(Foto LaPresse)

Silvia Romano non è stata dimenticata

Redazione

Ma questo è il momento della discrezione, non della pressione politica

Ieri era un anno esatto dal rapimento di Silvia Romano in Kenya. C’è una campagna in corso per fare in modo che la giovane donna di Milano non sia dimenticata ed è una campagna lodevole in questi tempi a rischio di abbrutimento umano, ma c’è da chiarire una cosa: Silvia Romano non è stata dimenticata. Da qualche parte nella macchina del governo c’è una squadra che si sta occupando del suo caso di sequestro e ne fanno parte specialisti che hanno risolto altri casi di questo tipo in passato. Il fatto che non facciano dirette dalla spiaggia o che non pubblichino foto di spritz non vuol dire che non stiano lavorando, vuol dire che sono al lavoro con discrezione com’è giusto in questo genere di operazioni. In questa fase, è naturale che le informazioni siano poche. Non sarebbe male se nel frattempo, invece che “non dimenticarla”, ci si ricordasse di essere più cauti quando si fanno circolare notizie sulla rapita – che non può difendersi – considerata la ridda di voci senza la minima conferma che girano e sono spacciate per “notizie”.

 

In Italia si fa così: quando ci sarebbe bisogno di discrezione si invoca più visibilità e quando invece un caso avrebbe bisogno di visibilità e pressione politica si tende a dimenticarlo. Prendiamo l’indagine su Giulio Regeni, il ricercatore italiano trucidato al Cairo. La campagna per ottenere la verità dal governo egiziano dovrebbe essere forte e incessante perché – al contrario del caso Romano – non c’è alcuna attesa da rispettare e ogni momento di ritardo nell’arrivare a chi l’ha massacrato è un momento di troppo. I governi italiani succedono l’uno all’altro e promettono chiarezza, ma sembra che invece sulla morte dell’italiano sia scesa una quiete accomodante, che ovviamente il governo del Cairo apprezza molto. Nessuno dimentichi Silvia Romano, ma lasciamo che chi segue il caso faccia il suo lavoro, e nessuno dimentichi Giulio Regeni. E ricordiamoci che non è soltanto una questione sacrosanta di giustizia. La forza esercitata da una nazione per sapere la verità su un suo singolo cittadino anche dopo il suo assassinio migliora la sicurezza di tutti i cittadini.

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