Editoriale
L'Europa raddoppia la Tap
L’accordo tra la Commissione europea con l’Azerbaijan punta a spezzare la dipendenza dalla Russia
La Commissione europea sta lavorando a un accordo con l’Azerbaigian per raddoppiare le importazioni di gas naturale entro il 2027, contribuendo a ridurre drasticamente le forniture dalla Russia. Secondo la bozza del memorandum visionata da Reuters le parti aspirano a portare il transito del Southern Gas Corridor ad almeno 20 miliardi metri cubi all’anno. Il corridoio meridionale parte dall’Azerbaigian e attraversa Georgia e Turchia per connettersi con il gasdotto Trans-Adriatico – il Tap, quello che il M5s voleva bloccare – e, passando Grecia e Albania, si inabissa nel Mar Adriatico per riemergere in Puglia. Finora il Tap ha portato in Europa oltre 10,6 miliardi di metri cubi di gas, di cui oltre 9 in Italia. Il documento afferma che le parti lavoreranno per l’espansione della rete infrastrutturale, che significa impegnarsi per il raddoppio del Tap. Bruxelles non commenta, ma a fine mese la commissaria per l’Energia Kadri Simson sarà a Baku. Il governo azero dal canto suo dovrà aumentare la produzione, diventando un attore energetico più importante e potenzialmente un hub regionale del Mar Caspio, irritando la Russia. I rapporti tra Mosca e Baku sono buoni, ma pur essendo uno stato ex sovietico l’Azerbaigian è un paese molto autonomo, profondamente legato a Turchia e Kazakistan, con una leadership ferma nel perseguire l’interesse nazionale. Le nuove infrastrutture che aumenteranno la capacità di trasporto di gas e petrolio dall’Azerbaigian in Europa offriranno l’opportunità di costruire gasdotti e oleodotti per aggirare la Russia e importare idrocarburi dal Kazakistan e dai paesi dello spazio postsovietico in Asia centrale, stati dotati di grandi giacimenti che finora i governi europei hanno trascurato, paradossalmente, proprio per non infastidire Mosca. Costruire nuovi legami energetici richiederà anni di investimenti economici e politici, ma proprio per questa ragione una volta consolidati nessuno penserà di vincolarsi di nuovo alla Russia, con o senza Vladimir Putin.
Isteria migratoria