Perché Putin evita di viaggiare in aereo

Micol Flammini

Ossessionato dalla sicurezza il presidente russo ha eletto il treno come suo mezzo di trasporto. Teme le operazioni di Kyiv. Le cautele per il discorso del 21 febbraio

Il bunker usato da Vladimir Putin durante la pandemia è diventato talmente famoso da valere al presidente russo un soprannome: il nonno nel bunker. Si scoprì dopo qualche mese che di bunker ne esistevano ben due, che chiunque volesse andare a trovare Putin dovesse sottoporsi a lunghi periodi di quarantena e passare in un corridoio disinfettante prima di entrare nella sua stanza. Fu il momento in cui le ossessioni di Putin per la sicurezza divennero palesi, anche se non erano nate soltanto con la pandemia. Con l’inizio della guerra contro l’Ucraina, il presidente ha iniziato a manifestare nuove cautele.  Le misure per la sicurezza non vengono discusse apertamente, della vita del presidente si sa poco, dei suoi spostamenti pochissimo. Spesso non vengono annunciati, se non nell’imminenza, anche il viaggio di qualche settimana fa a Volgograd fu tenuto malamente nascosto fino all’anniversario della vittoria di Stalingrado. Il presidente russo ha smesso di prendere l’aereo presidenziale per muoversi in Russia e preferisce spostarsi in treno: la differenza è semplice da intuire, il primo è tracciabile, il secondo no. Dossier Center, il progetto di giornalismo investigativo fondato da Mikhail Khodorkovsky, ha scoperto che Putin ha iniziato a cambiare le sue modalità di viaggio da quando le truppe russe si sono ammassate lungo i confini dell’Ucraina. Il treno di Putin si presenta simile ai treni delle ferrovie russe, grigio con una striscia rossa, ma i vagoni principali sono blindati e sormontati da antenne. Il fatto che Putin scelga di muoversi sulle rotaie ha un impatto anche sull’organizzazione dell’intera ferrovia, perché il treno del presidente non fa fermate intermedie, corre rapido e ha sempre la priorità. 

 

Al suo interno c’è una camera da letto, una sala conferenze, una carrozza per chi lo accompagna, una per la macchina e una per le comunicazioni. Nel 2012, quando lo usava di rado, il presidente russo si fece anche ritrarre dentro al suo vagone, affaccendato attorno al tavolo da lavoro, ma soltanto anni dopo ha eletto il treno a suo mezzo di trasporto più sicuro e, secondo la stampa russa, il mezzo è stato anche rivoluzionato.  Il treno viene scomposto prima di ogni viaggio e ricomposto, i vagoni vengono cambiati e smontati.  Si sa che esiste, ma non appare più  in foto. Secondo Dossier Center non è delle ferrovie russe, ma il presidente si sarebbe affidato alla Grand service express, una compagnia collegata a Yuri Kovalchuk, amico di Putin e identificato come uno dei pochi che durante la pandemia erano autorizzati a frequentarlo. Secondo alcune informazioni, non si sa quanto accurate, i due insieme trascorrevano la loro reclusione discorrendo di storia e del ruolo della Russia nel mondo e durante quelle conversazioni si sarebbe fatto più concreto il piano di invadere l’Ucraina. Lo scorso anno Putin ha annullato alcuni appuntamenti importanti, il filo diretto con i cittadini, la partita di hockey nella Piazza Rossa e anche il discorso annuale davanti al Parlamento,  che non è un vezzo ma un obbligo costituzionale.

 

Il 21 febbraio, pochi giorni prima dell’anniversario dell’attacco contro l’Ucraina, andrà finalmente a parlare davanti ai suoi deputati e ci si aspetta che indichi che direzione vuole dare alla guerra. Gli ottimisti sono pochi, il presidente russo non ha nessuna voglia di pace e cerca una vittoria, anche se vuota, anche se fatta di macerie e villaggi fantasma. Anziché parlare nel Cremlino, dove si è tenuto finora il discorso, Putin ha scelto di presentarsi nel Gostiny dvor vicino alla Piazza Rossa e forse anche questo cambiamento ha a che vedere con la sua ossessione per la sicurezza. Gli impegni di Putin sono sempre meno annunciati e se ha rimandato una serie di appuntamenti annuali lo ha fatto anche per ragioni di sicurezza – difficilmente perché temeva di parlare di fronte ai russi. Ogni capo di stato deve usare delle cautele e prestare molta attenzione alla propria sicurezza, ma Putin inizia a temere le operazioni ucraine, che hanno dimostrato di poter penetrare nel territorio russo con precisione e profondità. 

 

Questa settimana girava un video di Putin che veniva scortato verso il bagno da sei guardie: non si sente sicuro al Cremlino, non si sente al sicuro nei cieli della Russia, sugli aerei e sulla Piazza Rossa, men che meno in una toilette. L’altro russo famoso associato al treno blindato era Lenin, lui lo usò per entrare in Russia, e a Mosca c’è chi si auspica che un giorno, chissà, quello di Putin venga utilizzato per portare il presidente il più lontano possibile dal Cremlino. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.