Com'è andato il 2021 su Weibo

Priscilla Ruggiero

Questioni sociali, terzo figlio, patriottismo, orari di lavoro. Cosa cercano i cinesi sui social

Su “What’s on Weibo” è uscito l’abc del 2021 di Sina Weibo, il social network cinese. E’ una lista delle tendenze, degli argomenti più discussi sulla piattaforma durante l’anno – dalla a alla zeta, un tema per ogni lettera. Questa classifica fa capire molto del 2021 social dei cinesi, a giudicare da quello che hanno cercato, commentato e condiviso: i temi sono tra i più disparati, alcuni sono argomenti di propaganda mentre molti altri, al contrario, fanno luce su temi “proibiti” o vanno contro le logiche del partito e ciò che il presidente Xi vorrebbe leggere sull’internet cinese. Nonostante la continua censura, la repressione sempre più intensa degli ultimi mesi nei confronti delle celebrità e degli influencer, il controllo sui social nel nome della protezione della “sicurezza nazionale”, qualcosa di “sovversivo” tra i cittadini della Cina continentale su Weibo sembra ancora resistere. Forse anche grazie al talento tutto cinese di riuscire a eludere l’occhio vigile della propaganda tramite giochi di parole, somiglianze e trabocchetti. 

 

Come la sigla “996, nove-nove-sei” alla lettera “n”: una protesta lanciata già nel 2019 dai lavoratori cinesi contro gli orari di lavoro estenuanti, soprattutto nelle industrie tech, con turni dalle nove di mattina alle nove di sera per sei giorni alla settimana – una protesta così potente che quest’anno la Corte suprema del popolo e il ministero delle Risorse umane hanno dichiarato la cultura del 996 “una grave violazione della legge”. Concetto simile è espresso dalla “i” di “involuzione”, in cinese nèijuǎn – parola utilizzata per rappresentare la forte competizione dei contesti accademici o professionali, in cui a causa degli standard elevati si è costretti a lavorare troppo rendendo la vita più difficile. Anche questo tema, già presente sui social dal 2020, è tornato  nel 2021 perché citato nel drama cinese A Love for Dilemma, riaccendendo la discussione online. 

 

Alla lettera “j” si trova “justice for the people”, giustizia per il popolo, un hashtag lanciato dal produttore cinese Li Xuezheng quando ha pubblicamente messo in discussione l’autorità dell’Associazione cinese delle arti dello spettacolo (Capa) sulla lista nera di influencer e celebrità online. Xuezheng ha posto un quesito: l’associazione ha l’autorità legale per bandire le celebrità cinesi dall’industria? In poco tempo ha ricevuto oltre cinque miliardi di visualizzazioni ed elogi. Alla lettera “p” il caso della tennista Peng Shuai e la sua denuncia di molestie da parte dell’ex vicepremier del Partito comunista cinese Zhang Gaoli, proprio sul social network cinese. Il suo post pubblicato il 2 novembre 2021 è rimasto online soltanto mezz’ora prima di essere censurato, ma sono bastati quei pochi minuti per rendere questa storia un trend anche sui media internazionali suscitando preoccupazione per le condizioni della tennista (un caso che resta un mistero). 

 

Alla lettera “q” c’è la “società basata sul Qr”, i codici verdi molto presenti in Cina già prima della pandemia, ma che ora sono diventati indispensabili nella vita di tutti i giorni: se il tuo codice è verde, puoi circolare, se è rosso o arancione, no. Siccome la parola cinese “codice Qr verde” suona come “cavallo verde”, quest’anno sui social “difendere il cavallo verde” è diventata una frase molto popolare insieme alle immagini di cavalli verdi con mascherina. La “t” è la politica dei tre figli, perché il 2021 è stato anche l’anno in cui le autorità hanno annunciato che a tutte le coppie cinesi sarebbe stato permesso avere tre figli. “Sei pronto per la politica dei tre figli?”, è stato il sondaggio di Xinhua su Weibo – dopo che quasi 30 mila persone hanno risposto: “Non la sto prendendo per niente in considerazione”, facendo riferimento all’onere economico insostenibile nell’avere più di due figli, il sondaggio è stato cancellato. 

 

Non mancano i temi nazionalisti e patriottici: alla lettera a, i colloqui di Alaska, il primo grande incontro faccia a faccia dell’Amministrazione Biden con la Cina; alla lettera b, il film propaganda campione di incassi di tutti i tempi The Battle at Lake Changjin, sulla Guerra di Corea,  e alla lettera m, il glorioso ritorno in patria di Meng Wanzhou, la vicepresidente di Huawei e figlia del fondatore: oltre 60 milioni di persone hanno guardato in diretta e ricondiviso “lady Huawei” in abito rosso pronunciare il suo discorso patriottico. Nel sogno cinese di Xi Jinping, i social dovrebbero essere inondati tutti da quel patriottismo, dalla a alla zeta.