Ansa

contro mastro ciliegia

Erdogan dittatore

Maurizio Crippa

L'indignazione retorica sulla sedia negata a Ursula von der Leyen (pure "la sedia dei valori", vabbè) non serve a niente. Meno male che Draghi ha usato, senza tentennamenti, le parole giuste, cioè politiche, per definire il leader della Turchia: "Chiamiamoli dittatori"

Il sediagate, il sofagate,  “la sedia dei valori” (oddio, ma come gli vengono a @EnricoLetta?). E pure la sedia vuota in mezzo a Montecitorio (ne mise una Clint Eastwood a perculare Obama e fu una gran cosa, questa no). E’ molto facile ribaltare il pasticcio di politica e cerimoniale della visita europea ad Ankara in retorica indignata e in comunicazione da social. Ma serve a poco, anzi quasi a niente tranne che a gonfiare il vento e a sentirsi migliori, quelli dalla parte giusta del Bosforo. E’ un insulto alla democrazia, no alle donne, no all’Unione europea. Facendo finta che Ursula e Michel "ma belle" non fossero lì per pagare la mesata all’alleato impalatabile ma obbligato. Ma finito lo show, resterebbe la necessità delle parole vere. Ed è una benedizione europea che ieri ci abbia pensato Mario Draghi, con il suo dono della sintesi  che è anche linguaggio dell’evidenza, cioè della politica. Rispondendo alle domande sui fatti di Ankara ha chiamato Erdogan, senza tentennare, un “dittatore”. Si arrabbierà, è sicuro. Ma “con questi chiamiamoli dittatori bisogna essere franchi nell’espressione della visione della società ma pronti a cooperare per gli interessi del paese”. Senza retorica, lo ha chiamato per nome. 

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"