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Il “domatore di tigre” Macron a Pechino rischia di rafforzare Xi

David Carretta

Il presidente francese in visita in Cina anche per marcare un'autonomia dell'Ue dagli Stati Uniti. Ma con il rischio di legittimare il dragone sullo scacchiere geopolitico (e nel processo di pace per l'Ucraina)

Bruxelles. Emmanuel Macron pensa di poter convincere Xi Jinping a fare pressioni su Vladimir Putin per porre fine alla sua guerra di aggressione in Ucraina. E sarebbe pronto a offrire un grande scambio al suo omologo cinese nel loro incontro di domani a Pechino: fare in modo che l’Europa non si allinei agli Stati Uniti sul disaccoppiamento economico dalla Cina. Nonostante qualche avvertimento, il presidente francese spera di trovare con Xi una “strada” per una soluzione alla guerra, ha fatto sapere l’Eliseo. Il Figaro ieri ha ha paragonato Macron a un aspirante “domatore di tigre”, carico di illusioni e che rischia di farsi divorare. Maliziosamente, il quotidiano ha ricordato che “nel 2018, durante il suo primo viaggio presidenziale in Cina, Emmanuel Macron si era offerto di mediare tra Xi Jinping e… il Dalai Lama”. Senza alcun successo.

 

Ma la tentazione gollista di prendere le distanze dall’America non risparmia alcun leader francese. L’Eliseo ha spiegato che gli europei non hanno “le stesse posizioni degli Stati Uniti nei confronti della Cina, perché non abbiamo gli stessi interessi”. Per dare una dimensione europea alla visita, Macron si farà accompagnare da Ursula von der Leyen. La scorsa settimana la presidente della Commissione ha pronunciato un discorso duro su Pechino, accusando il Partito comunista cinese di volere “un cambiamento sistemico dell’ordine internazionale con la Cina al centro”. Ma, pur essendosi avvicinata alle posizioni di Joe Biden, anche von der Leyen ha voluto sottolineare che gli interessi di Ue e Stati Uniti non coincidono. Gli europei non possono permettersi un “decoupling”, ha detto von der Leyen, proponendo la strategia del “derisking”: ridurre i rischi della relazione con la Cina con meno dipendenze e meno esportazioni di tecnologie sensibili.

 

Xi ha diversi argomenti per ipnotizzare Macron. Il leader cinese non perde occasione per sostenere il concetto di “autonomia strategica” dell’Ue promosso dal presidente francese. Lo ha fatto nuovamente la scorsa settimana durante l’incontro con il premier spagnolo, Pedro Sánchez. Uno “sviluppo sano” delle relazioni Cina-Ue richiede che Bruxelles “mantenga l’autonomia strategica”, ha detto il leader cinese. Solo che Xi Jinping ha un’interpretazione molto cinese della formula macroniana. 

 

Per Pechino, l’autonomia strategica dovrebbe portare al disaccoppiamento dell’Ue dagli Stati Uniti. Un’altra esca per alimentare le illusioni di Macron sono i contratti. Oltre a von der Leyen, il presidente francese si porterà dietro un aereo con una cinquantina di manager di grandi imprese pubbliche e private (Airbus, Veolia, Edf, eccetera). Alcuni accordi saranno finalizzati sul posto. Macron spera di poter beneficiare della riapertura post Covid e chiede un miglior accesso al mercato cinese. Xi non mancherà di suggerirgli di spingere per la ratifica dell’accordo sugli investimenti Cina-Ue concluso nel dicembre del 2020, ma congelato per le sanzioni imposte da Pechino in rappresaglia alle misure restrittive europee sullo Xinjiang. Quanto all’Ucraina, molti scommettono che a Macron basterà poco per concedere molto. La promessa di Xi di una telefonata al presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la conferma dell’impegno a non fornire armi alla Russia (già espresso negli incontri con il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel) sarebbero sufficienti al presidente francese per reclamare un successo.

 

Tuttavia, diversi partner europei guardano all’iniziativa di Macron con grande sospetto. C’è il rischio di replicare le illusioni europee su Putin. “Dovremmo ricordarci che i tentativi di contenere la Russia offrendo partnership economiche sono falliti. Putin in realtà è stato rafforzato”, ha detto il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis: “Tattiche simili rafforzerebbero anche la Cina. Non facciamo lo stesso errore due volte”. Offrendo un grande scambio e allontanandosi dagli Stati Uniti, Macron farebbe il gioco geostrategico di Xi. Presentandosi come mediatore in Ucraina, la Cina si conquisterebbe un ruolo nel sistema di sicurezza europeo.

Secondo Landsbergis, “la Cina aiuta solo la Cina” nel tentativo di costruire “un’alternativa alla pax americana” con una “pax sinica”. La Lituania è stata vittima della coercizione economica di Pechino, quando le è stato imposto un embargo de facto dalla Cina per aver permesso l’apertura di un ufficio di rappresentanza di Taiwan. Gli europei sono “totalmente impreparati alla possibilità che la traiettoria di Xi alla fine non ci lasci altra scelta che il disaccoppiamento”, ha avvertito Landsbergis.

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