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Le parole del premio Nobel

Dato che la parola "guerra" è vietata, lo chiamerò inferno. Il discorso di Muratov

Dmitri Muratov

Nel suo intervento a Bonn, l’ultimo direttore della Novaya Gazeta, trova un sinonimo per “guerra”: dice che la finestra sull’Europa della Russia è chiusa con le sbarre, ricorda i dissidenti e i giornalisti in galera e parla della giunta militare di Mosca 

Traduciamo il discorso che il premio Nobel per la Pace Dmitri Muratov ha tenuto al Global media forum di Bonn. Muratov è stato l’ultimo direttore della Novaya Gazeta, giornale storico che ha sospeso le sue pubblicazioni qualche settimana dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Subito dopo l’attacco del 24 febbraio 2022, la Novaya Gazeta era uscita in una doppia versione in russo e in ucraino, quando le leggi russe hanno iniziato a impedire l’uso di parole come guerra, i giornalisti si sono chiesti che senso avesse parlare di cose che non si potevano chiamare con il loro nome. Muratov è rimasto in Russia, alcuni suoi colleghi sono espatriati e hanno cercato di dare una nuova vita alla Novaya Gazeta. Quando Muratov si è diretto sul palco di Bonn, oltre agli applausi, lo hanno accompagnato anche i suoni delle sirene antiaeree, erano stati i colleghi ucraini presenti ad azionarle. Muratov ha raccontato di aver pensato, in un primo momento, che si trattasse di un problema tecnico, e di essersi pentito di non aver interrotto il discorso per chiedere che il rumore delle sirene fosse amplificato: “Il mondo ha bisogno di sentire questo suono di guerra, ogni luogo è appropriato”.

Vivo e lavoro a Mosca e non ho con me una versione del mio discorso destinata all’esportazione. Dal momento che in Russia la parola “guerra” è vietata, mentre la parola “inferno” è ancora consentita, utilizzerò la parola “inferno”. Ieri l’ufficio del procuratore generale russo ha annunciato che l’Associazione di avvocati Agora è stata riconosciuta come organizzazione indesiderata. Tradotto: un nemico del popolo. Se si collabora con Agora, si va in prigione. Ciò significa che le centinaia di persone che Agora ha difeso potrebbero rimanere senza avvocati. Mentre arrivavo qui, è iniziato un altro processo contro il leader e politico dell’opposizione Navalny. Lo processano direttamente dentro la prigione. Il tribunale è chiuso alla stampa. In generale, dal 2012, in dieci anni, il numero dei tribunali che non consentono l’accesso alla stampa è aumentato di dieci… venticinque volte. C’erano mille tribunali chiusi e ora ce ne sono venticinquemila. E il numero di assoluzioni è di circa lo 0,1 per cento nei tribunali russi. Avete altre domande sul sistema giudiziario? Questo è uno dei risultati di quella che viene definita operazione militare speciale in Ucraina: lo smantellamento della magistratura.

L’operazione militare speciale va avanti, ma molti dei suoi risultati sono già chiari. Ve ne elencherò alcuni. Ucraina e Russia non saranno mai più dalla stessa parte. Questi popoli non saranno mai più fratelli. Accade quando un fratello si considera sempre il maggiore. 

Un altro risultato: abbiamo fatto una grande scoperta geografica in Russia. Se ancora non lo sapevate, vi dirò che la Russia non è più Europa. La finestra sull’Europa è chiusa e su di essa sono state montate delle sbarre.

Un altro risultato: in Russia c’è stato un cambiamento di Dio. La Chiesa ortodossa russa ha sostenuto l’operazione militare speciale e ha così promosso la morte. Penso che presto il comandamento “non uccidere” sarà giudicato profondamente errato. La nuova religione impone la morte per il proprio paese e non la vita per il proprio paese. Eccovi un aneddoto su un capo della chiesa – vi prego, cercate di capirlo. Spiega alle madri perché piangono quando viene portato loro il corpo di un figlio ucciso. Fino a qui è chiaro, giusto? L’arciprete Vasilev dice: “Se non usaste contraccettivi, partorireste di più, avreste più di un figlio e non sarebbe tanto spaventoso separarsi da lui”. E’ successo durante una trasmissione in tv. 

