Gli scenari
Israele ha una mappa contro l'Iran: va dall'Ucraina all'Asia centrale
Il supporto a Kyiv nel contrasto ai droni iraniani utilizzati da Mosca si affianca alla decisione di inaugurare una rappresentanza diplomatica in Turkmenistan. Due posizioni che fanno parte di un'unica strategia geopolitica
Maestra nello sviluppare apparati difensivi – basti citare il sistema antimissile Iron Dome – Israele ha deciso di approvare la fornitura all’Ucraina di strumentazione anti-drone. Come riportato dal portale Axios, il via libera sarebbe arrivato a metà febbraio e la diffusione della notizia ha portato alcuni funzionari israeliani a sottolineare la natura prettamente difensiva del sistema oggetto dell’intesa. Al di là di queste precisazioni, l’obiettivo è supportare Kyiv nel contrasto ai droni iraniani che Mosca sta utilizzando sul teatro ucraino. Quello compiuto dallo stato ebraico è un passo importante: non solo dal punto di vista militare, ma anche e soprattutto da quello del confronto sempre più serrato con l’Iran. Confronto senza esclusione di colpi: Israele sta infatti anche per inaugurare una propria rappresentanza diplomatica stabile in Turkmenistan. Di per sé la notizia sembrerebbe interessante solo per i sovietologi più accaniti, ma in realtà ha una valenza geopolitica notevole. Ricchissimo di gas naturale, il Turkmenistan possiede infatti una caratteristica inestimabile agli occhi dello stato ebraico: condivide un confine con l’Iran lungo quasi 1.200 chilometri e la capitale, Ashgabat, si trova a soli 20 chilometri dal territorio iraniano.
Ecco spiegata quindi l’enfasi con cui l’annuncio dell’imminente apertura dell’ambasciata permanente – che sarà la rappresentanza diplomatica israeliana più vicina di sempre al confine iraniano – è stato dato ai media ebraici. A confermare ulteriormente la rilevanza della mossa, il fatto che Eli Cohen, ministro degli Esteri israeliano, sarà presente in Turkmenistan all’inaugurazione, la cui data ufficiale non è ancora stata comunicata. Il quotidiano Israel Hayom ha sottolineato il fatto che l’apertura è un chiaro messaggio inviato da Gerusalemme a Teheran circa il ruolo crescente che Israele gioca nella regione nel suo complesso, a tutto svantaggio dell’influenza della repubblica islamica. Cohen ha invece tenuto una posizione più vaga, dichiarando la rilevanza della relazione bilaterale tra Israele e Turkmenistan e il fatto che lo sbarco diplomatico ad Ashgabat si inserisce nella più ampia strategia israeliana rispetto alle repubbliche dell’Asia centrale. Del progetto si parla da quasi quindici anni. Nel maggio 2009, Israele indicò il nome di Reuven Dinel come ambasciatore senza sede ufficiale, proposta accolta con fortissime proteste da parte della repubblica islamica a causa del presunto passato del funzionario di agente del Mossad. Nel 2013, finalmente la prima nomina: Shemi Tzur divenne infatti rappresentante diplomatico non residente ad Ashgabat.
Allargando lo sguardo al contesto regionale, la notizia relativa alla sede diplomatica segue di pochi giorni l’indiscrezione riportata da Haaretz secondo la quale l’Azerbaigian, l’altro paese confinante con l’Iran in cui Israele dispone di un’ambasciata, sarebbe disposto a consentire a Gerusalemme di utilizzare il suo territorio nel caso in cui il minacciato attacco agli impianti nucleari iraniani si concretizzasse. La cooperazione militare tra lo stato ebraico e quello azero è infatti significativa e si è ulteriormente intensificata dopo le ultime tensioni in Nagorno-Karabakh. La corsa alla crescita del peso regionale negli scorsi mesi ha visto però anche l’Iran battere un colpo: a metà 2022 Teheran ha infatti inaugurato in Tagikistan un sito per produrre i droni Ababil-2 – apparecchi non troppo sviluppati ma economici, flessibili e dal facile utilizzo – ufficialmente destinati alle forze armate tagiche. Anche in questo caso, però, la realtà sembra risiedere altrove. Lo sbarco produttivo sul territorio del paese centro asiatico servirebbe infatti alla repubblica islamica come scudo per proteggere la sua capacità militare, considerando che difficilmente Gerusalemme si spingerebbe a colpire un sito in Tagikistan. La partita tra Israele e Iran è incalzante e l’Asia centrale, così come l’Ucraina, è un fronte di confronto non più così secondario.