l'intervista
Contro il ricatto cinese. Parla il nuovo ambasciatore di Taiwan in Italia
Vincent Y. C. Tsai, arrivato a Roma tre mesi fa, si augura che Meloni "sia presto chiara" sulla Cina. Anche perché, a dispetto dei fan di Pechino, gli investimenti più strategici per l'Italia arrivano da Taipei. L'invasione della Russia in Ucraina, democrazie contro autoritarismi
“Sempre al fianco di chi crede nei valori della libertà e della democrazia”, aveva scritto su Twitter Giorgia Meloni il 26 luglio dello scorso anno, a corredo di una foto con l’allora rappresentante diplomatico di Taiwan in Italia, Andrea Sing-Ying Lee. Meloni l’aveva definito “ambasciatore” non a caso, perché “ambasciatore” è una parola tabù per la Cina, se riferita a un rappresentante di Taiwan: significa non piegarsi al ricatto diplomatico che impone Pechino di non riconoscere i funzionari della Repubblica di Cina, cioè Taiwan. Poi, tre mesi dopo quella foto, ci sono state le elezioni, il giuramento, e nel frattempo è cambiato non solo il rappresentante diplomatico, ma forse anche quel convincimento della leadership di Meloni al fianco dell’isola de facto indipendente rivendicata e costantemente minacciata da Pechino. Lei ha incontrato la presidente del Consiglio? “Non c’è ancora stata l’occasione”, dice al Foglio il nuovo ambasciatore – pardon, rappresentante diplomatico di Taiwan in Italia, Vincent Y. C. Tsai, arrivato a Roma tre mesi fa. “Abbiamo avuto colloqui con rappresentanti di governo e istituzionali, ma la nostra porta è sempre aperta per chiunque voglia vedere lo sviluppo di Taiwan”, dice l’ambasciatore in un’intervista esclusiva dalla sede diplomatica di viale Liegi.
Per molto tempo diversi paesi, compresi quelli dell’Ue, hanno guardato alla Cina come a un’opportunità, soprattutto dal punto di vista del business, “ma i recenti eventi internazionali, e soprattutto la guerra, hanno portato diverse persone a una nuova concezione della Cina, a domandarsi se sia un partner o un avversario”. E quindi resta un po’ anomala questa improvvisa e scarsa chiarezza di Palazzo Chigi nei rapporti con Pechino: “Credo che Meloni abbia bisogno di più tempo per capire quale sia la migliore politica estera per gli interessi italiani. E spero che molto presto sarà più chiara sulla Cina”. Tsai aggiunge che il governo di Taipei ha apprezzato la recente dichiarazione dell’esecutivo di Roma sulla “stabilità dell’Indo-Pacifico e sul mantenere lo status quo nello Stretto di Taiwan”. Del resto, pure Taipei vuole “promuovere la pace e la stabilità nella regione, anche se finora abbiamo avuto pressioni e azioni coercitive dalla Cina. Ma la nostra porta è sempre aperta per il dialogo con Pechino, che però deve essere condotto sulla base dell’equità e del mutuo rispetto”.
“Sulla guerra della Russia contro l’Ucraina Italia e Taiwan condividono la stessa posizione. E’ uno scontro tra democrazia e autocrazia”, dice al Foglio l’ambasciatore Tsai. “La posizione del governo italiano è molto chiara su questo, e anche quella del nostro governo: sosteniamo la difesa della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina. E’ lo stesso nelle relazioni tra la Repubblica popolare cinese e Taiwan: facciamo del nostro meglio per proteggere la nostra sovranità e la nostra integrità territoriale”. Come del resto recita il “piano di pace” cinese per la situazione in Ucraina, apprezzato anche da Putin – l’ambiguità di quell’espressione, spiega Tsai, è quasi volontaria, perché rischia di “non far capire, a chi legge quel documento, qual è il vero significato per la Cina e quale sia la sua vera intenzione”.
La disillusione occidentale sulle relazioni con Pechino ha portato, negli ultimi due anni, a una intensificazione delle visite a Taiwan di delegazioni da diversi paesi, in particolare dall’Europa. Solo l’Italia manca all’appello da circa sette anni, ben prima del Covid. A quanto risulta al Foglio, una delegazione di sei parlamentari (tutti di area centrodestra) sarebbe prossima alla partenza per Taipei. Ma al di là della situazione politica internazionale, l’ambasciatore Tsai ci tiene a sottolineare un aspetto forse meno noto della presenza taiwanese in Italia: “Nel 2022 il commercio tra Italia e Taiwan è cresciuto del 40 per cento rispetto all’anno precedente, il valore degli scambi arriva a 6,3 miliardi di dollari. E gli investimenti di Taiwan in Italia aumentano rapidamente”. C’è un obiettivo del governo di Taipei: quello di diversificare il mercato, che negli anni era diventato troppo dipendente da quello cinese. E c’è un vantaggio per l’Italia: avere a che fare con un paese che riconosce le regole di trasparenza e il diritto internazionale. Tra gli investimenti taiwanesi ce n’è uno più strategico degli altri: entro l’inizio del prossimo anno a Novara inizierà la produzione del primo impianto della GlobalWafers, terzo colosso al mondo per la produzione di wafer di silicio – componente essenziale per la produzione tecnologica – che farà wafer per colossi dei semiconduttori come Intel e Tsmc. “Dobbiamo prima di tutto intensificare la cooperazione economica bilaterale”, dice Tsai, “e poi, sulla base di questo, possiamo usare questa cooperazione anche sul mercato regionale”.
tra debito e crescita