Un pallone meteo generico (Ansa)

La crisi diplomatica

Un dirigibile-spia vìola lo spazio aereo americano e Blinken rimanda la visita a Pechino

Giulia Pompili

La Cina ha ammesso che si tratta di un suo mezzo usato per rilevazioni dell'atmosfera, ma è falso: a insospettire sono soprattutto le dimensioni, “l’equivalente di tre autobus”. Un’operazione sfacciata con un chiaro messaggio politico

Il segretario di stato americano, Antony Blinken, ieri ha rimandato a data da destinarsi l’attesissima visita in Cina che sarebbe dovuta cominciare domani. La notizia del rinvio è arrivata poche ore dopo che il ministero degli Esteri di Pechino aveva ammesso che il “pallone sonda” individuato dal Pentagono mentre sorvolava lo spazio aereo americano era effettivamente cinese, esprimendo rammarico per quello che è stato definito un “incidente” (l’ingresso è stato “involontario” e dovuto “a cause di forza maggiore”, cioè alle correnti aeree). “Dopo le consultazioni, abbiamo concluso che al momento non ci sono le condizioni per un viaggio in Cina del segretario Blinken”, ha fatto sapere il Dipartimento di stato. 

Per ore, nella giornata di ieri, i notiziari americani hanno seguito in diretta il volo del pallone cinese, che non è stato abbattuto perché secondo l’analisi della Casa Bianca i suoi detriti avrebbero posto una minaccia più importante e immediata sulla popolazione civile. Il pallone aerostatico è stato individuato dal Pentagono mentre sorvolava la città di Billings, nello stato occidentale del Montana, dopo essere passato attraverso lo spazio aereo del Canada (che ieri ha convocato l’ambasciatore cinese e sembra stesse monitorando “un secondo incidente simile”) e sulle isole Aleutine nel Pacifico settentrionale.

 

La Cina, che in un primo momento ha accusato l’America di “speculazioni e clamore”, ha poi ammesso che si tratta di un suo dirigibile civile, di quelli usati da quasi tutte le agenzie meteorologiche per fare rilevazioni dell’atmosfera dove serve un’ascensione lenta e progressiva. Ma è falso: i palloni sonda meteorologici sono di piccolissime dimensioni, perché funzionano con strumenti miniaturizzati, e poi esplodono automaticamente a una certa altezza. Inoltre, quando si lancia un pallone sonda, si eseguono comunicazioni ufficiali alle autorità internazionali preposte, proprio per evitare eventuali incidenti. Il dirigibile cinese ha volato al di sopra dell’altezza del traffico aereo commerciale, senza quindi porre un problema di sicurezza concreto, ma a insospettire sono state soprattutto le sue dimensioni, “l’equivalente di tre autobus”, ha detto una fonte del Pentagono alla Cnn: un pallone di così grandi dimensioni è simile a quelli stratosferici, dotati di tecnologie per non esplodere ad alta quota, spesso radiocomandati e capaci di “galleggiare” in orbita per giorni, e per questo vengono chiamati palloni-satellite. E poi c’è la zona di sorvolo: il Montana è infatti sede di parte dell’arsenale nucleare sotterraneo degli Stati Uniti, e ospita uno dei tre principali silos di missili nucleari americani. 

 

I dirigibili sono stati per lungo tempo un asset d’intelligence molto importante sia per l’America sia per la Russia durante la Guerra fredda, poi quasi completamente sostituiti dalle immagini satellitari e dai droni. Ma ultimamente si è parlato spesso di un loro ritorno sulla scena, in versioni molto più tecnologiche: i palloni da ricognizione sono infatti meno costosi rispetto ai droni, e quindi  sacrificabili. In caso di un’improvvisa sospensione delle comunicazioni satellitari – per un malfunzionamento o per un’azione di sabotaggio, per esempio – potrebbero avere una funzione cruciale. “Il fatto è che sappiamo che si tratta di un pallone di sorveglianza. E non posso essere più specifico di così”, ha detto ieri il portavoce del Pentagono Patrick S. Ryder. Non è una novità che la Cina spii l’America (e viceversa) ma la crisi politica e diplomatica che il pallone da ricognizione ha aperto riguarda soprattutto un’operazione sfacciata, visibile, una violazione dello spazio aereo con un messaggio: arriviamo ovunque.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.