John Thys, Pool via AP

A proposito di brevetti. I tre pilastri della proposta dell'Ue alla Wto

David Carretta

L’Unione europea ha una proposta sulle licenze obbligatorie ma la priorità è esportare e produrre vaccini

La Commissione europea a inizio giugno farà una proposta all’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) per cercare di superare le polemiche sulla sospensione della protezione dei brevetti e accelerare la produzione e la distribuzione dei vaccini contro il Covid-19 ai paesi a basso e medio reddito. Nessuna svolta sul “waiver” chiesto da Austria e India e che ha trovato il sostegno dell’Amministrazione Biden. L’Ue è convinta che il modo migliore per produrre più dosi siano le licenze volontarie con gli accordi tra produttori. Ma come incentivo è pronta a facilitare le licenze obbligatorie. E’ un segnale politico, che tuttavia la stessa Ue non ritiene farà la differenza nei prossimi mesi. La decisione dell’Amministrazione Biden di sostenere la sospensione della protezione dei brevetti sui vaccini ha fatto apparire l’Ue come il cattivo globale, nonostante abbia esportato oltre la metà delle dosi prodotte sul suo territorio. L’annuncio di ieri sulle licenze obbligatorie è un modo per proteggersi e cercare al contempo di ottenere risultati concreti su quel che conta davvero per produrre più vaccini. Il vicepresidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, ha spiegato che la proposta alla Wto si articola su tre pilastri: limitare le restrizioni alle esportazioni; espandere la produzione con impegni dei produttori a firmare accordi di licenza e vendere a prezzo di costo ai paesi più poveri; chiarire che le licenze obbligatorie si possono usare, ma con una serie di paletti a tutela della proprietà intellettuale.

 

Rispetto ai tre pilastri, i fari saranno puntati sulle licenze obbligatorie. Prima che l’Amministrazione Biden riportasse in auge il cosiddetto “waiver” (la sospensione della protezione della proprietà intellettuale), era sulla licenza obbligatoria che facevano campagna gli anti brevetti e gli anti Big Pharma. Quel che propone la Commissione è un “chiarimento”: con una dichiarazione la Wto dovrebbe affermare che le regole attuali del Trips (l’Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale) consentono già l’uso delle licenze obbligatorie. Diversi paesi le utilizzano regolarmente per il loro mercato interno. L’unico precedente di licenza obbligatoria per le esportazioni prima dell’èra Covid era quello del Ruanda, che nel 2007 vi ha fatto ricorso per un farmaco contro l’Hiv prodotto e importato dal Canada. Nell’era Covid, finora, solo la Bolivia ha scelto di percorrere questa strada annunciando un accordo con una società canadese per la produzione del vaccino Johnson & Johnson. Saranno le autorità del Canada a decidere se concedere la licenza obbligatoria in quello che potrebbe diventare un modello per altri.

 

La scelta dell’Ue di mettere sul tavolo la licenza obbligatoria, in realtà, è un modo per proteggere dal “waiver” gli sviluppatori e i produttori dei vaccini. La licenza obbligatoria comporta una serie di tutele per la proprietà intellettuale. Per contro “il waiver cancella tutti i diritti” di chi detiene un brevetto, spiega una fonte dell’Ue: “Chiunque può produrre e non ci sono violazioni dei diritti di proprietà intellettuale. La licenza obbligatoria invece fornisce la possibilità di produrre”, ma “è necessario garantire una adeguata remunerazione”. Inoltre, se è possibile usarla per il mercato interno, le esportazioni possono andare solo ai paesi che non hanno capacità produttive. Infine “bisogna sapere come produrre” un vaccino, ricorda la fonte. In sostanza, non c’è differenza tra licenza obbligatoria e “waiver”: se un produttore non coopera trasferendo anche know-how e tecnologia, è impossibile produrre vaccini contro il Covid-19, in particolare quelli di nuova generazione mRna. Ma il fatto che il tema sia discusso alla Wto può essere “un incentivo per le società farmaceutiche a collaborare” con le licenze volontarie, dice la fonte.

 

In ogni caso servirà tempo per un consenso alla Wto. La proposta della Commissione dovrebbe essere discussa a luglio. La speranza è un accordo a dicembre. “Ma potrebbe volerci più tempo”, dice la fonte dell’Ue. Per mettere in piedi una linea produttiva mRna serve un altro anno. Per l’Ue i primi due pilastri della proposta alla Wto sono molto più utili per espandere rapidamente la produzione e la distribuzione globale. “La proprietà intellettuale non è la bacchetta magica”, dice la fonte dell’Ue: servono “cooperazione tra sviluppatori e produttori, e trasferimento di tecnologia”. Inoltre, “il più importante collo di bottiglia sono le materie prime e le catene di approvvigionamento”. Si ritorna agli Stati Uniti, che non solo non esportano dosi, ma hanno restrizioni all’export di ingredienti. Che le licenze siano volontarie o obbligatorie, o che il brevetto sia sospeso, se non ci sono gli ingredienti, non si producono i vaccini.

 

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