John Bolton (foto LaPresse)

V come Bolton

Daniele Raineri

L’ex consigliere pubblica un libro da sfracelli contro Trump. Questi ex trumpiani sono sempre un po’ lenti

Roma. Martedì 23 giugno esce il libro di John Bolton, che è stato consigliere per la Sicurezza nazionale del presidente Trump per diciotto mesi. Trump sta facendo di tutto per bloccarne l’uscita, perché il libro contiene informazioni che lo metteranno in imbarazzo e che potrebbero danneggiarlo nella corsa verso la rielezione. Il presidente sostiene la tesi che qualsiasi cosa dica è per definizione top secret – gli esperti dicono che questa tesi non regge – e spera che Bolton abbia problemi con la giustizia.

 

L’ex consigliere è un testimone privilegiato di quello che succedeva dentro alla Casa Bianca – il titolo del suo libro è “The Room Where It Happened”, la stanza dove è successo – e secondo le anticipazioni molto scarne porterà molta ciccia ai lettori. Non era facile, considerato che in questi anni sono usciti già saggi che raccontano il caos dentro all’Amministrazione Trump come “Paura” di Bob Woodward, nel quale si spiegava come lo staff di Trump gli togliesse dalla scrivania il testo di alcune sue decisioni impulsive che avrebbero avuto conseguenze enormi, così lui se le dimenticava e non ci pensava più. Il libro di Bolton promette di rivelare alcuni casi nei quali Trump ha usato la politica estera americana per ottenere vantaggi personali – quindi simili a quello che ha fatto scattare la procedura d’impeachment contro di lui e che si riferiva a uno scandalo con l’Ucraina. Secondo l’accusa, Trump aveva bloccato gli aiuti militari all’Ucraina (impegnata in una guerra contro i separatisti filorussi) perché voleva in cambio che gli ucraini aprissero un’inchiesta contro il figlio di Biden. L’ex consigliere per la Sicurezza nazionale scrive come Trump avrebbe fatto la stessa cosa “con tutta la sua politica estera”. In una descrizione trapelata sul Washington Post, Bolton rivela che durante il G20 dell’anno scorso Trump avrebbe chiesto al presidente cinese Xi Jinping di aumentare gli acquisti di prodotti agricoli americani per migliorare le sue possibilità di rielezione.

Il libro doveva uscire a marzo, ma l’Amministrazione ha lavorato molto per bloccarlo. Una responsabile di nome Ellen Knight ha chiesto a Bolton di fare assieme a lei molte sedute di editing per tagliare i passaggi che potrebbero danneggiare la sicurezza americana, e così è stato. La procedura di revisione del testo secondo l’avvocato di Bolton è stata la più lunga mai chiesta da un’Amministrazione americana, è cominciata a gennaio e si è conclusa alla fine di aprile ed è durata più della scrittura del libro stesso. Alla fine di aprile la Knight tuttavia ha scritto a Bolton che era finita, ma dalla casa Bianca non è mai arrivata la conferma ufficiale, la “clearance”. L’editore ha stampato le copie e le ha distribuite ai negozi, perché se lo scritto ha passato la revisione del Consiglio di sicurezza nazionale vuol dire che non contiene più materiale che potrebbe compromettere l’America, ma soltanto materiale che potrebbe compromettere Trump e questa non sarebbe una ragione sufficiente per fermare la pubblicazione. Due giorni fa il dipartimento di Giustizia ha fatto causa contro Bolton, perché violerebbe un accordo di non divulgazione firmato quando è entrato alla Casa Bianca. Ma è tardi. E’ molto probabile che in questo momento alcune copie del libro siano già stato distribuite per le recensioni e che gli articoli siano già stati scritti.

 

Come Jim Mattis, il capo del Pentagono che si dimise alla fine del 2018 e che di recente ha scritto una lettera durissima contro Trump, anche Bolton fa parte della schiera di personalità che prima sono state chiamate alla Casa Bianca con grandi celebrazioni e poi sono state rigettate come un corpo estraneo. Come Mattis, Bolton ha lasciato passare molto tempo dalla pedata di Trump prima di agire contro di lui – e piùè il tempo passato e più è facile per Trump liquidare i suoi ex collaboratori come rancorosi che vogliono infastidirlo. A gennaio i democratici avrebbero voluto che Bolton testimoniasse durante la procedura d’impeachment al Senato, ma lui si rifiutò di farlo volontariamente, obbligarlo avrebbe aperto un’altra battaglia giudiziaria e così non se ne fece nulla. Dello scandalo ucraino lui sapeva tutto. Chissà se adesso il libro in uscita ha lo stesso potenziale contro il presidente, all’inizio dell’estate che porta verso il voto. (Daniele Raineri)

Di più su questi argomenti:
  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)