Foto di Boris Yurchenko, via AP, via LaPresse 

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La vita di Mikhail Gorbaciov da "nuovo Kruscev" a "Kennedy sovietico"

Maurizio Stefanini

La storia di vita dell'ex segretario generale del Pcus, di colui che insieme a Reagan ha concluso l'incontro che ha posto fine alla seconda guerra fredda. Dal marxismo allo spot della pizza

Mikhail Sergeyvich Gorbačëv è morto ieri, martedì 30 agosto, a 91 anni. Gorbačëv, Gorbachev o Gorbaciov, a seconda se l'originale cirillico venga trascritto secondo i criteri della slavistica scientifica, della stampa anglofona o di quella italiana, diventa segretario generale del Partito comunista dell'Unione sovietica (Pcus) l'11 marzo 1985, il giorno dopo la morte di Kostantin Cernenko. E subito nel suo discorso programmatico annuncia un vasto programma di riforme economiche, che dà subito origine a un'immagine di “nuovo Kruscev” che sfuma in realtà in quella di una specie di “Kennedy sovietico”.

   

Non è solo il ritorno a slogan di rinnovamento infatti a impressionare, ma soprattutto un look giovanile che getta una ventata d'aria fresca in una cupola gerontocratica ormai talmente esaurita da perdere ben tre leader in soli 28 mesi: a Breznev, morto 76enne il 10 novembre 1982, è infatti succeduto prima Andropov, morto 70enne il 9 febbraio 1984; e poi Cernenko, deceduto a 74 anni. Età, oltretutto, talmente mal portate, che il 54enne Gorbaciov aveva iniziato a segnalarsi proprio con l'andare in giro per il mondo al posto dei suoi malandati e oramai pressoché inamovibili, in senso fisico, superiori. Anche ai funerali di Enrico Berlinguer, nel giugno 1984, era stato lui a guidare la delegazione sovietica a Roma, facendosi notare anche per la compagnia dell'avvenente consorte Raisa: un'affascinante docente universitaria perfettamente a suo agio con l'ultima moda occidentale, a sua volta ben lontana dal fisico delle monumentali matriarche da tempi immemorabili associate ai leader sovietici.

 

Foto Ap, via LaPresse
   

Anni dopo alcuni ex-dissidenti racconteranno di aver conosciuto Mikhail da giovane avvocato, e di essere stati da lui rimproverati non per la loro opposizione al regime, ma per il modo in cui l'avevano portata avanti: “È da dentro il partito che si possono cambiare le cose, non finendo in galera!”. Come che sia, la sua è una tipica carriera da burocrate brezneviano: nato il 2 marzo 1931 nel villaggio di Privolnoye, Territorio di Stavropol e Distretto di Krasnogvardejsk, in quella che a seconda dei punti di vista può essere definita Russia meridionale o Caucaso settentrionale. La sua è una famiglia di contadini abbastanza tradizionale da battezzarlo nella fede ortodossa in piena era staliniana. Ma la scuola lo converte al marxismo ortodosso, al punto che dopo essersi diplomato nel 1950 con medaglia d'argento è ammesso all'università statale di Mosca, dove si laurea in legge nel 1955. È pure all'Università che conosce e sposa Raisa Totarenko e che si iscrive al Pcus.

 

La sua carriera politica inizia dopo il suo ritorno a Stavropol, con un incarico nel Komsomol. Il tirocinio, svolto presso il Kgb, gli aveva intanto permesso di conoscere Andropov, ma quella di avvocato non era la più prestigiosa delle professioni, in un paese dove il fulcro del sistema giudiziario non era neanche il giudice, ma il procuratore. Per questo Gorbaciov cerca di acquisire un profilo più da tecnocrate, frequentando i corsi per corrispondenza presso la facoltà di agraria dell'università di Stavropol, e prendendosi nel 1967 anche una laurea in economia agraria. Nel 1970 diventa dunque primo segretario del Comitato del partito nel territorio di Stavropol e membro del Comitato centrale del Pcus; nel 1978 diviene uno dei segretari dello stesso Comitato, trasferendosi a Mosca; nel 1980 entra nel Politburo. Ma è con l'elezione alla segreteria di Andropov che la sua carriera fa il grande balzo. L'ex capo del Kgb proprio per la sua vecchia carica sa che l'Urss sta perdendo il confronto tecnologico con l'occidente. Cerca dunque di trovare giovani in grado di appoggiare la sua battaglia per il rinnovamento, e fa di colui che aveva conosciuto come tirocinante il suo pupillo.

