I rilievi delle forze di sicurezza israeliane dopo l'attentato a Tel Aviv (Ansa)

TRa cisgiordania e israele

A Jenin l'Autorità palestinese non controlla più nulla. Il nuovo ecosistema del terrore 

Fabiana Magrì

Il governo di Abu Mazen ha ormai perso autorevolezza e influenza. Al suo posto, un ombrello indipendente retto da Jihad islamica palestinese e Hamas, che dopo l'attentato a Tel Aviv, in cui sono state ferite almeno 8 persone, parla di "attentato eroico". I numeri dell’operazione israeliana

Tel Aviv. Abed al Wahab Khalaila, 20 anni, ha ferito almeno otto persone in un attacco terroristico a Tel Aviv. Prima ne ha investite cinque con il suo furgoncino, alla fermata di un autobus su un ampio stradone alla periferia nord della città. Dopo lo schianto contro la palina, determinato a portare avanti l’aggressione, è sceso dal mezzo uscendo dal finestrino e si è scagliato con un coltello contro chiunque si trovasse nei pressi, riuscendo a pugnalare almeno una persona.


Prima che il bilancio si aggravasse, mentre alcuni cercavano la fuga e altri riparo, un israeliano armato di pistola è sceso dallo scooter e ha freddato il palestinese con più colpi. La dinamica è emersa subito chiaramente dai filmati delle telecamere di sorveglianza. Mentre l’autore dell’attentato è stato dichiarato morto sulla scena dalle autorità e dai soccorsi medici, la polizia sta indagando sul suo passato e ha arrestato altre persone sospettate di essere coinvolte nell’attentato. Secondo i soccorsi, quattro delle vittime sono ricoverate in condizioni da moderate a gravi e altri tre hanno riportato ferite e danni più lievi, mentre una donna è stata trovata sul marciapiede, cosciente ma in preda a una crisi di panico.

L’attentatore palestinese, la cui identità è stata confermata dai servizi di sicurezza interni, non aveva precedenti ma ha viaggiato a bordo del suo furgone dal villaggio di origine, as Samu, nei pressi di Hebron in Cisgiordania, fino a Tel Aviv per compiere l’attacco. Secondo lo Shin Bet, Khalaila era entrato in Israele senza permesso anche se nelle prime ricostruzioni era stato confuso con un parente, il 23 enne Hussein Khalaila, che invece è in possesso di un lasciapassare per cure mediche.

Il capo della Polizia, Kobi Shabtai, intervenuto sul luogo ha invitato gli israeliani a restare vigili perché si prevede un aumento degli attentati terroristici. Già lunedì sera, in un altro sospetto attacco “a sfondo nazionalistico”, un sedicenne palestinese originario di Jenin – dove dalla notte precedente era ed è tuttora in corso una vasta operazione militare israeliana – aveva attaccato, armato di coltello, un ebreo ortodosso di 30 anni nel sobborgo di Bnei Brak, vicino a Tel Aviv. Ma Shabtai ha anche assicurato un adeguato e superiore dispiegamento di forze di sicurezza. Hamas ha confermato l’affiliazione di Abed al Wahab Khalaila e il portavoce del gruppo, Hazem Qassem, ha elogiato l’“eroico attacco”, attribuendogli il significato, pur senza rivendicarlo, di rappresaglia per il raid israeliano a Jenin, in cui finora sono stati uccisi undici palestinesi. Si tratta della più estesa campagna militare in Cisgiordania in circa 20 anni. 

L’operazione capillare a Jenin, diventata negli anni recenti sempre più un covo del terrorismo palestinese, è iniziata lunedì notte, dopo una serie di attacchi in cui, dall’inizio del 2023, sono stati uccisi 24 israeliani. Il campo profughi, in particolare, è stato oggetto di ricerche e demolizioni casa per casa. L’esercito, sulla base di precise indicazioni di intelligence, ha neutralizzato undici Ied nascosti sotto le strade. Proprio l’esplosione di uno di quegli ordigni al passaggio di un veicolo militare israeliano aveva causato, lo scorso 19 giugno, il ferimento di sette soldati. Il comando della detonazione era partito da un hub operativo, un centro avanzato di osservazione e ricognizione. Il sito, che serviva anche come rifugio per i combattenti palestinesi prima e dopo le attività terroristiche e come rifornimento di armi ed esplosivi, è stato il primo obiettivo che Tzahal ha colpito lunedì notte con una serie di attacchi di droni dal cielo. Tra gli obiettivi delle ultime 24 ore c’è, secondo i dati dell’esercito, un impianto di produzione di esplosivi. L’ingresso della struttura, la quarta individuata di questo tipo, era protetta da una bomba innescata, che è stata fatta brillare. In altre due sale operative sono stati trovati e sequestrati depositi di armi, munizioni e attrezzature belliche. Decine di sospettati sono stati arrestati per essere interrogati dall’intelligence.

Al termine della seconda giornata dell’operazione militare, dall’avamposto di Salam vicino a Jenin, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha detto ai giornalisti che le forze israeliane “stanno completando la missione” a Jenin: “Continueremo come necessario per sradicare il terrorismo. Non permetteremo che Jenin torni a essere un focolaio di terrore”.

Nel frattempo l’Autorità palestinese ha deciso di “fermare tutti i contatti e gli incontri con Israele e di continuare l’interruzione del coordinamento sulla sicurezza”. La decisione è stata presa durante una riunione di emergenza della leadership a Ramallah per discutere gli ultimi sviluppi riguardanti l’operazione su larga scala dell’esercito israeliano. Tra le considerazioni degli analisti, oltre alla preoccupazione per un’escalation, c’è l’interrogativo sugli obiettivi strategici, politici e militari di Israele rispetto all’Anp. A Jenin il governo di Abu Mazen ha ormai perso autorevolezza e influenza. Al suo posto, un ombrello indipendente retto da Hamas e Jihad islamica palestinese consente e protegge traffici e terrorismo: è una specie di ecosistema del terrore in cui una nuova generazione di militanti palestinesi delusi e sfiduciati dall’Autorità palestinese subisce l’incitamento che viaggia sui canali social e rimbalza su Gaza, Libano, Qatar e Iran.
 

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