Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Perché la Francia dice no all'allargamento dell'Ue

Mauro Zanon

Un’eurodeputata macroniana ci spiega la decisione di opporsi all'ingresso di Albania e Macedonia del nord: le richieste di asilo e lo stato di diritto

Parigi. “C’è stato un grande rinnovamento all’interno del Parlamento europeo, cui ho preso parte attraverso il gruppo Renew Europe. Alcune abitudini di ripartizione del potere tra la Commissione, il Consiglio europeo e il Parlamento sono esplose. E come succede quando si verifica un cambiamento profondo, c’è bisogno di tempo affinché i nuovi equilibri si mettano in piedi”. Per Irène Tolleret, eurodeputata della République en marche (Lrem), il vento di rinnovamento portato da Macron in Francia soffierà anche in Europa, nonostante gli inizi difficili del quinquennio 2019-2024: ci vorrà un po’ più di tempo. Ma non nasconde la sua delusione per quanto accaduto una settimana fa, con la bocciatura di Sylvie Goulard come commissario per il Mercato interno. 

 

“Quando si lavora con dei gruppi politici sul contenuto programmatico della futura commissione, si arriva alla nomina del presidente e dei tre vicepresidenti e c’è un’agenda condivisa su vari temi come l’impegno sulla parità, la convinzione è che ci sia un gentlemen’s agreement per andare verso una certa direzione. Ma quando poi si vede ciò che è successo con Sylvie Goulard, la domanda è: c’è stata una rottura del gentlemen’s agreement? Quando qualcuno non rispetta la parola data, a mio avviso, si spezza qualcosa: la fiducia. E questa fiducia è difficile da ricostruire. Dobbiamo ricostruirla con la concretezza, mettendoci al lavoro”, dice al Foglio Irène Tolleret, durante un incontro nella sede di Lrem a Parigi.

 

“Sicuramente quello che è successo è indice di una crisi istituzionale, che va risolta al più presto. Nella commissione per i Diritti della donna e l’Uguaglianza di genere di cui faccio parte, c’è uniformità di intenti tra il gruppo Renew Europe e gli altri su molti temi. Dobbiamo trovare questa stabilità anche in altre commissioni per poter far avanzare le cose”, ha aggiunto l’eurodeputata macronista. Sull’apertura del processo di adesione di Albania e Macedonia del nord all’Ue, cui la Francia si oppone fermamente a differenza di Italia e Germania, grandi sponsor dell’allargamento nei Balcani occidentali, Irène Tolleret spiega che una delle ragioni principali del veto di Parigi è legata alle richieste di asilo da parte dell’Albania (è il paese con il più alto numero di richiedenti, metà dei quali sceglie come destinazione la Francia). “O non ci sono problemi politici, dunque non esistono ragioni per richiedere asilo, o alcuni problemi ci sono, e allora forse non si è pronti per entrare nell’Ue. E’ incoerente essere il primo paese per richieste di asilo e allo stesso tempo candidarsi a fa parte dell’Ue, perché se ti candidi significa che sei in uno stato di diritto e non hai rifugiati politici”, dice l’eurodeputata. Non bastano, insomma, le riforme portate a termine da Albania e Macedonia del nord. “In Ue – ha concluso Irène Tolleret – ci sono già diversi problemi in materia di rispetto dei diritti fondamentali con Ungheria e Polonia. Non possiamo introdurre altri paesi che hanno problemi con lo stato di diritto”.