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una svolta per gli investitori

I mercati promuovono il Recovery Fund

Mariarosaria Marchesano

Secondo gli analisti di Goldman Sachs l'accordo raggiunto permetterà di sostenere una politica economica in grado di portare a “un rimbalzo più rapido e regolare nell’area euro rispetto a qualsiasi altro luogo”

L’accordo sul Recovery Fund raggiunto a Bruxelles dopo cinque giorni di negoziati ha superato l’esame dei mercati che in casi come questo sono giudici severi. Per la prima volta da quando è scoppiata la pandemia si registra una svolta nella percezione che il mondo degli investitori ha dell’Europa e delle sue potenzialità di superare la crisi economica e per di più in modo coeso.

 

Uno dei primi commenti a caldo è stato quello di un gruppo di sette analisti ed economisti di Goldman Sachs che dopo aver passato al setaccio l’intesa appena raggiunta ha concluso che una “cassaforte” da 750 miliardi di euro è abbastanza per sostenere una politica economica in grado di portare a “un rimbalzo più rapido e regolare nell’area euro rispetto a qualsiasi altro luogo, compreso gli Stati Uniti”. Il che detto da una banca d’affari americana suona come più di un complimento.

 

Sebbene l’accordo sia meno ambizioso della proposta avanzata dalla Commissione europea, perché riduce in modo significativo il volume dei contributi a fondo perduto (a 390 da 500 miliardi), con 360 miliardi di prestiti (rispetto ai 250 miliardi previsti), e perché ha una governance complessa che potrebbe creare ritardi nell’erogazione dei fondi, nel suo complesso mette la zona euro in una buona posizione per superare lo choc Covid. Questo è quello che, sintesi, pensa Goldman Sachs, che sottolinea come l’aver escogitato soluzioni ad hoc per i “frugali”, come quella di consentire ai Paesi Bassi di conservare una quota significativa delle entrate doganali che arriva attraversi i suoi porti, sia stato utile a sbloccare il negoziato, che non ha visto solo concessioni agli oppositori ma anche un’autodisciplina accettata dai paesi proponenti. I finanziamenti devono essere approvati dal Consiglio europeo ed è stato previsto un “freno d’emergenza” che può essere azionato, però, solo in via eccezionale da un paese che intenda opporsi al piano di risanamento di un altro stato. I prestiti poi, sebbene meno importanti delle sovvenzioni per la politica economica, saranno erogati con condizionalità molto leggere e a tassi addirittura inferiori al Meccanismo europeo di stabilità per una durata di 30 anni.

 

Alla fine, quello che conta, secondo Goldman Sachs, è che questo Recovery insieme con il programma di acquisti della Bce sarà sufficiente a coprire il fabbisogno di finanziamento (quindi di deficit) degli stati europei tra il 2020 e il 2022. In questo contesto, l’Italia dovrà mostrarsi all’altezza della situazione nella gestione della spesa come lo è stata nella trattativa.

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