Foto Jason Rosewell/Unplash

Manifesto liberale per il free speech

Redazione

Pezzi da novanta della cultura contro censura e chiusura del dibattito

I nomi sono uno più pesante dell’altro: la storica della Russia Anne Applebaum, Salman Rushdie, Margaret Atwood, Ian Buruma, Yascha Mounk, David Brooks, Steven Pinker, Kamel Daoud, Francis Fukuyama, J.K. Rowling, Mark Lilla e tanti altri. Con un manifesto pubblicato dalla rivista Harper’s, questi studiosi e intellettuali di area liberale spiegano che una “necessaria resa dei conti” con alcuni torti delle democrazie ha “intensificato una nuova serie di atteggiamenti che tendono a indebolire le nostre norme sul dibattito aperto e la tolleranza delle differenze a favore del conformismo ideologico. Mentre applaudiamo al primo sviluppo, alziamo la nostra voce contro il secondo”. Sostengono che il libero scambio di informazioni e idee, “linfa vitale di una società liberale”, sta diventando sempre più limitato. “Mentre ci aspettiamo questo dalla destra radicale, la censura si sta diffondendo ampiamente anche nella nostra cultura. Editor che vengono licenziati per la pubblicazione di brani controversi; libri che vengono ritirati per presunta inautenticità; giornalisti cui è vietato scrivere su determinati argomenti; professori che vengono inquisiti per aver citato opere letterarie in classe…”.

 

Di seguito alcune righe dell'appello pubblicato sulla rivista Harper’s 


“Le nostre istituzioni culturali stanno affrontando un momento di prova.
Potenti proteste per la giustizia razziale e sociale stanno portando a
richieste di riforma della polizia e di maggiore uguaglianza e
inclusione in tutta la nostra società, non ultimo nell'università, nel
giornalismo, nella filantropia e nell’arte. Ma questa necessaria resa
dei conti ha anche intensificato una nuova serie di atteggiamenti morali
e politici che tendono a indebolire le nostre norme sul dibattito aperto
e la tolleranza delle differenze a favore del conformismo ideologico.
Mentre applaudiamo al primo sviluppo, alziamo la voce contro il secondo.
Le forze dell’illiberalismo stanno guadagnando forza in tutto il mondo
e hanno un potente alleato in Donald Trump, che rappresenta una vera
minaccia alla democrazia. Ma non bisogna permettere alla resistenza di
irrigidirsi in un proprio genere di dogma o coercizione (…) Il libero
scambio di informazioni e idee, linfa vitale di una società liberale,
sta diventando sempre più limitato. Mentre ci aspettiamo questo dalla
destra radicale, la censura si sta diffondendo ampiamente anche nella
nostra cultura: un'intolleranza verso visioni opposte, la moda dello
svergognamento pubblico e l'ostracismo e la tendenza a dissolvere
questioni politiche complesse in una accecante certezza morale (…) Per
sconfiggere le cattive idee servono l'esposizione, l'argomentazione e la
persuasione, non cercare di zittirle o desiderare di allontanarle.
Rifiutiamo qualsiasi falsa scelta tra giustizia e libertà, che non
possono esistere l'una senza l'altra”


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Il risultato è quello di “restringere i confini di ciò che si può dire”. Questa “atmosfera soffocante” alla fine danneggerà le cause più vitali del nostro tempo, scrivono. “La restrizione del dibattito, da parte di un governo repressivo o di una società intollerante, fa invariabilmente male a chi manca di potere e rende tutti meno capaci di partecipazione democratica. Il modo per sconfiggere le cattive idee è attraverso l’esposizione, l’argomentazione e la persuasione, non cercando di zittire o allontanarle”. Come scrittori, concludono, “abbiamo bisogno di una cultura che ci lasci spazio alla sperimentazione, all’assunzione di rischi e persino agli errori. Dobbiamo preservare la possibilità del disaccordo in buona fede senza conseguenze professionali”. L’illiberalismo si batte sul terreno liberale, non della censura.

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