Invece il sacerdote Joann Koval è stato deposto perché in una preghiera ha sostituito la parola “vittoria” con la parola “pace”. Io faccio un’ipotesi: si è allontanato dalla Chiesa, ma si è avvicinato a Dio.

Un altro risultato. Una generazione si sta perdendo. La nuova generazione, nata sotto Gorbaciov o poco più, non è pronta a offrirsi come vittima. Questa generazione sta costruendo il futuro mentre le autorità russe stanno cercando di cambiare il passato. Questa è una generazione straordinaria, unica, sono professionisti, persone con una sensibilità spiccata. Molti di loro hanno lasciato il paese, molti per sempre. Sono tra i 700 mila e il milione, i giovani che hanno lasciato la Russia. Non vogliono uccidere e non vogliono essere uccisi. Penso che preservare questa generazione sia importante per tutti noi, non soltanto per la Russia.

La domanda più difficile, me la pongono spesso: perché i russi non dicono nulla? Perché non si ribellano? I russi sono tutti schiavi? Non mi sottraggo a questa domanda e chiedo in risposta. Dove si può parlare? E dove si può protestare? I raduni sono vietati. 600 prigionieri politici in carcere. 20.000 procedimenti contro i sostenitori della pace. 300 media non statali sono stati chiusi. Non c’è un solo membro del Parlamento che sostenga la pace. Le persone che sono in carcere dovrebbero suscitare il nostro rispetto, la nostra compassione e il nostro desiderio di aiutarle. Sono venuto qui per raccontare qualche breve storia, ne ho ancora il tempo. Ho scritto ufficialmente, approfittando del fatto che il giornale ha vinto il Premio Nobel, alla Croce Rossa: cara Croce Rossa, fermate la tortura di Alexei Navalny, leader dell’opposizione extraparlamentare, in carcere. In due anni e mezzo, è stato per 165 giorni, non solo in prigione, ma in una prigione dentro una prigione. E’ un luogo in cui le persone vengono trasformate in morti viventi. La Croce Rossa ha detto che non poteva essere coinvolta, che il suo capo era in Siria in quel momento. E il loro capo in quel momento era nell’ufficio del ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov.

Alexei Gorinov, un deputato a livello locale, si è preso sette anni di galera per una parola di cinque lettere che non può essere pronunciata in Russia – è la prima parola del romanzo di Lev Tolstoj, dove la seconda parola è “pace”. Ha 61 anni, è uno scienziato, ha grossi problemi di salute, pensava che fosse possibile dire che quando è in corso una battaglia sanguinosa non è un buon momento per organizzare concorsi di disegno per bambini. Per questo si è beccato sette anni di carcere. Poco prima di questa sentenza, aveva raccolto un cane, un cane randagio, per strada. Dopo la sentenza, il cane non si è fatto avvicinare da nessuno ed è morto di fame da solo. E’ opportuno che io qui davanti a voi, durante questa terribile tragedia, vi parli di un cane? Voglio dirvi: sì. Perché in questa storia gli animali sono più nobili dei giudici e più nobili dei carnefici.

