Emmanuel Macron al suo discorso alla Sorbona (foto LaPresse)

Il no di Macron all'allargamento

Redazione

Parigi è miope quando s’oppone ai negoziati con Macedonia del nord e Albania

Emmanuel Macron si è messo di traverso all’avvio di negoziati di adesione con la Macedonia del nord e l’Albania, con una decisione che rischia di compromettere le aspirazioni dell’Unione europea di avere un ruolo geopolitico e lasciare campo libero ad avversari interni e esterni nel suo vicinato. I ministri degli Affari europei ieri a Lussemburgo non hanno trovato un accordo sulla raccomandazione della Commissione di aprire i negoziati con Skopje e Tirana, malgrado l’impegno in questo senso confermato lo scorso giugno. Serviva l’unanimità e la Francia ha detto “no” contro tutti gli altri. Non solo l’Italia, che da sempre guarda con favore all’allargamento dei Balcani, ma anche Germania, Olanda e Austria che finora si erano sempre dette contrarie. L’avvio dei negoziati è solo l’inizio di un lungo viaggio verso l’adesione. Macedonia del nord e Albania hanno rispettato tutto quel che era stato chiesto loro di fare: dallo storico accordo con la Grecia per mettersi alle spalle il nome Fyrom, alle riforme nei settori della giustizia e della lotta alla corruzione. Un interlocutore serio dovrebbe rispettare la parola data. Ma il presidente francese sembra aver paura dell’opinione pubblica restia all’allargamento, e così l’Ue sta tradendo i suoi impegni. I rischi sono molteplici. Macedonia del nord e Albania potrebbero interrompere lo sforzo di riforme interne e considerare in modo più serio il corteggiamento della Russia e della Cina, che stanno cercando di estendere la loro influenza politica ed economica nei Balcani. La deriva autoritaria e la politica estera antioccidentale di Recep Tayyip Erdogan dovrebbe essere di insegnamento: sia sul piano interno sia su quello internazionale, il premier turco era rimasto allineato all’Ue fino a quando l’Ue ha saputo gestire la prospettiva di adesione. Macedonia del nord e Albania sono meno ingombranti della Turchia: una ragione in più per Macron per ripensarci al vertice europeo di domani.