 

In seguito, al momento della sua morte un “partito andropoviano” composto dai funzionari dei ministeri degli Esteri e del Commercio con l'estero e dei servizi di sicurezza cerca di imporre la successione di Gorbaciov, venendo però sconfitto dal partito immobilista, che fa blocco su Cernenko. Quando però anche Cernenko muore, la sempre peggior situazione in Afghanistan ha intanto convinto anche il complesso militar-industriale a convertirsi alla causa del rinnovamento. Decisivo è il discorso di Andrej Gromyko, ministro degli Esteri dai tempi di Kruscev: non solo descrive infatti Gorbaciov come un genio finora rimasto nell'ombra, ma mette in guardia dal rischio di eleggere un segretario anziano suscettibile di provocare un quarto avvicendamento nei vertici a breve. E Viktor Grischlin, l'altro candidato, ha 70 anni.

 

Primo e ultimo leader sovietico a essere nato dopo la rivoluzione d'ottobre, Gorbaciov aspetta circa un anno per lanciare al 27simo congresso del Pcus del febbraio 1986 gli slogan di glasnost, perestoika e uskorenie: “apertura”, “ristrutturazione” e “accelerazione”. Ma rivela subito di essere completamente a digiuno di economia, decide di iniziare la “nuova era” con una moralistica campagna antialcolica che lo rende pesantemente impopolare, e per giunta incappa pure nel disastro di Chernobyl. Tuttavia conclude anche con Reagan quello storico incontro dell'11 ottobre 1986 a Reykjavik che pone in pratica fine alla seconda guerra fredda, come si vedrà dal trattato Inf sulla riduzione delle armi nucleari del 1987 e dall'annuncio del ritiro dall'Afghanistan del febbraio 1988. Il 1988 è anche l'anno in cui viene ufficialmente abbandonata la “dottrina Breznev” sulla sovranità limitata dei paesi satelliti, mentre già nel gennaio 1987 è stato dichiarato il principio della pluralità di candidati alle elezioni, nel maggio 1987 una legge sulle cooperative ha reintrodotto in Urss la proprietà privata, nel giugno 1988 la 19esima conferenza del Pcus ha chiamato alla riduzione del controllo del partito sullo stato e la società.

 

Foto Ap, via LaPresse  
    

Ma che Gorbaciov fa sul serio lo si vede alle elezioni del nuovo Congresso dei deputati del popolo del marzo 1989, quando fa la sua comparsa un'opposizione di circa 400 componenti, tra i quali spicca lo storico leader del dissenso Andrej Sacharov, liberato dall'esilio nel dicembre 1986. Contemporaneamente, proprio per segnare il venir meno del ruolo del partito si fa eleggere presidente nell'ambito di un nuovo sistema di tipo presidenziale.

 

Ammirato, l'occidente parla ormai di lui non più come di un nuovo Krusciov, ma addirittura come di un nuovo Pietro il grande: azzardato paragone che non tiene conto del fatto che il grande zar occidentalizzava i costumi con metodi da despota asiatico. Più corretto sarebbe forse il parallelo con quanto fatto dai due eredi di Franco Juan Carlos e Adolfo Suárez, non fosse che a differenza dell'ordinato progresso della Spagna post-franchista l'Urss di Gorbaciov piomba nel caos. Il 15 ottobre 1990, quando gli conferiscono il Nobel, l'impero “esterno” è ormai perduto, con le rivoluzioni del 1989 e la riunificazione tedesca. Ma nell'Unione sovietica divampano ormai i conflitti etnici, dal Caucaso al Baltico. E dalla Lituania alla Georgia avvengono anche massacri in cui lo stesso Gorbaciov porta più di una responsabilità diretta.

