Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il dittatore bielorusso Aljaksandr Lukashenka (Ansa)

Editoriali

Il gioco bielorusso della Turchia

Redazione

Ankara ammorbidisce una dichiarazione della Nato contro Lukashenka

Aljaksandr Lukashenka, che ieri era a Sochi per incontrare Vladimir Putin, si è ritrovato un alleato inatteso: la Turchia. Secondo l’agenzia Reuters, Ankara ha annacquato una dichiarazione che i trenta membri della Nato hanno rilasciato mercoledì per condannare il dirottamento del volo Ryanair FR4978 e l’arresto di Roman Protasevich. La Polonia e i Baltici avrebbero voluto una condanna inequivocabile, avevano insistito affinché la dichiarazione includesse misure punitive forti. Ma a edulcorare il contenuto è stata la Turchia che è riuscita a eliminare dal testo parole in sostegno delle sanzioni contro Minsk, la richiesta del rilascio dei prigionieri politici e anche la minaccia di una sospensione della cooperazione tra la Nato e la Bielorussia. Non è chiaro perché Ankara abbia deciso di mettersi dalla parte del dittatore, secondo alcuni analisti potrebbe essere una dimostrazione di vicinanza nei confronti della Russia, alleata della Bielorussia.

 

Qualunque siano state le motivazioni che hanno spinto Ankara a contrastare la dichiarazione iniziale della Nato, l’episodio si aggiunge ai problemi e alle discordanze che finora hanno opposto la Turchia ai suoi alleati atlantici. Ha acquistato il sistema di difesa antimissile russo S-400. Ha avuto problemi con la Francia riguardo alla Libia, con gli Stati Uniti riguardo alla Siria e anche con la Grecia. La Turchia sta diventando un alleato da sorvegliare sempre di più. Ankara ha preso le difese di Lukashenka e qualsiasi sia la ragione  – fosse anche una simpatia per il dittatore  – il presidente Erdogan non si capisce che partita stia giocando dentro all’Alleanza. Da parte dell’Ue sono in arrivo nuove sanzioni contro il regime di Minsk, per la Nato sarebbe meglio prendere delle posizioni chiare: Lukashenka ha dimostrato di essere disposto a fare di tutto per mantenere il suo potere. I tentennamenti dell’Alleanza sotto le pressioni della Turchia rischiano di farlo sentire ancora più libero di spingersi oltre.