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"Un accordo storico per fare ripartire l'Italia". Ecco l'intesa

All'Italia circa 209 miliardi, 82 di sussidi e 127 di prestiti. L’Ue finanzierà con 750 miliardi di debito comune la ripresa economica dopo la più grave crisi dal secondo dopoguerra

Dopo 92 ore di negoziati, i leader europei trovano l'intesa sulla risposta comune alla più grande crisi economica della storia dell'Unione. I capi di stato e di governo hanno approvato un pacchetto da 750 miliardi di euro che dovrà servire alla ricostruzione post-pandemia, e che sarà suddiviso in 390 miliardi di sovvenzioni e 360 miliardi di prestiti per i paesi colpiti dalla crisi. Una somma significativamente inferiore rispetto alle ambizioni del pacchetto da 500 miliardi di euro ispirato dalla proposta di Francia e Germania a maggio e poi avallato dalla Commissione europea. Ma che porterà all'Italia circa 209 miliardi, 82 di sussidi e 127 di prestiti. E, soprattutto, un intesa che sdogana per la prima volta il principio secondo cui una istituzione europea, la Commissione, viene autorizzata a fare debito comune, un tabù che sarebbe stato impensabile solo qualche mese fa.

  

Ma arrivare al risultato non è stato facile e il vertice di Bruxelles, che per poco più di 30 minuti non ha battuto il record di durata di quello di Nizza nel 2000, che durò quattro giorni e quattro notti, come ha ricordato in conferenza stampa il premier italiano Giuseppe Conte. Per piegare la resistenza dei quattro paesi cosiddetti frugali - Paesi Bassi, Austria, Svezia e Danimarca, col sostegno della Finlandia - Angela Merkel ed Emmanuel Macron hanno fatto fronte comune, con l'appoggio forte di Italia e Spagna e poi nel corso delle ore di tutti gli altri leader europei. Gli stati del nord hanno affermato un loro ruolo politico all'interno dell'Ue e messo in difficoltà l'asse franco-tedesco che per tutto il vertice ha sostenuto le ragioni del fronte sud. E Merkel è riuscita anche a tirare le fila del negoziato con i paesi di Visegrad sulle condizionalità legate al rispetto dello stato di diritto e alla fine l'accordo che soddisfa tutti è arrivato.

  

 

E così i compromessi raggiunti permettono a tutti di dirsi soddisfatti e tornare a casa rivendicando una vittoria. Il commento dei leader è unanime. Di "momento storico per l'Italia e l'Europa" parla Giuseppe Conte, secondo cui l'accordo che esce dal vertice è adeguato a far fronte alla crisi: "Abbiamo tutelato la dignità dell'Italia", aggiunge il premier. "Accordo storico" anche per Emmanuel Macron che ammette la distanza con i frugali, parla di trattativa "difficile", e di distanze ma aggiunge che il Recovery Plan "è un piano in grado di affrontare le sfide sanitarie, economiche e sociali di ogni paese". Soddisfatta e "sollevata" anche Angela Merkel, grande tessitrice dell'intesa. "È la risposta di un'Europa unita in una situazione che ha richiesto azioni straordinarie", ha aggiunto. Festeggiano anche i frugali, comunque, che incassano un aumento molto sostanzioso dei 'rebates', a cominciare da Sebastian Kurz, che raddoppia gli sconti che Vienna otterrà sul bilancio. L'olandese Mark Rutte incassa il cosiddetto “freno di emergenza” per poter congelare l’erogazione dei fondi verso un paese in caso di non rispetto della tabella di marcia delle riforme, dopo avere sollevato la questione davanti al Consiglio europeo. Il leader ungherese Viktor Orbàn ha ottenuto di ammorbidire i vincoli sullo stato di diritto e il polacco Mateusz Morawiecki ha incassato uno "sconto" sulle condizionalità ambientali: per ottenere i fondi del Recovery fund non sarà necessario sottoscrivere l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 a livello nazionale, ma basterà l’impegno a raggiungere quel target a livello Ue. Esulta infine anche Christine Lagarde che temeva una reazione pesante sui mercati in caso di 'no-deal': "L'accordo raggiunto dal Consiglio europeo - dice la presidente della Bce - dimostra che "quando è più necessario, l'Unione europea va avanti ed è unita per aiutare il popolo dell'Europa".

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