Evan Gershkovich, un nostro collega, un corrispondente del Wall Street Journal in Russia, lo conoscono tutti, tutta Mosca lo conosce molto bene. Ama il paese in cui lavora, è un grande giornalista. Non è mai stato, nemmeno per un attimo, una spia, ed è stato imprigionato per spionaggio. Al giornalista Ivan Safronov sono stati dati 22 anni per lo stesso reato: spionaggio. Voglio che iniziamo a dire a voce alta: signori politici, avete intenzione di scambiare i prigionieri politici con quelli che si trovano nelle carceri dei vostri paesi? Vladimir Kara-Murza, politico, ha ricevuto 25 anni di carcere. E’ uno degli ideatori della legge Magnitsky, che come ricorderete, ha dato il via alle sanzioni ai funzionari russi per corruzione. Magnitsky scoprì che avevano rubato 280 milioni di dollari. Questa legge è stata preparata da Vladimir Kara-Murza. Il giudice Sergei Podoprigorov fu sottoposto a sanzioni in quel periodo: aveva mandato Magnitsky a morire. Sono entrato nell’aula di tribunale: il processo era a porte chiuse, ma io ero un testimone. Entro in aula e sapete chi vedo? Il giudice Podoprigorov, che è responsabile del processo Kara-Murza. E dà a Kara-Murza 25 anni. E questa non è forse una vendetta? Le gambe di Kara-Murza stanno cedendo, ha perso venti chili, non gli è stata data nemmeno la possibilità di chiamare i suoi tre figli, nemmeno una volta, in un anno.

Liliya Chanysheva è una bella donna di quarant’anni, la sua colpa è quella di essersi occupata di politica presso la sede del leader dell’opposizione Navalny. Non ha ucciso nessuno, non ha rubato, non è una stupratrice: è un’attivista. Avete mai visto qualcuno impazzire per amore e per l’ingiustizia? Io sì. Suo marito Almaz Gatin è impazzito. La aspetta ogni giorno al cancello della prigione con i fiori in mano. Quando le è stata data la parola l’ultima volta, Lilia ha detto: “Se mi condannano, se mi mettono in prigione, non avrò il tempo di avere un bambino. Datemi la possibilità di essere madre”. Il giudice Bekchurin non ha dato a Chanysheva questa possibilità: sette anni e mezzo di prigione. Oggi il patriottismo russo è la crudeltà, e il male è diventato un seme. Zhenya Berkovich e Svetlana Petrychuk sono state sbattute dietro le sbarre con l’accusa di terrorismo. Il loro spettacolo ha vinto il più importante premio teatrale russo, l’Oscar teatrale, il “ Maschera d’oro”. Ma un certo esperto ha scritto che erano “contro lo stato androcentrico della Russia”. Cos’è uno stato androcentrico? Uno stato maschio-centrico. Berkovich e Petrychuk sono contro la costruzione di uno stato maschile in Russia, e il femminismo e il pacifismo sono considerati un crimine. Rischiano una pena enorme, sono già in prigione.

E poi, numerosi nazisti di estrema destra discutono liberamente delle origini ebraiche di Berkowitz. In Russia non c’è un antisemitismo di stato da trent’anni o più e Putin, ovviamente, non è un antisemita, nessuno gli rimprovera questa cosa. Ma i neonazisti hanno iniziato a partecipare alla definizione dell’agenda politica russa: sono usciti dalla clandestinità. Oggi qualcuno mi ha chiesto: la repressione è già diffusa come sotto Stalin? Certamente non in termini di numero di arresti, tanto meno di esecuzioni. Ma la repressione ha una caratteristica: non sai chi stasera potrebbe venirti a cercare.

