Il minuto in più del film sui Minions dice molto della propaganda cinese

Priscilla Ruggiero

Così il cinema si piega alle lezioni del Partito comunista: un protagonista cattivissimo diventa improvvisamente buono e promuove le sue tre figlie

Un protagonista cattivissimo e il proprio partner in crime diventano improvvisamente buoni e invece di riuscire a scappare dalla polizia impuniti – come prevede il film originale – uno viene catturato e trascorre vent’anni in carcere, mentre l’altro promette di “condurre una vita buona e onesta”, riscopre il valore della famiglia e si rende conto del suo più grande successo: “Essere il padre delle sue tre ragazze”. E’ questo il contenuto del minuto aggiunto dai censori della propaganda cinese al finale del film in mandarino Minions 2, Come Gru diventa Cattivissimo, presentato in anteprima venerdì scorso in Cina. “Un bel cartone animato è stato improvvisamente trasformato in un film di propaganda con tre bambini”, ha commentato un utente su Weibo: molti spettatori hanno visto nel finale un’allusione poco implicita alla politica dei tre figli, in un momento in cui il Partito comunista è alle prese con un enorme calo di nascite. Nonostante il film abbia avuto grande successo al botteghino cinese con un incasso di 11,5 milioni di dollari in soli tre giorni, già nelle prime ore il pubblico ha commentato molto sui social media, condividendo con post e screenshot la sequenza aggiunta nei titoli di coda del film e deridendo lo stile mediocre simile a delle diapositive di un PowerPoint. In poche ore un hashtag – poi   censurato – ha  raggiunto 1,7 milioni di visualizzazioni: “Un finale molto cinese”, dice un altro utente a proposito della modifica.

 

Non è la prima volta che una pellicola occidentale viene modificata in Cina per conformarsi ai canoni di moralità imposti dalla censura e per diffondere “i valori fondamentali del socialismo”. La scorsa settimana Sun Yeli, il viceministro del dipartimento Pubblicità del Comitato centrale del Partito, ha chiesto ai registi americani di mostrare nei propri film più rispetto per la cultura cinese: “Se gli Stati Uniti decideranno di continuare a fare film che non soddisfano le aspettative della Cina, importeremo da qualsiasi altro paese che produca film migliori e più adatti al gusto del pubblico cinese”, ha detto in conferenza stampa. 

 

Con un sentimento nazionalista sempre più forte, Pechino aumenta la propria influenza anche nei film e approva sempre meno pellicole americane, privilegiando i film di propaganda. Un’inchiesta pubblicata da Kevin Schoenmakers su China media project, una piattaforma di base a Hong Kong, ha scoperto come una serie di film e documentari cinesi che sposano le narrazioni del Partito comunista abbiano alle loro spalle società oscure e registi indipendenti assunti da dipartimenti governativi. Un intero sistema  ingaggiato per produrre film che “raccontino bene la storia della Cina”. Schoenmakers scrive che “qualunque sia la storia completa, questi film e il loro sconcertante materiale promozionale sono chiari esempi di come il tentativo della Cina di interagire con il mondo possa essere risultare goffo. Rinunciando alla trasparenza per apparire credibili, alla fine ottengono tutto l’opposto”. DuSir, una pagina di recensioni su Weibo con 14,4 milioni di follower, ha commentato così il finale del film sui Minions: “Perché il resto del mondo non ha bisogno di questo minuto in più? E perché siamo gli unici ad avere bisogno di guida e protezione speciali, per paura che un cartone animato abbia il potere di corrompere?”.