L'incontro al Cremlino

Putin dice che la Wagner non esiste, però la finanzia

Micol Flammini

Il presidente russo voleva sostituire Prigozhin e il cambio serviva a rafforzare il suo controllo. Da Sedoj alle minacce sul grano, l'intervista del capo del Cremlino al Kommersant

Roma. Evgeni Prigozhin è riapparso, in mutande, in una foto diffusa da alcuni canali telegram e riproposta dal progetto bielorusso Hajun, che sta cercando di confermare la sua presenza, o quanto meno il suo passaggio, in un  campo costruito per la Wagner a sud-est di Minsk. E’ la prima immagine che arriva da quando Prigozhin   ha lasciato Rostov sul Don su una macchina che procedeva a fatica tra gli  ammiratori. Era il 24 giugno, da quel momento, sono stati diffusi soltanto  suoi messaggi audio. Non si sa se sia mai stato in Bielorussia,    dal dittatore e amico Aljaksandr Lukashenka. Si sa però che ha incontrato, il 29 giugno, cinque giorni dopo che il Cremlino gli aveva cucito addosso l’etichetta di “traditore”, il presidente russo, Vladimir Putin, che oggi ha fornito una sua versione della riunione. 

 

L’incontro si è tenuto a Mosca, al  Cremlino,  è durato tre ore, erano presenti Putin, Prigozhin e altri comandanti. Lo ha detto il presidente russo rispondendo in modo inaspettatamente disinvolto ad Andrei Kolesnikov, giornalista russo molto conosciuto che scrive per il Kommersant.  Kolesnikov, che segue Putin da anni, spesso in contrasto, ha detto al presidente: “Non mi perdonerei mai se non le facessi ancora una domanda. Girano molte versioni sul suo incontro con la Wagner. Al summit della Nato ne hanno discusso a lungo, hanno la loro versione. Anche io ho la mia, lei che versione ha?”. La parola “versione” è piaciuta a Putin che ha risposto: “Io non ho una versione, so  quello che è successo davvero”. Sarebbe potuta finire lì, ma  è andato avanti dicendo che gli uomini  della Wagner hanno combattuto con dignità ed è stato un peccato che siano stati coinvolti nei fatti del 24 giugno.

 

E ancora sarebbe potuta finire lì, invece Kolesnikov ha domandato quale fosse il futuro della Wagner e lo stesso Putin che un paio di settimane fa aveva detto di aver finanziato la compagnia, di averla armata e nutrita ha detto che la Wagner non esiste: “Non abbiamo una legge sulle organizzazioni militari private, quindi non esistono!”. E quindi cos’è la Wagner? “Un gruppo, ma legalmente non esiste”, ha ribadito il presidente. Putin  è entrato nel dettaglio di quell’incontro, dicendo di aver offerto ai presenti   di riunirsi sotto la guida di uno dei loro comandanti,  Andrei Troshev, detto Sedoj, “il grigio”, “il brizzolato”, e che il presidente russo definisce “vero comandante” del gruppo. Putin ha raccontato di aver visto  annuire all’offerta. Annuivano tutti, tranne uno. Evgeni Prigozhin seduto in prima fila, senza accorgersi della reazione degli altri – ha sottolineato il presidente  – ha rifiutato  dicendo: “No, i ragazzi non sono d’accordo”. 

 

Andrei Troshev, Sedoj,  ha percorso e conosciuto quasi tutti i reparti delle Forze armate russe e nel 2012 è andato in pensione con il grado di colonnello. Il suo nome è associato a quelli dei fondatori della Wagner e comparve per la prima volta in Siria, dove nel 2016 ricevette l’onorificenza più alta che esista in Russia, Eroe della Russia, per l’assalto a Palmira contro lo Stato islamico. Ma questo colonnello in pensione, che appare in una foto con Putin e con l’altro comandante della Wagner Dmitri Utkin, sanzionato per il  sostegno al dittatore siriano Bashar el Assad, era stato allontanato dalle sue cariche istituzionali per la dipendenza dall’alcol. Con la catena di comando dell’esercito regolare che perde pezzi, con le notizie dei generali in prigione, dei licenziati, mettere l’anello più debole del trio  Prigozhin-Utkin-Troshev  al comando della Wagner poteva essere un tentativo da parte di Putin di recuperare la compagnia. Un piano fragile per rabberciare un’offensiva fallimentare e in un momento in cui a livello internazionale tutto sta mutando in fretta. 

 

Oggi il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, aveva annunciato di aver discusso con Putin l’accordo sul grano – che ha permesso di evitare una crisi alimentare – di aver trovato punti in comune per portarlo avanti oltre la scadenza prevista per il 17 luglio e di aver iniziato i preparativi per una sua visita ad Ankara che si terrà in agosto. Il Cremlino ha smentito di aver parlato di proroga dell’accordo. La decisione di Erdogan di far cadere il suo veto per l’ingresso della Svezia nella Nato non è stata una buona notizia per Mosca, ma bloccando l’accordo sul grano, il Cremlino non si ritroverà soltanto ad affrontare la contrarietà di Erdogan, ma di tanti altri che si dicono equidistanti e neutrali, per i quali quell’accordo è intoccabile. 
 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.