Uno degli attacchi in Mali dello Stato islamico nel Sahel, la nuova unità autonoma del Califfato

Il Mali è “ostaggio” della Russia

Luca Gambardella

Gli europei si ritirano dal paese e si spostano in Niger, ma nel frattempo arrivano i mercenari di Putin che fanno stragi di civili con la scusa della guerra agli estremisti islamici. Centinaia di morti a Mourrah

Lo scorso 8 marzo, in Mali, il villaggio di Tamalat è stato attaccato dallo Stato islamico del Grande Sahara. Nel giro di poche ore, al passaggio delle moto e dei pick up degli uomini del Califfato, i morti erano quasi 200, tutti civili. E’ in villaggi come questo, nel deserto che separa il Mali dal Niger, che si combatte una guerra silenziosa e sanguinaria che coinvolge l’Europa, la Russia e il terrorismo islamico. In Mali, l’offensiva dei miliziani del Califfato contro le popolazioni di etnia tuareg è sempre più violenta. In meno di tre settimane hanno ucciso più di cinquecento civili nella regione di Gao, dove sono in guerra  con il Fronte di salvezza nazionale di Azawad (Msa), il movimento politico e militare dei tuareg. E la guerra, da quelle parti, si combatte con le rappresaglie contro i villaggi: a ogni attacco dell’Msa, gli islamisti rispondono uccidendo civili. Superata la frontiera, a Tillabéri, in Niger, succede lo stesso. A novembre dello scorso anno gli islamisti hanno ucciso una settantina di persone perché avevano protestato contro il Califfato. 

 

Nel mezzo di queste lotte fra milizie locali e jihadisti c’è il governo golpista del Mali, che è in rotta con gli europei e non gradisce più il loro aiuto militare contro i gruppi islamisti. Preferisce invece i mercenari russi del Gruppo Wagner, che si sono fatti pubblicità in Siria, Libia e Repubblica centrafricana. Al maggiore impegno dei russi è coinciso un minore coinvolgimento delle truppe occidentali. Nel caso del massacro di Tamala, i soldati francesi stanziati a pochi chilometri dal villaggio nell’ambito della missione Barkhane, secondo fonti locali sentite dal Monde non sarebbero intervenuti per difendere i civili: “Nessuno ci ha chiesto di farlo”, hanno detto al quotidiano francese. Il 14 marzo scorso lo Stato islamico ha attaccato anche una base militare, quella di Tessit, uccidendo 33 soldati.  Caleb Weiss, analista alla Bridgeway Foundation ed esperto di jihad nel Sahel, dice al Foglio che l’attacco di Tessit “è un messaggio inviato dal Califfato ai francesi e ai loro alleati: siamo in grado di attaccare le vostre posizioni fortificate”

 

Molti dei tredici paesi che avevano aderito alla nuova task force europea in Mali chiamata Takuba  si sono ritirati o pianificano di farlo a breve. Come l’Italia. In audizione davanti alle commissioni Difesa di Camera e Senato, il capo di stato maggiore Alessandro Cavo Dragone ha detto che a distanza di nemmeno quattro mesi dal loro arrivo nel paese, il ricollocamento delle truppe italiane è già in fase di studio. “La Francia ha deciso di smantellare l’operazione e noi abbiamo in corso lo studio che, di massima, dovrebbe prevedere il rientro in patria del contingente”. Ora si valuta un ricollocamento della task force in Niger, dove i francesi hanno già spostato il 75 per cento degli uomini impiegati in Mali. Gli italiani potrebbero seguirli a breve. Il nostro paese è già impegnato in Niger con la missione Misin,  che conta 295 militari, 160 mezzi terrestri e 5 mezzi aerei. Proprio dal Niger, e in via ufficiosa, si cercherà di mettere in sicurezza anche il confine con il Mali. 

 

Nel frattempo, i russi stanno occupando gli spazi lasciati dagli europei con gli uomini della Wagner. Più che cooperare con il governo del Mali, i mercenari di Mosca  l’hanno preso “in ostaggio”, ha detto il ministro degli Esteri francese Jean Yves Le Drian. Le operazioni antiterrorismo di russi e maliani somigliano piuttosto a brutali stragi di civili. Pochi giorni fa, secondo la versione del governo, i mercenari russi e i maliani hanno ucciso 200 jihadisti di al Qaida a Mourrah. Ma secondo Amnesty international i morti sarebbero stati di più, almeno  500, e soprattutto sarebbero stati tutti civili. Fonti locali citate dal magazine francese Jeune Afrique dicono che nell’ultimo mese alcune centinaia di mercenari della società dell’oligarca russo Evgenij Prigožin sarebbero state spostate in elicottero dalla Repubblica centrafricana al Mali. Alte fonti riferiscono al Foglio che le basi di Bocaranga e Bouar, sempre nella Repubblica centrafricana, sarebbero state smantellate e che le operazioni nella prefettura di Haute-Kotto sono diminuite per spostare mercenari in Mali.  Difficile prevedere se i russi riusciranno davvero a mettere il cappello su un altro stato paria. “Gli uomini della Wagner si sono macchiati di crimini di guerra di ogni genere, il che li rende dei partner problematici”, spiega Weiss al Foglio. “Inoltre, Wagner si finanzia in Africa sfruttando le materie prime, come i diamanti, e non è detto che in Mali riesca a farlo come è riuscito altrove. Poi c’è l’aspetto politico: nei ranghi militari maliani non tutti sono schierati con i russi in modo così convinto. La missione russa in Mali potrebbe non essere  sostenibile sul lungo periodo”.

  • Luca Gambardella
  • Sono nato a Latina nel 1985. Sangue siciliano. Per dimenticare Littoria sono fuggito a Venezia per giocare a fare il marinaio alla scuola militare "Morosini". Laurea in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia. Ho vissuto a Damasco per studiare arabo. Nel 2012 sono andato in Egitto e ho iniziato a scrivere di Medio Oriente e immigrazione come freelance. Dal 2014 lavoro al Foglio.