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L'America abbatte quattro oggetti volanti. Non è isteria, è un messaggio chiaro alla Cina

Giulia Pompili

Tra complotti e accuse cinesi, Washington prende le misure a una nuova minaccia: la Cina ha un programma di palloni aerostatici ad alta quota collegato all’Esercito dicono dalla Casa Bianca

Sin dallo scorso anno, i palloni spia americani hanno sorvolato lo spazio aereo cinese almeno dieci volte, ha fatto sapere ieri il ministero degli Esteri di Pechino, senza supportare con delle prove concrete l’accusa. La contro-accusa cinese è arrivata al termine di un fine settimana abbastanza caotico e preoccupante, sia in America sia in Canada. Dopo il gigantesco pallone cinese, identificato e poi abbattuto il 4 febbraio scorso, che ha provocato la cancellazione del viaggio previsto in Cina del segretario di stato americano Antony Blinken, la tensione tra Washington e Pechino ha continuato ad aumentare. Così come gli avvistamenti e l’abbattimento di oggetti volanti non identificati (il cui acronimo, anche nei documenti ufficiali del governo, è: Ufo). Tre in tutto: il primo, il 10 febbraio scorso, è stato identificato sui cieli dell’Alaska e abbattuto. Un altro oggetto non identificato, il giorno dopo, è stato abbattuto dal Norad, il comando congiunto di Canada e Stati Uniti per la Difesa aerospaziale del Nord America, tra il territorio canadese dello Yukon ai confini con l’Alaska – l’abbattimento è stato ordinato direttamente dal primo ministro Justin Trudeau. Infine, domenica scorsa, un altro oggetto volante è stato attaccato mentre sorvolava il lago Huron.

 

Ieri John Kirby, portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha smentito Pechino (“non facciamo volare alcun pallone sulla Cina”), e poi ha detto di non poter “entrare pubblicamente nei dettagli” ma che la Cina ha un programma di palloni aerostatici ad alta quota collegato all’Esercito. Gli ultimi tre palloni abbattuti, però, erano di dimensioni molto più contenute rispetto al primo, e si è discusso molto, soprattutto online, sulla loro origine – né il governo canadese né quello americano hanno confermato se fossero cinesi anche questi, o russi, come qualcuno ha suggerito. Il generale Glen David VanHerck, a capo del Norad, ha detto domenica ai giornalisti che non è compito del comando capire l’origine degli  “oggetti volanti non identificati”, ma solo di neutralizzare la minaccia.

 

“Non escludiamo nulla”, ha detto VanHerck quando gli è stato chiesto se potessero essere addirittura di origine extraterrestre: “Continuiamo a valutare ogni potenziale minaccia sconosciuta che si avvicina al Nord America nel tentativo di identificarla”. La dichiarazione ha scatenato i complottisti, come prevedibile, ma dal punto di vista americano è una questione di competenze e necessità di rivelare più del dovuto sulle operazioni di controllo dello spazio aereo.

   

In realtà, secondo la maggior parte degli analisti, dopo la violazione dello spazio aereo americano del primo pallone di origine cinese, il Norad avrebbe cambiato le modalità di identificazione di potenziali minacce, trovandosi ad affrontare più “oggetti volanti”, anche più piccoli, nel giro di poco tempo. Non è stato un “momento Sputnik”, quello del 4 febbraio scorso, ma qualcosa è cambiato soprattutto nell’approccio dell’Amministrazione Biden a potenziali minacce che arrivano dal cielo. Dopo l’inizio della guerra d’invasione della Russia contro l’Ucraina, e un rapporto sempre più complicato tra Washington e Pechino, la Casa Bianca cerca di mandare un messaggio: il nostro territorio è inviolabile. Non a caso il dipartimento del Commercio, venerdì scorso, ha messo sotto sanzioni sei aziende aerospaziali cinesi che sarebbero legate al programma di palloni da ricognizionedi Pechino. Il messaggio è trasparente, chiaro, ed è diretto soprattutto alla Cina che invece porta le sue contro-accuse come un semplice show di propaganda. E infatti, come riferito ieri da Bloomberg, è possibile che il segretario di stato americano Blinken e il capo della diplomazia di Pechino, Wang Yi, avranno un incontro bilaterale quando entrambi si troveranno a Monaco, alla Conferenza sulla sicurezza. Non solo l’America, anche la Cina ha bisogno di parlare.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.