Tutto quello che c'è da sapere sulla nuova politica dei tre figli in Cina

Durante la riunione del Politburo di ieri è stato deciso che le coppie cinesi potranno avere fino a tre figli. Promessi incentivi. Ma le famiglie cinesi vogliono davvero allargarsi? Sembra di no

Giulia Pompili

La crisi demografica tocca anche Pechino. Dopo più di trent'anni di politica del figlio unico, però, la società è cambiata radicalmente. Il ricordo di Feng Jianmei, costretta ad abortire al settimo mese di gravidanza neanche dieci anni fa, e la nuova famiglia perfetta secondo il Partito

Dopo la pubblicazione dell'ultimo censimento, e come anticipato anche dalla portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying, Pechino ha annunciato l'ennesimo cambiamento della politica di pianificazione familiare. Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa ufficiale Xinhua, durante la riunione del Politburo di ieri, alla quale era presente anche il presidente Xi Jinping, è stato deciso che le coppie cinesi potranno avere fino a tre figli. 

 

"La Cina sosterrà le coppie che desiderano avere un terzo figlio", si legge su Xinhua, "perché l'attuazione della politica e le relative misure di sostegno contribuiranno a migliorare la struttura della popolazione cinese, a rispondere attivamente all'invecchiamento della popolazione e a preservare i vantaggi delle risorse umane del paese".

 

Più di trent'anni - sin dal 1979 - secondo il Partito comunista cinese la famiglia perfetta era composta da due genitori e un solo bambino (leggi: In Cina il nuovo modello di famiglia perfetta era illegale fino a due anni fa). Con il censimento del 2010 sono iniziati però i dubbi e i ripensamenti: un'intera generazione di figli unici, a maggioranza maschile (leggi: Le femmine cinesi continuano a sparire), ha creato un terremoto demografico, che unito a una classe media sempre più ricca ha cambiato radicalmente le priorità dei cinesi. 

 

Un poster di propaganda che recita: "Portare avanti la pianificazione familiare, attuare la politica nazionale di base" (1986)

 

Difficile pensare che oggi una famiglia della medio-borghesia cinese sia pronta a sostenere i costi di tre figli. All'annuncio della misura, sui social cinesi molte donne hanno commentato sollevando problemi di tipo pratico. Ma la discussione è anche e soprattutto sociale: già qualche anno fa la scrittrice sino-americana Frankie Huang aveva scritto: non è solo una questione di soldi, siamo una generazione di figli unici, come potremo mai pensare di fare più di un figlio? La scrittrice Mei Fong ha ricordato su Twitter l'aborto forzato di Feng Jianmei, meno di dieci anni fa (è successo nel 2012, aspettava il suo secondo figlio, ha dovuto abortire al settimo mese). Il suo caso, arrivato all'attenzione internazionale, ha cambiato qualcosa nell'opinione pubblica ma non nelle regole. Sixth Tone ha raccontato l'anno scorso la storia di questa famiglia i cui genitori non hanno più potuto lavorare perché hanno fatto un terzo figlio. 

 

"Papà va a lavoro e noi andiamo a scuola". Un poster di propaganda degli anni 50, che promuoveva l'idea di famiglie con molti bambini

 

Pechino oggi dice che non c'è nessuna emergenza demografica. Ma l'invecchiamento della popolazione, con sempre meno nuova forza lavoro, è un problema che condivide con parecchi paesi dell'area asiatica. Quasi sempre vuol dire anche decrescita economia (leggi: Il declino del Dragone)

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.