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La cintura dei golpe

Jihadisti e infiltrazioni della Wagner. La crisi in Niger è un colpo per la strategia dell'Ue

Maurizio Stefanini

Il presidente Bazoum aveva accusato la compagnia di mercenari di aver lanciato una campagna di disinformazione contro di lui. Diverse centinaia di persone, per appoggiare il golpe, si sono radunate nella capitale Niamey sventolando bandiere russe

Anche la Russia oltre alle Nazioni Unite, l’Unione europea e gli Stati Uniti ha chiesto ai ribelli della Guardia presidenziale di liberare il presidente del Niger Mohammed Bazoum, da loro arrestato. “Contiamo sul rapido rilascio del presidente Bazoum da parte dei militari”, ha detto la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova in un comunicato, invitando “tutte le parti in conflitto ad astenersi dall’uso della forza e risolvere tutte le controversie attraverso un dialogo pacifico e costruttivo”. La cosa può sembrare sorprendente: a maggio Bazoum aveva accusato la Wagner di aver lanciato una campagna di disinformazione contro di lui, e per appoggiare il golpe delle ultime ore diverse centinaia di persone si sono radunate nella capitale del Niger, Niamey: inneggiavano alla Wagner sventolando bandiere russe e lanciando pietre contro l’auto di un politico di passaggio. A giugno c’era stato poi il golpe in Burkina Faso: anche lì l’esercito aveva  arrestato il presidente dopo aver chiesto maggiori risorse nella lotta contro i miliziani islamisti.  Si trattava del quarto colpo di stato militare nell’ultimo anno nell’Africa occidentale e nel Sahel, dopo Mali, Ciad e Guinea, chiamata la “cintura dei golpe”: sia in Mali sia in Burkina Faso, i golpisti hanno chiamato la Wagner contro i jihadisti, dopo aver cacciato i francesi.

Ma nello stesso momento della crisi in Niger, a San Pietroburgo era in corso il vertice Russia-Africa, e a Vladimir Putin non è sembrato forse utile fare la figura del destabilizzatore dichiarato di fronte a tanti capi di stato ovviamente preoccupati di non essere deposti a loro volta, per di più nel momento in cui è stato proprio l’esercito addestrato dall’Ue a far apparentemente prevalere il golpe. Dopo che la Guardia presidenziale del Niger aveva prima circondato il palazzo del presidente Bazoum e gli edifici di diversi ministeri e poi trattenuto il presidente, la sua famiglia e membri del suo entourage, il colonnello maggiore Amadou Abdramane, a capo di un gruppo che si è ribattezzato Consiglio nazionale per la salvaguardia del paese, ha detto alla tv nazionale che la deposizione di Bazoum è stata resa necessaria a causa del “continuo degradare della situazione di sicurezza e della cattiva gestione economica e sociale” del Niger. Ha ordinato la sospensione di tutte le istituzioni, la chiusura delle frontiere aeree e terrestri e il coprifuoco dalle 22 alle 5. 
Il ministro degli Esteri e premier ad interim, Hassoumi Massoudou, aveva risposto a France 24 che il suo governo rappresentava ancora “le autorità legittime e legali”, mentre del primo ministro Ouhoumoudou Mahamadou – a Roma per il vertice della Fao e appena incontratosi con la Confindustria – si sapeva che stava agendo attraverso l’ambasciata. “La situazione è ancora troppo fluida”, aveva ripetuto più volte ieri mattina la portavoce della Commissione europea, Nabila Massrali. Ma a quel punto il comando dell’esercito regolare ha fatto invece sapere di essersi unito ai golpisti, per evitare bagni di sangue e “preservare l’unità del paese”, alla faccia dell’Ue, che a marzo aveva stanziato 40 milioni per il suo addestramento e equipaggiamento attraverso la missione Eupmm. “La nostra partnership con il Niger è solida e non smette di rafforzarsi in tutti i settori: sicurezza, sviluppo, istruzione, transizione energetica”, aveva dichiarato il 5 luglio scorso l’Alto rappresentante per la politica estera europea, Josep Borrell, dopo un incontro con Bazoum a Niamey. “Non abbiamo visto nessun elemento scatenante”, ha ammesso Massrali. 

Socialdemocratico e membro di una minoranza arabofona, Bazoum era stato eletto il 21 febbraio 2021 al ballottaggio, con il 55,67 per cento dei voti. Ruolo strategico contro i jihadisti a parte, il Niger ha la settima riserva di uranio del mondo: il 5 per cento, per 3.243 tonnellate. E tra l’Ue e Niger c’è anche dalla scorsa estate  un partenariato operativo contro il traffico di migranti, visto che il paese è uno snodo cruciale dei flussi di persone migranti dall’Africa sub-sahariana verso le coste di Tunisia, Algeria e Libia. Giusto il 22 luglio l’Italia aveva annunciato lo stanziamento di 7,5 milioni di euro al Niger per cooperare “nella lotta al traffico di migranti e all’immigrazione irregolare nel Mediterraneo centrale”. Dopo il golpe in Burkina Faso la comunità economica dell’Africa occidentale aveva imposto sanzioni ai membri della giunta e ai loro parenti, compreso il congelamento dei loro conti bancari. Ma la Russia ha iniziato a offrire appoggi a questi golpisti.

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