in brasile

Chi sta con “Fora Bolsonaro”

Cecilia Sala

Più della metà dei cittadini brasiliani vorrebbe la deposizione del presidente, indagato per corruzione, e anche il principale quotidiano conservatore ha chiesto l'impeachment. Ma al Congresso non ci sono i numeri per avviare la procedura

“La gente va in piazza nel mezzo di una pandemia soltanto se il presidente diventa più pericoloso del virus”, scrivono su Facebook i manifestanti che sono scesi in strada al grido “Fora Bolsonaro”. Sono convinti che la decisione della Corte Suprema di autorizzare un’inchiesta sul presidente brasiliano per l’acquisto di 20 milioni di dosi di Covaxin sia l’ennesimo inciampo di un leader che, a questo punto, non può più risollevarsi. La vicenda è strana a prescindere dall’eventuale profilo penale. Nel secondo paese al mondo per numero di morti per Covid (oltre mezzo milione), dove circola una variante che ha ucciso anche bambini sotto i quattro anni, Pfizer offre milioni di dosi “anticipate” che il governo rifiuta. Ha scelto invece di comprare l’indiano Covaxin per 320 milioni di dollari, vaccino che però – a differenza di Pfizer – in Brasile non è stato approvato e non ha neppure finito la trafila dei test clinici. Su pressione di alcuni dipendenti, il responsabile delle importazioni presso il ministero della Salute ha dichiarato che quelle fatture erano gonfiate e così è iniziata l’indagine per corruzione. 


Eppure l’ipotesi che questo scandalo sia in grado di portare all’impeachment non convince, almeno per ora. La deposizione di Bolsonaro è quello che vorrebbero una parte della popolazione (il 54 per cento dei cittadini secondo Datafolha), cento parlamentari, alcuni vertici delle Forze armate e alcuni giudici della Corte Suprema. L’impeachment lo ha chiesto domenica persino il più importante quotidiano conservatore, l’Estado de São Paulo, pubblicando un editoriale in cui il presidente viene dipinto come un “bambino viziato” che “non può più rimanere in carica”. Ma per avviare la procedura servono i due terzi del Congresso, e quei voti non ci sono. Ci sono invece i sondaggi relativi alle presidenziali del 2022: manca ancora molto, ma Lula è dato al 49 per cento e il presidente uscente al 23. Bolsonaro ha già annunciato che c’è il rischio di brogli e che se dovesse perdere si rivolgerà alla piazza denunciando la frode elettorale. Déjà vu?

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