La polizia arresta un contestatore a Mosca (LaPresse)

La brutalità di Mosca

Domani il voto e nelle schede elettorali non ci sono né oppositori né Russia Unita

Domenica i cittadini di Mosca voteranno per eleggere i 45 membri della Duma della città, dove Russia Unita, il partito del presidente Vladimir Putin, ha ora la maggioranza. Il 5 luglio si erano concluse le candidature e la commissione elettorale aveva escluso dalle liste 56 candidati. Molti di loro erano oppositori del Cremlino, alcuni hanno fatto ricorso per essere riammessi e soltanto uno, Sergei Mitrokhin, ex segretario del partito Jabloko, ha vinto. Gli altri sono rimasti fuori, hanno animato manifestazioni, sono stati arrestati e rilasciati, arrestati di nuovo e rilasciati ancora una volta. Qualcuno di loro è stato anche vittima di aggressioni. Mosca nei fine settimana estivi ha conosciuto una brutalità senza precedenti da parte della polizia, la perseveranza dei suoi manifestanti e l’ottusità delle autorità che hanno anche tentato di separare un bambino dai suoi genitori, colpevoli di aver preso parte alle proteste. Gli arresti sono stati tantissimi, quasi duemila. Molti commentatori si sono chiesti il perché di tanto manifestare, le elezioni della Duma di Mosca non sono mai state un evento così importante e il Parlamento cittadino non decide granché. Il voto è stato il pretesto di Mosca per scendere in strada, come a Hong Kong il pretesto è stato la legge sull’estradizione, il motivo vero era lo stato della democrazia russa. Vladimir Putin non ne ha parlato molto, soltanto in Francia, incalzato dal presidente Macron, aveva risposto che le manifestazioni vanno contenute, altrimenti ti ritrovi i gilet gialli. Nei fine settimana dei cortei e dei successivi arresti Putin era spesso lontano da Mosca, una volta era addirittura in un sottomarino (più lontano di così?), lasciava parlare Dmitri Peskov che pure non dichiarava molto, se non che il compito delle autorità è preservare l’ordine, peccato che i cortei fossero pacifici e il disordine lo portavano i “kosmonavti”, i poliziotti in tenuta antisommossa. Il Cremlino tuttavia sa che qualcosa sta cambiando e nelle liste elettorali non ha presentato nessun candidato di Russia Unita. I putiniani sono tutti classificati come “indipendenti”, segno che per i moscoviti il putinismo non è più una garanzia.

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