio, Danimarca, Francia, Grecia, Italia, Portogallo, Slovenia e Svezia”. 

Che poi la questione era già stata liquidata un anno fa, quando qualcuno fece notare   i cinque peggiori violatori della libertà religiosa nel mondo (Cina, Arabia Saudita, Pakistan, Nigeria ed Eritrea) e i cinque membri del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (Cina, Arabia Saudita, Pakistan, Nigeria ed Eritrea). Il segretario generale dell’Onu è il Rinoceronte di Ionesco. 

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.