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Varsavia solitaria contro il PiS

Micol Flammini

L’opposizione nella capitale è euforica, ma quanto poco assomiglia la città al resto del paese

Varsavia. “Football, not politics”, grida un tifoso con la sciarpa bianca e rossa della Nazionale davanti al quartier generale dell’opposizione. Non è di Varsavia, è nella capitale per vedere la partita di qualificazione agli europei: Polonia-Macedonia del nord. Le strade di Varsavia sono piene di bandiere, c’è il silenzio elettorale che qualcuno rompe qua e là. Dei mangiafuoco in piazza del Castello, prima di iniziare lo spettacolo, ricordano quanto è importante lottare per i propri diritti. Aspettano l’applauso, ma il pubblico di maglie patriottiche non è interessato e attende lo spettacolo. Per le strade spuntano passi dei libri di Olga Tokarczuk, l’antipolacca, come l’ha definita il PiS, attori più o meno giovani leggono pagine della premio Nobel e dai balconi pendono cartelli di congratulazioni: “Pani Olgo, gratulujemy Nobla”, rallegramenti signora Olga per il Nobel. Nella sede di Coalizione civica (Ko), il principale partito di opposizione formato da sette sigle, arrivano sul palco i leader. “Nove, otto, sette, sei”, inizia il conto alla rovescia che precede le prime proiezioni per il Sejm, la Camera dei deputati, poi confermate durante la giornata di ieri. Ko al 27,4 per cento, i militanti esplodono, battono le mani, scandiscono “Koalicja, Koalicja”. Hanno perso, ma meno del previsto. Il PiS, il partito nazionalista che ha governato negli ultimi quattro anni, ha ottenuto il 43,6. “Entriamo in Parlamento a testa alta – dice dal palco Grzegorz Schetyna, leader del partito Po – Varsavia non sarà Budapest”. 

 

 

Applausi, grida, Coalizione civica nella capitale ha preso il 43 per cento, ma il resto del paese ha deciso di votare il PiS che in Parlamento ha la maggioranza assoluta, non ha bisogno di alleanze e di coalizioni, dovrà scegliere soltanto il nome del prossimo leader, che più di qualcuno crede sarà Jaroslaw Kaczynski. La Coalizione è euforica, ha fatto una campagna elettorale molto attiva, e nell’unione tra tutti i partiti di opposizione, inclusa la sinistra e il Partito popolare, vede la possibilità di contrastare i piani del PiS, bloccare i suoi progetti e far sentire che Kaczynski non possiede la Polonia. Sicuramente non possiede Varsavia, e la Coalizione spera che la capitale sia un punto di partenza, isola antinazionalista ed europeista lo è sempre stata, ma negli anni si è trasformata, diventando sempre più dinamica, moderna, europeista, il volto di una delle due Polonie. L’altro volto è tutto intorno, è blu, il colore del PiS, guarda con spavento e orrore a quel che avviene nella capitale, non ne accetta la modernità, non ne accetta lo stile di vita e soprattutto i valori. A Varsavia c’è tutto, ci sono le multinazionali, le banche, le università, ci sono gli stranieri, le sedi europee. Ma tutto questo è molto lontano dal resto del paese che vota PiS, senza avere dubbi.

 

 

A Varsavia c’è l’opposizione, convinta di poter ripartire da lì, dal successo elettorale della capitale, dalle letture del premio Nobel, dai diritti. “Noi ripartiremo dal fare opposizione. Dimostrare che dentro al Parlamento l’opposizione ha una voce forte è importante e la Coalizione deve rimanere unita, è una priorità”, dice al Foglio Ewa Kopacz, vicepresidente del Parlamento europeo ed ex premier. La Coalizione civica è molto eterogenea, va dal centro alla sinistra, ha raggruppato al suo interno, attorno al Po (Piattaforma civica), il principale partito di opposizione, tutte le forze che credevano che arrivare uniti davanti al PiS alle elezioni avrebbe limitato i danni. “Non si è mai soddisfatti del tutto quando non si vince, ma è un punto di partenza”, continua Ewa Kopacz. Attorno a lei ci sono molti ragazzi, varsaviani giovanissimi, hanno addosso la maglietta con la scritta Konstytucja, Costituzione, la stessa indossata da Lech Walesa durante i giorni delle manifestazioni contro la riforma della magistratura, si contano, si abbracciano, si fanno selfie. “Abbiamo battuto ogni centimetro della città, il silenzio elettorale iniziava sabato e io l’ultimo volantino l’ho dato venerdì alle 23.59. Ma quello è Marek Kossakowski?” e corre via a chiedere una foto al leader dei Verdi, forse il più soddisfatto all’interno della Coalizione. “Per noi è un successo, siamo riusciti a entrare in Parlamento per la prima volta e in generale i risultati di oggi non sono negativi: tutti i partiti anti PiS, se sommati, hanno più voce del PiS – dice Kossakowski al Foglio – e questo dato è importante perché ci aiuta a concentrarci sulla prossima sfida, le elezioni presidenziali del prossimo anno”. Se alla Camera il Pis potrà contare sulla maggioranza assoluta, al Senato le opposizioni, tutte insieme, hanno più seggi del partito di Kaczynski e il dato è una piccola forma di garanzia, un’arma in più per bloccare i programmi del PiS, che prevede di portare a termine la riforma della magistratura, i piani contro la libertà di stampa e una nuova legge elettorale.

 

Varsavia ora si chiede quanto i suoi successi, la sua opposizione, la sua voglia di diritti, assomiglino al resto del paese, i dati delle elezioni dicono che tra la capitale e la Polonia la differenza è grande e mentre Varsavia sperava nel riscatto, il paese voleva la continuità. Il clima che Diritto e giustizia ha creato in quattro anni ha coinvolto la nazione in episodi gravi, come l’omicidio del sindaco di Danzica Pawel Adamowicz da parte di un ragazzo di 27 anni, la capitale e le città più grandi non vogliono che la Polonia si riduca a questo e nel risultato delle elezioni di domenica, soprattutto nell’affluenza più alta, hanno visto una speranza. Ancora troppo piccola però. La festa dell’opposizione è stata rimandata ancora una volta. Coalizione civica si accontenta e cerca un leader per la prossima sfida, le presidenziali del 2020. La Polonia ha battuto la Macedonia del nord due a zero e Varsavia, che non è ancora Budapest, festeggia, questa volta tutta insieme, con il resto della Polonia.

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