Devo chiudere, ora. In questo momento è in corso una battaglia per il futuro,  per il tipo di società che ci sarà in futuro. Chi vincerà, la giunta militare o i liberi cittadini? Il programma della giunta è stato formulato dal capo forse più popolare di una compagnia militare privata, il miliardario e supermanager Evgeni Prigozhin: ricorderete il suo programma, lo ha descritto lui stesso: “Smettete di costruire ponti e teatri. Tutta la Russia dovrebbe lavorare negli stabilimenti dell’industria della difesa. Per un certo periodo, la Russia dovrebbe diventare la Corea del nord. I figli dell’élite dovrebbero essere riportati in Russia dai paesi stranieri in cui vivono. Fate una mobilitazione generale. Chiudete le frontiere”. Sì, questo è un programma da giunta militare. Voglio dirvi che questo sarà un nuovo tipo di giunta che si instaurerà senza rovesciare l’attuale presidente. Sarà un colpo di stato senza cambio di potere. Posso dirvi subito che quando si dice che pochi sostengono Putin, non è vero. La vecchia generazione sostiene Vladimir Putin. La vecchia generazione è la sua base di sostegno, su cui si appoggia, è una generazione di anziani abbandonati che vuole sentirsi di nuovo viva, che vuole contribuire di nuovo alla grandezza della madrepatria. Putin lo sa perfettamente. Allora chi si può opporre a una possibile giunta di uomini armati? Solo la capacità di dire la verità può affrontare gli uomini armati che rivendicano il potere. Signori, non lasciate che YouTube venga chiuso, non lasciate che Wikipedia venga chiuso, sono l’ultima occasione per fornire contenuti creati dai giornalisti. Nel Diciannovesimo secolo e all’inizio del Ventesimo, i piccioni viaggiatori venivano avvelenati per impedire all’esercito di ricevere i dispacci. Ora possono e vogliono distruggere YouTube, Wikipedia, le vpn e i servizi di elusione della blockchain: ironia della sorte, gli ingegneri sono ora alla base della lotta per la libertà di parola, gli ingegneri contro i dittatori, questo è l’aspetto principale del movimento contro la guerra.

Infine, un minuto ancora per favore. L’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite per la protezione dell’infanzia, è pronta a gestire il ritorno dei bambini ucraini. So che la Russia e l’Ucraina ne sono contente. Sosteniamo gli sforzi dell’Unicef affinché i bambini ucraini possano tornare dai loro genitori e nel loro paese.
Un’altra cosa. Qui c’è l’Ucraina e qui c’è la Russia. Solo due funzionari possono parlarsi tra loro: sono Dmitry Lubinets, il commissario ucraino per i Diritti umani, e Tatyana Moskalkova, la commissaria russa per i Diritti umani. Un giorno si girerà un film su di loro, su come queste due persone diverse in un conflitto violento siano al servizio di presidenti completamente diversi, ma abbiano scambiato centinaia e centinaia di prigionieri. Sono già riusciti a scambiare centinaia di prigionieri. Queste persone non si amano, ma stanno facendo un lavoro estremamente importante. Sosteniamo questi difensori civici: anche in questo inferno dobbiamo ridurre il numero di vedove e orfani. La televisione russa ha detto duecento volte nelle ultime due settimane come dovrebbero essere usate le armi nucleari: duecento volte. In due settimane. Sembra già una pubblicità di cibo per cani.

Non sappiamo se Vladimir Putin premerà il pulsante o no. Nessuno di noi lo sa. Avremo l’opportunità, come diceva il buon soldato Svejk, di incontrarci alle sei di sera dopo la guerra? Quando sarà quel “dopo”? L’avremo mai, questa opportunità? Ma lasciateci vivere questo tempo che ci resta come esseri umani.
Mi rivolgo a voi con una richiesta: i brillanti reporter ucraini Mstislav Chernov ed Evgeniy Maloletka e la loro troupe hanno girato un film meraviglioso, “Venti giorni a Mariupol”. Erano gli ultimi giornalisti rimasti in questa città morente. Il destino dei reporter e quello delle persone che stavano filmando era lo stesso. Potevano morire in ogni secondo. Non erano osservatori. Erano dentro la tragedia. I reporter ucraini vogliono istituire un premio per i documentaristi ucraini che ora stanno filmando al fronte e riprendono la tragedia di questo inferno. Sosteniamoli. Mi appello alla Deutsche Welle: sosteniamo l’idea di Mstislav Chernov e Evgeny Maloletka. Allora forse arriveranno “le sei di sera dopo la guerra”.

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