Un murales che ritrare Xi Jinping e Donald Trump (foto LaPresse)

Le conversazioni tra Trump e Xi fanno saltare sulla sedia tutti tranne gli americani che lo votano

Daniele Raineri

Il libro di Bolton svela retroscena pazzeschi che non hanno il potere di scalfire la sua base di fan, che adora il presidente e lo seguirebbe ovunque

Nell’estate del 2018 il presidente americano Donald Trump voleva a tutti i costi consegnare al dittatore della Corea del nord, Kim Jong Un, un cd autografato che conteneva la canzone “Rocket Man” di Elton John – autografato da Trump, non da Elton John – perché nel 2017 aveva chiamato Kim un “Rocket Man suicida” durante un discorso alle Nazioni Unite e voleva così alleggerire l’insulto. Per qualche mese la consegna del cd a Kim divenne una priorità diplomatica degli Stati Uniti e quando il segretario di stato Mike Pompeo tornò da un viaggio in Asia, Trump gli chiese subito se avesse consegnato il cd (no, perché Pompeo non aveva incontrato Kim, non era nel programma). Trump pensava anche che Elton John sarebbe stato contento di tutta la pubblicità che sarebbe arrivata da quel gesto. Il segretario di stato, un lealista massiccio e sempre allineato con il presidente, non era così d’accordo con questo corteggiamento di Kim e una volta passò a John Bolton, che allora era consigliere per la Sicurezza nazionale, un biglietto con sopra scritto: “He is so full of shit”, che vuol dire: Trump è così poco credibile (ieri il suo portavoce ha negato la storia). Per Pompeo la politica americana verso la Corea del nord aveva “zero probabilità di successo” ed era un’analisi azzeccata considerato che due giorni fa Kim ha ordinato di far saltare in aria l’edificio dove avvengono le comunicazioni faccia a faccia con i coreani del sud, come se gli incontri con il presidente non ci fossero mai stati.

 

 

Questi sono alcuni estratti di “The room where it happened”, il libro scritto da Bolton che esce martedì prossimo. Nota: i retroscena pazzeschi scritti da ex collaboratori di Trump non hanno il potere di scalfire la sua base di fan, che adora il presidente e lo seguirebbe ovunque. E’ gente che ha obbedito quando si è trattato di rifiutare le mascherine e le misure anti Covid-19 nel mezzo di una pandemia che ha fatto più di centomila morti negli Stati Uniti soltanto per il gusto della sfida politica, figurarsi se è turbata dal fallimento con la Corea. E’ possibile invece che i repubblicani senior, quelli che fanno calcoli e si posizionano, comincino a essere sempre più dubbiosi e che il libro di Bolton – che di certo non è liberal – allargherà la crepa. La storia del cd è basso folklore trumpiano, ma ci sono pagine meno infantili e più preoccupanti. Il presidente americano che ha passato i primi due anni di mandato a difendersi dall’accusa di essere stato eletto grazie all’interferenza della Russia aveva rapporti compromettenti con il leader cinese Xi Jinping. In teoria America e Cina erano impegnate in una guerra commerciale. In pratica Trump era accomodante – prima che arrivasse la pandemia e fosse costretto ad accusare la Cina per scaricare la responsabilità. Una conversazione con Xi comincia con il cinese che dice a Trump: “Sei meraviglioso”, perché tutti sanno che con lui l’adulazione più è smaccata e più funziona. Il presidente si offre di ridurre la punizione per Zte, il colosso delle telecomunicazioni cinese accusato di fare affari illeciti con Iran e Corea del nord. Xi gli dice: “Se ci riesci, ti devo un favore”. Trump ci riesce e di fatto salva la compagnia cinese dal fallimento. Chiederà a Xi di impegnarsi ad acquistare prodotti agricoli americani per aiutarlo a essere rieletto (la guerra dei dazi scatenata da Trump ha colpito molto gli agricoltori americani, che nel 2016 sono stati un serbatoio di voti per lui). Trump è molto duro durante i comizi elettorali nell’America forgotten ma quando è con Xi cambia. Il cinese gli dice che vorrebbe lavorare con lui per altri sei anni, Trump gli risponde che molta gente vorrebbe che lui facesse anche più di due mandati. Avete troppe elezioni da voi dice il cinese, Trump è d’accordo. Tutta roba che sarebbe considerata troppo didascalica in una sceneggiatura per Netflix. Al G20 di Osaka, giugno 2019, Xi spiega a Trump perché è stato costretto a creare i campi di concentramento per milioni di uiguri, la minoranza musulmana. Trump dice a Xi di continuare così, che è la cosa giusta da fare. La repressione etnica e religiosa più controversa del regime cinese è avallata dal presidente americano, in privato. Lo dirà anche a Matthew Pottinger, astro nascente della Sicurezza nazionale per quel che riguarda la Cina. Ieri ha twittato: “E’ una compilation di bugie”.

Di più su questi argomenti:
  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)