AP Photo/Mary Altaffer

La caduta di Andrew Cuomo, travolto dallo scandalo per molestie sessuali

Stefano Pistolini

Dopo 165 pagine di inchiesta indipendente che ne hanno denunciato la condotta, il governatore di NY si dimette con un video-monologo orgoglioso

Fine dell’assedio. Con un video-monologo il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, ha smesso di resistere all’onda montante dello scandalo per molestie sessuali, deflagrato con la pubblicazione di un dossier nel quale undici donne presentavano le circostanze relative a comportamenti impropri da parte sua. Dopo che tutto il mondo politico americano, presidente Biden incluso, ne ha condannato la condotta e l’ha classificato inadatto a ricoprire la carica, per qualche giorno Cuomo ha cercato un appiglio, ha provato a capire se esisteva un’ipotesi di controffensiva. Di fronte al muro di gomma che l’ha inscatolato, oggi ha alzato bandiera bianca e ha annunciato dimissioni entro quindici giorni. Gli subentra la vice Kathy Hochul, executive che fa della sobrietà la sua cifra e – qui la cosa conta più del normale – prima donna nominata alla massima poltrona dello stato di New York.

 

Sì, perché c’è molto di newyorchese nell’epilogo di questa storia su cui l’America si è divisa tra intransigenti colpevolisti e innocentisti orientati allo scetticismo.  Da politico east coast novecentesco, col refrain dello sporcarsi le mani, del disprezzare le élite, del “fare” innanzitutto, Cuomo ha provato a guardare in faccia in particolare gli uomini stagionati come lui, quelli che – parole sue – commettono errori e dagli errori imparano. Non ha detto la frase che gli è stata messa in bocca da Fox News (non sono un pervertito, sono solo italiano) ma ha spiegato il suo modo di comportarsi con le persone e con le donne che ha imparato dalla sua famiglia italoamericana – che per gli americani significa uno che agita le mani, che guarda allusivo per piacionismo congenito, che dice "ciao bella" e che appena può bacia e abbraccia uomini e donne, con dovizia, ma senza secondi fini. Lui giura sulle tre figlie, attraverso gli occhi delle quali racconta d’aver visto la vicenda immergersi nel fango, non chiede perdono e invoca rispetto. Un’uscita di scena che colpirà una certa percentuale di connazionali, anche se dal mondo politico la coerenza pretende che la reazione al suo gesto sia un generale “finalmente!”.

 

Ma c’è un dato da non sottovalutare nel discorso dell’ormai ex governatore, che gronda un certo genere d’americanità in stile newyorchese classico, nei dintorni dei film di Scorsese. Cuomo invoca: “Guardate cos’ho fatto con voi! New York è stata in guerra col Covid, è stata la prima linea, ma abbiamo lottato insieme e abbiamo vinto. Questo conta. Questo io so fare”. Il resto, secondo lui, ovvero la politica d’oggi, lo strapotere dei media, lo shitstorm dei social, è solo noise, rumore, un ronzio inutile che potrebbe distruggerci. E se ne va così, con questo messaggio, inseguito dalle denunce delle donne che lo dipingono come un polipo arrogante. Varie Americhe lo ascoltano. Più di una resterà soggiogata dal suo appello sulle cose che contano. Che, è evidente, per uno come lui, non includono la sezione aurea compresa tra l’infastidire e il molestare gravemente una donna, nel normale svolgimento delle sue mansioni.

 

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