Inviare armi serve. Gli ucraini vicini ai territori che avevano perso nel 2014

Cecilia Sala

Quasi tremila chilometri di territorio occupato liberati dal 1 settembre di cui circa duemila in quarantotto ore: i soldati ucraini stanno facendo quello che fino a ieri gli analisti credevano impossibile. 

Kyiv, dalla nostra inviata. Per conquistare Severdonetsk, in Donbas, i russi ci avevano messo sette settimane. In ventiquattro ore gli ucraini hanno riconquistato Kupyansk (la sede del governo di occupazione russo nell’oblast di Kharkiv e lo snodo ferroviario più importante della regione), hanno ripreso Izyum (il ministero della Difesa russo dice di averla lasciata per “concentrarsi sul Donbas”, ma Izyum era la piattaforma di lancio indispensabile proprio per completare la conquista del Donbas), hanno liberato Vovchansk, Lyman, Kreminne e dalle finestre dei grattacieli di Sverodonetsk si vedono i carri armati di Kyiv. La sera di venerdì Kyiv aveva riconquistato 90 chilometri in profondità nel territorio, la sera di sabato sono diventati 160: 100 chilometri sull'asse che passa per Balaklya e arriva a Kupyansk, quasi 60 su quello che dall'ovest di Lyman arriva a Kreminna, in Donbas.

Il presidente Volodymir Zelensky e i suoi consiglieri hanno ripetuto spesso che la controffensiva per liberare il sud e la città di Kherson sarebbe partita in estate: è iniziata il 29 agosto e non si sta concentrando nel sud, ma su 1.300 chilometri di linea del fronte – la distanza che c’è tra Trento e Messina. Durante tutto il mese di giugno e fino all’inizio di luglio (il mese dello stallo), giornalisti e analisti militari ogni giorno dedicavano interi report a dei movimenti sul terreno di meno di cinque chilometri: in un giorno i soldati ucraini sono avanzati di settanta chilometri. La controffensiva ha sfondato le linee di difesa russe nell’oblast di Kharkiv e in Donbas e da quel momento corre veloce. Nelle mappe che monitorano l’avanzata si vede una lingua azzurra che si incunea in una zona rossa (il territorio occupato), la lingua che corrisponde all’avanzata ucraina è spessa circa cinquanta chilometri (significa che è solida). Le autorità ucraine – almeno fino a questo momento – hanno deciso di mantenere semi segrete le operazioni di attacco e non permettere ai giornalisti di seguire la controffensiva sul campo ma, anche in assenza di comunicazioni ufficiali, sono gli stessi soldati a riprendersi nelle piazze centrali dei villaggi liberati o accanto ai cartelli stradali posizionati alle porte della città in dei video girati con gli smartphone. 

I russi fanno eco: due famosi blogger militari con centinaia di migliaia di seguaci sui loro canali Telegram hanno pubblicato le foto dei militari ucraini nei villaggi appena passati di mano chiedendo al Cremlino di smettere di negare l’evidenza. Il ministero della Difesa russa è in imbarazzo e per il momento dice che non è una sconfitta “ma un riposizionamento”, ma questa volta nessuno sembra credere alla propaganda. Tra le varie elaborazioni grafiche delle mappe che ritraggono l’avanzata ucraina, le due in cui il successo di Kyiv è più vistoso sono quelle pubblicate dal canale filorusso RyBar e da Grey zone, affiliato alla compagnia di mercenari Wagner, l’esercito ombra del Cremlino. 

La corrispondente di guerra russa Evegeny Poddubny è stata la prima a dare la notizia (con foto e video) del ponte di Kupyansk bombardato dagli ucraini per rendere più difficile l’arrivo di rinforzi in città o la ritirata. I russi che indietreggiano lasciano dietro le loro spalle taniche di carburante e munizioni e pure le lavatrici che hanno rubato nelle case degli ucraini e che speravano, alla prossima rotazione di soldati al fronte, di portarsi nelle loro case in Russia. Indietreggiano anche perché seguono i canali online pro Cremlino che prima di questa fase non avevano mai avuto un tono tanto preoccupato. 

Come si spiega uno sfondamento così rapido? E’ una questione di numeri: di truppe disponibili sul campo. Gli ucraini hanno ripetuto per due mesi gli annunci di un’imminente offensiva verso Kherson: ostentala in anticipo sembrava una mossa controproducente tanto che a un certo punto alcuni analisti hanno cominciato a domandarsi se non fosse un bluff: un modo per costringere Mosca ad alleggerire la pressione in Donbas per riposizionare alcune delle truppe al sud. L’esperto Philip O’Brien ha scritto che quegli annunci sono stati l’equivalente di un telegramma con una pagina rossa spedito “a un toro impazzito”. Il riposizionamento di uomini a sud ha assottigliato le linee di difesa russe nell’est rendendo possibile lo sfondamento ucraino a Kharkiv e, in versione meno eclatante, in alcuni settori del Donbas. 

Il canale russo “‘Z’ per la vittoria” ha pubblicato una porzione di quella che sembra essere una mappa operativa di una brigata con un resoconto scritto dai soldati in cui viene spiegato come la ridistribuzione di uomini verso Kherson sia stata un disastro e abbia spogliato un’area strategica da suoi difensori. È una lamentela verso i superiori che tutti i soldati russi in ucraini stanno leggendo sui loro telefonini e la prova di un fatto: Mosca non ha abbastanza uomini nemmeno per proteggere le zone dell’est e del sud che sono l’obiettivo minimo per giustificare il prezzo che sta pagando per questa guerra.   

Dal primo settembre sono stati liberati quasi tremila chilometri quadrati di territorio occupato di cui circa duemila in meno quarantotto ore.  Fin dall'inizio della controffensiva le autorità ucraine sono state molto riservate e prudenti: sabato Zelensky ha detto che i chilometri quadrati riconquistati sono duemila e poche ore dopo il suo ministro della Difesa Reznikov ha detto "circa mille nell'oblast di Kharkiv". Calcolandoli sulla mappa, usando come punti di riferimento i villaggi e le città liberati sul terreno dall'inizio del mese: sono molti di più.

I risultati della controffensiva nell’est sono i più sorprendenti ma la controffensiva del Sud non era solo un tranello: sta ottenendo risultati. 

(Questo articolo è stato aggiornato alle ore 20)

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