la versione di parsi

Strategia, aiuti e diplomazia. Il tour europeo di Zelensky rafforza l'alleanza con l'occidente in tre direzioni

Kyiv ottiene il consolidamento del riconoscimento che la guerra esiste perché la Russia ha aggredito l'Ucraina; l'aumento delle forniture militari e della loro qualità e la collaborazione per un'adesione più rapida all'Ue

Vittorio Emanuele Parsi

"Si è concluso il tour di Zelensky in Europa. E' stato molto importante perché ha rinforzato l'alleanza tra i paesi occidentali e l'Ucraina in almeno tre direzioni", sostiene il professore Vittorio Emanuele Parsi.

   

"La prima è il consolidamento di quella strategia che passa dal riconoscimento che la guerra esiste perché la Russia ha aggredito l'Ucraina. Dato che l'aggressore non ha dimostrato in nessun modo di volere cessare questo comportamento, la strategia comune si articola in due direzioni convergenti: il sostegno massimo a Kyiv in termini economici, finanziari, politici, umanitari e militari; d'altra parte la pressione massima sulla Russia in termini economici, finanziari, politici, umanitari e militari affinché cessi l'invasione. Gli ucraini vogliono che la guerra finisca: la guerra finirà se Mosca si ritira oltre il confine del 2022. 

  
La seconda direzione è l'aumento delle forniture militari e della loro qualità. Zelensky l'ha ottenuto a Berlino, a Parighi, a Londra. Non l'ha ottenuto a Roma: questo segna ancora un punto di difficoltà del governo italiano, alle prese in parte con un'opposizione movimentista e aggressiva e con un partito interno alla maggiornnza, la Lega di Salvini, che nonn perde occasioni per distinguersi negativamente e sostenere posizioni guarda caso seempre utili alla guerra di Putin. E poi perché l'opinione pubblica italiana è vittima di un discorso pubblico semplicistico, banale, ai limiti della collaborazione col nemico.
    
Terzo punto è la collaborazione dei paesi europei per l'adesione dell'Ucraina all'Unione europea. Forse si inizia a intravedere uno spiraglio per una procedura meno burocraticamente lenta e ottusa di quelle che si impiegano in condizioni ordinarie. E questo apre la strada anche alla membership dell'Ucraina alla Nato, a guerra finita, come è ovvio. Unica garanzia che gli ucraini possono avere nel mantenimento delle loro frontiere. 
   
Insomma, tutto è in movimento. Occorre segnalare anche l'inconcludenza della posizione vaticana che forse otterrà qualche risultato parziale sullo scambio di prigionieri o sulla ricognizione di dove sono finiti le migliaia di bambini ucraini rapiti dagli orchi russi. Ma più di tanto in là non si va. Il Papa continua a fare dipendere la sua doverosa visita a Kyiv da una sincronica visita a Mosca. E' il suo punto di vista, e lo rispettiamo, ma quando andò a Lampedusa non pensò di dovere fare anche una visita in Libia: sarebbe bello vedere una maggiore coerenza nella constatazione che non si può confondere l'aggressore con l'aggredito".