 

Ma ormai è agli sgoccioli. Il 19 agosto 1991 un gruppo di alti funzionari e militari tradizionalisti fa un colpo di stato, mettendo lui e la sua famiglia agli arresti domiciliari nella dacia in Crimea in cui stanno trascorrendo le vacanze. Ci resterà tre giorni, che segneranno la fine politica sua e dell'Urss. I golpisti, infatti, saranno fermati dalla mobilitazione popolare guidata dal presidente della Russia Boris Eltsin, che a quel punto prenderà il potere effettivo. È un Gorbaciov di fatto esautorato quello che dopo essere stato liberato torna al Cremlino, mentre i capi delle repubbliche trattano ormai apertamente la dissoluzione dell'Unione. Che verrà con l'accordo dell'8 dicembre. Dal Natale 1991 Gorbaciov, il presidente dell'Urss Gorbaciov è in pensione, per la sopravvenuta scomparsa del soggetto presieduto.

 

Ormai considerato un cadavere politico in patria, il sessantenne Mikhail è però troppo giovane e troppo popolare all'estero per rassegnarsi. Si butta dunque in un vortice di attività tra cui la creazione della fondazione Gorbaciov del 1992, quella della Croce verde internazionale nel 1993, e quella di un Partito socialdemocratico di Russia nel 2001. Ma nel 1996, quando si presenta alle presidenziali russe e ottiene meno dell'un per cento, il suo partito lo costringe alle dimissioni, e l'esaurimento dei soldi del Nobel lo costringe in difficoltà finanziarie tali che nel 1997 si riduce addirittura a fare pubblicità per una pizza. Lo spot lo mostra mentre entra in pizzeria con la nipotina, provocando un vivo dibattito nel pubblico sulla domanda se il suo operato sia stato positivo e negativo. Finché uno degli avventori esclama “ma è l'uomo che ha permesso ai russi di mangiare la pizza”. E a quel punto estimatori e detrattori si affratellano infine in un lungo applauso.

 

Gorbaciov dice che è per finanziare i suoi archivi sulla Perestrojka, motivazione per cui si esibisce pure con Raisa a Sanremo da Fazio. Ma la verità è che la stessa Raisa, malandata in seguito all'ictus preso mentre erano reclusi in Crimea durante il golpe, ha bisogno di cure sempre più costose. Morirà infatti in Germania nel 1999. I suoi ultimi sprazzi di notorietà sono ancora dovuti al suo ruolo di testimone di un'epoca: nel 2004 rappresenta la Russia ai funerali di Reagan; nel 2005 riceve il premio punto Alfa assieme a Kohl e a Bush padre per il suo ruolo nella riunificazione tedesca. Nel settembre 2004 si riavvicina al suo vecchio rivale Eltsin nel criticare le pesanti limitazioni alle autonomie locali decise da Putin.

 

Nel settembre del 2008 annuncia il lancio di un Partito democratico indipendente di Russia assieme all’oligarca Alexander Lebedev, ma al momento della guerra della Georgia appoggia Putin, anche se poi critica la gestione delle elezioni del 2011, e si schiera con la protesta. E nel 2012 attacca anche la decisione di Putin di ricandidarsi. Però nel 2014 sostiene l’annessione della Crimea, condanna le sanzioni, e viene per questo bandito dal territorio ucraino per 5 anni.

 

Ma la sua attività resta soprattutto mondana. Nel 2009 incide un album di “canzoni per Raisa” in cui canta canzoni romantiche russe accompagnato dal musicista Andrei Makarevich, per raccogliere fondi per una fondazione intitolata alla moglie. Pure nel 2009 si vede con Obama per provare a migliorare le relazioni tra Usa e Russia. Nel 2011 i suoi 80 anni sono festeggiati alla London's royal Albert hall, con omaggi di Shimon Peres, Lech Wałęsa, Michel Rocard e Arnold Schwarzenegger. Ma da questo momento la sua salute inizia a peggiorare, e dal 2015 cessa di viaggiare all’estero.

 

Negli ultimi anni attacca duramente gli Stati Uniti e la Nato, ma lo scorso febbraio la fondazione Gorbaciov chiede la cessazione immediata delle ostilità in Ucraina. Nel 2017 un sondaggio rivela che il 46 per cento dei russi ha di lui un'immagine negativa, contro un 30 per cento di indifferenti e un 15 di cittadini che ne hanno invece un'immagine positiva. Da tempo malato, a luglio è stato ricoverato in dialisi. Ieri è stata data la notizia della sua morte.

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