contro lo zar

La guerra di Putin è già persa. Meno senso di colpa, grazie

Paolo Cirino Pomicino

Lo zar è incapace di guidare una evoluzione della società russa e del suo sviluppo economico e ha immaginato di riprendere il suo ruolo imperiale recuperando quei territori che si staccarono dall’URSS  nei primi anni novanta. Ma ha già perso

Si dice che la Storia sia maestra di vita ed è profondamente vero. Ciò nonostante uomini, donne e popolazioni spesso rischiano di fare gli stessi errori. E questo è il caso della Russia di Putin che sta ripetendo in maniera rozza e senza una visione internazionale il carattere autoritario non solo degli Zar ma anche dei terribili tempi  del comunismo sovietico che per quasi ottanta anni hanno prodotto miseria, oppressioni, torture e morte nella tormentata società russa. A farne le spese questa volta è l’orgoglioso popolo ucraino.  Autorevoli osservatori della storia russa affermano che la caduta del muro di Berlino e la successiva dissoluzione della Unione delle Repubbliche Sovietiche abbiano rappresentato l’inizio della fine della Russia imperiale. Un carattere, quello dell’imperialismo, che farebbe parte del DNA del popolo russo e che si accompagna, naturalmente, all’autoritarismo politico ed economico del paese.
 

Noi riteniamo che quello che viene riferito come una caratteristica del popolo russo sia solo il frutto della storia politica delle sue élite , da Ivan il terribile, il primo zar di tutte le Russia nominato dal patriarca di Mosca nel 1561, fino a Vlamidir Putin, vecchio agente dell’orribile KGB, passando per Lenin, Stalin, Krusciov e Breznev con l’unica eccezione di Mikail Gorbaciov. Queste élite al potere per diversi secoli hanno avuto il medesimo profilo politico, quello dell’autoritarismo feroce ed omicida, accompagnato da una sorta di doppiezza politica cresciuta in particolare nel secolo comunista. Noi non dimentichiamo che nell’agosto del 1939 Stalin non ebbe difficoltà a stringere improvvisamente un accordo con l’odiato nemico, il  nazionalsocialismo di Adolf Hitler, approvando il patto Molotov-Ribbentrop per spartirsi la Polonia benedicendo in tal modo l’espansionismo nazista e dando  inizio così alla seconda guerra mondiale. Solo quando nel 1941 fu invasa dalla Wermacht la Russia di Stalin riscopri l’antico contrasto tra il comunismo ed il nazismo e chiese aiuto agli occidentali.

Churchill non voleva inizialmente l’alleanza con Stalin perché da vecchio leader del più grande impero dell’epoca, non si fidava ne’ di Stalin ne’ dei comunisti, ma Roosevelt fu irremovibile e così l’Unione sovietica fu salvata. La risposta dei russi dopo la vittoria fu la guerra fredda contro i suoi salvatori americani ed europei. Insomma per Stalin ed il comunismo sovietico Hitler, Churchill e Roosevelt erano la stessa identica cosa, tutti nemici ma con ciascuno dei quali, però,  si poteva fare un accordo per mero opportunismo salvo a riprendere subito dopo lo scontro politico ed economico.
 

Questi ricordi ci fanno capire il perché delle grossolane bugie dei portavoce di Putin oggi e delle negazioni ridicole del ministro degli Esteri Lavrov a proposito  degli assassini di massa che le truppe russe hanno fatto e continuano a fare in Ucraina. Abbiamo già avuto modo di dire da questa colonne che Putin oggi è un residuato bellico del comunismo sovietico che, privato di ogni cultura, viene visto oggi solo come un autocrate. Ma un autocrate comunista che tenta stupidamente di recuperare sotto lo stesso governo la Russia, la Bielorussia e l’Ucraina, le tre repubbliche  che insieme decretarono la fine della Unione delle repubbliche sovietiche nel dicembre del 1991. Non è un caso che la Cina,  portatore di un modello di società comunista più moderna almeno sotto il profilo economico, non gli vota mai contro perché intravede nella Russia un suo alleato indebolito ma ricco di risorse naturali fondamentali per il proprio sviluppo economico.

Quando molti osservatori superficiali o un po’ “disturbati” si arrampicano sugli specchi cercando di trovare l’origine della guerra nelle presunte provocazioni della Nato finiscono inevitabilmente per dare ascolto a quella vecchia cultura comunista che cammina ancora sotto traccia nel nostro paese. A questi amici sfugge che non solo nel diritto penale ma ancor più nella politica internazionale vale e si impone il criterio della proporzionalità. Se le provocazioni ci fossero state davvero niente avrebbe impedito a Putin di portare la questione nel consiglio di sicurezza dell’ONU o a richiedere  una riunione di quel G8 che fu poi sciolto per tutte le vicende mediorientali a cominciare dall’Iraq per finire alla Siria ed all’intero scacchiere regionale,  o, ancora, sollecitare l’Unione Europea ad un chiarimento sulla sua sicurezza e su quella della intero continente.
 

La verità dei fatti è che Putin incapace di guidare una evoluzione della società russa e del suo sviluppo economico ha immaginato di riprendere il suo ruolo imperiale ricollocandosi nel novero delle grandi nazioni recuperando quei territori che si staccarono dall’URSS  nei primi anni novanta. Se questa è la giusta lettura, Putin ha già perso perché ha fatto emergere la propria debolezza anche militare oltre che economica e , per giunta, isolandosi da larga parte del mondo industrializzato e finanche da paesi come la Turchia, l’India e la stessa Cina infastidite da questa sua iniziativa che fibrilla l’intero equilibrio mondiale già messo a dura prova dalla pandemia con un costo che alla fine della giostra sara’ pagato un po’ da tutti.  La rigida posizione assunta dalla Unione Europea e dagli USA si spiega con questa lettura ben sapendo che la Russia non potrà reggere a lungo la posizione di invasore omicida perché i danni reputazionali già oggi gravissimi diventerebbero irreversibili.

Gli scettici o i vecchi amici della sinistra dovrebbero ricordare lo scontro su Cuba tra Kennedy e Krusciov quando l’irremovibile posizione americana sblocco’ la situazione nell’ottobre del 1962. Alla stessa maniera dovrebbero ricordare come quel mantra del 1938 per cui non si poteva morire per Danzica  porto’ prima ai fasulli accordi di Monaco e poi alla terza guerra mondiale. Oggi abbiamo un avversario decisamente più debole della Germania  del 1938 e dell’Urss del 1962 e senza alcuna volontà di forzare la mano sino ad innescare una pericolosa escalation. Una posizione di grande dignità politica è un investimento per un nuovo possibile equilibrio mondiale nel quale, come dice lo stesso XI Jinping, la inviolabilità territoriale è la condizione prima perché esso possa essere costruito. D’altro canto quel che oggi i nostri pacifisti chiedono, l’occidente lo ha già fatto negli anni precedenti. Putin acquisì con la forza parte dei territori della Georgia e l’occidente non batté ciglio. Sei anni dopo Putin fece l’annessione della Crimea  e l’occidente rimase di fatto in silenzio. Otto anni dopo Putin ha pensato di continuare ad annettere territori sovrani e se l’occidente fosse rimasto in silenzio subito dopo l’Ucraina sarebbero venuti l’intera Georgia, la Moldavia e via via altri paesi confinanti. Grazie a Dio le democrazie liberali si sono ricompattate e ben presto si aprirà il negoziato e l’inizio di un nuovo ordine mondiale economico, monetario e commerciale.

Di più su questi argomenti: