Vertice Osce, lo scorso dicembre in Polonia (LaPRESSE)

C'è un posto in Ue per stare a tavola col nemico: l'Osce

Pietro Guastamacchia

Espellere la Russia dall’Organizzazione? La segretaria Schmidt dice di no, ma servono fondi

Bruxelles. Mentre a Bruxelles gli occhi erano puntati sul documento d’intesa Ue-Nato, pensato anche per rafforzare gli aiuti a Kyiv, nella capitale belga è arrivata, in sordina, anche la segretaria generale dell’Osce Helga Maria Schmid, che a tarda serata ha ottenuto un incontro con la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Nell’incontro Schmid ha ribadito la sua linea di isolamento politico della Russia nella sua organizzazione senza però cercarne la sospensione o l’espulsione. 

Leggendo lo scarno tweet di Schmid dopo l’incontro con von der Leyen: “L’Ue è un grande sostenitore dell’Osce sia politicamente sia finanziariamente. Ne siamo grati” emerge però il problema principale che la diplomatica tedesca è tenuta ad affrontare: il bilancio. In un’organizzazione in cui ogni decisione è sottoposta alla regola del consenso anche le scelte amministrative possono finire sotto scacco da ogni stato membro, e la Russia non ha perso l’occasione per immobilizzare la struttura amministrativa dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa.
 


Per il Cremlino ovviamente essere messi ai margini di un’organizzazione che Mosca ha contribuito a creare non è accettabile. In un’intervista rilasciata al Foglio durante l’ultimo vertice ministeriale dell’Osce a dicembre a Lodz, l’ambasciatore russo Aleksandr Lukashevich lo mise in chiaro, “qualcuno pensa di poter privatizzare l’Osce ma non capisce che sta portando verso il baratro non solo un’organizzazione ma l’intero concetto di sicurezza europea stabilito dagli accordi Helsinki, un errore enorme”.

 

Per aggirare il veto di Mosca, infatti, la presidenza polacca in carica l’anno passato, spinta dal sostegno politico (ma soprattutto economico) di Washington iniziò ad affidarsi alla prassi dei progetti extra bilancio, evitando così l’opposizione di Mosca. Ma ciò significa che le attività vitali sono ora finanziate dalle contribuzioni volontarie di alcuni stati, che contribuiscono a mantenere in vita il forum di dialogo con base a Vienna, offerte da cui dipende il futuro dell’organizzazione che affronta però una sistematica crisi di bilancio.
Ma Schmid difende la sua scelta di non non espellere Mosca dall’Osce, come invece ha chiesto invece più volte Kyiv, e le ragioni sono molteplici. “Un giorno, avremo di nuovo bisogno di canali di discussione con Mosca e l’Osce è l’unica organizzazione di sicurezza in cui tutte le persone chiave per l’architettura della sicurezza europea siedono allo stesso tavolo”, ha spiegato la segretario generale in un’intervista a Welt la sera prima del suo viaggio a Bruxelles.

 

Secondo Schmid, infatti l’Osce, nata con gli accordi di Helsinki nel 1975 con lo scopo di allentare le tensioni della Guerra fredda “non è un’organizzazione di stati che la pensano allo stesso modo come l’Ue o la Nato”. L’Osce in sintesi è un luogo, l’unico in Europa,  in cui è possibile sedersi a tavola col nemico, pratica fastidiosa ma necessaria se si vuole fermare un conflitto. E con l’espulsione della Russia dall’Osce, stando a Schmid, verrebbe meno questa sua ragion d’essere che la rende ancora uno strumento unico nella risoluzione dei conflitti nell’area post sovietica.

 

La volontà di Schmidt di mantenere Mosca al tavolo dell’Osce poteva dunque apparire stonata in una giornata in cui veniva nuovamente riaffermato il sostegno convinto dell’occidente a Kyiv, ma all’Osce non rimane altra chance che immergersi in profondità e navigare in silenzio tra correnti profonde della diplomazia dell’area post sovietica per poi riemergere un giorno quando sarà il momento buono. Ma in questa navigazione ha bisogno di fondi come d’ossigeno e le visite di Schmidt a Bruxelles e Washington potrebbero diventare sempre più frequenti.

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