Pedro Sanchez (foto Ap)

in spagna

Pedro Sánchez balla da solo

Guido De Franceschi

Il rimpasto di governo mette ancora più in risalto la figura del premier socialista, che non ha "numeri due". Così prepara la rincorsa verso le prossime elezioni 

Il detonatore è stato un piccolo incidente avvenuto a Murcia in marzo, e cioè il tentativo (poi fallito) di rovesciare il governo regionale guidato dai popolari attraverso una mozione di censura votata dai socialisti e da Ciudadanos. Allora, per scongiurare imitazioni dei torbidi murciani, la presidente della Regione di Madrid, la popolare Isabel Díaz Ayuso, ha subito indetto (e poi vinto) elezioni anticipate. La sua mossa ha trasformato in pochi mesi il panorama politico spagnolo: la stessa Ayuso è emersa come rivale “da copertina” del premier socialista Pedro Sánchez; il leader di Podemos, Pablo Iglesias, si è dimesso da vicepremier, proprio per candidarsi contro di lei a Madrid; l’autostima del Pp si è ingigantita; i centristi di Ciudadanos sono scomparsi. Nel frattempo, Sánchez ha concesso l’indulto agli indipendentisti catalani, puntellando la sua maggioranza acrobatica, che dipende anche dai loro voti.


Ma ora l’equilibrista Sánchez ha deciso di cambiare l’asta con cui si bilancia nelle passeggiate sul filo, operando un rimpasto della “quota socialista” del governo (i ministri di Podemos, invece, rimangono gli stessi). Esce qualche nome di peso, come la vicepremier Carmen Calvo, ed entrano molti sconosciuti. Con il nuovo esecutivo, che è molto giovane (età media 50 anni) e femminile (sono donne le tre vicepremier e 14 ministri su 22), la figura di Sánchez risulta sbalzata sempre più ad altorilievo su un fondale indistinto.


Infatti il premier, come prima e più di prima, non ha “numeri due”. Anzi, per sostituire i ministri, non ha neppure dovuto applicare, almeno all’apparenza, metodi cruenti, visto che già il precedente esecutivo (esponenti di Podemos a parte) era a sua totale disposizione. Per il rimpasto Sánchez ha attinto tra gli amministratori locali e negli organigrammi del suo partito e in ottobre, al Congresso del Psoe, affinerà il restyling socialista. Obiettivo: costruire, da regista solitario (e recrudescenze pandemiche permettendo), la rincorsa verso le prossime elezioni.

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