Vladimir Putin (foto LaPresse)

A Mosca Putin è un po' più piccolo

I candidati del presidente russo hanno ancora la maggioranza nella Duma della capitale ma hanno perso pezzi importanti

I candidati di Russia Unita, che si erano presentati senza il nome del partito ma come indipendenti, hanno perso dodici seggi sui quarantacinque che costituiscono la Duma di Mosca. Gli uomini del presidente russo Vladimir Putin hanno comunque ottenuto la maggioranza, ma la perdita di un terzo dei seggi, dopo mesi di proteste, violenze e manifestazioni da parte dei cittadini della capitale è un dato da non sottovalutare. 

 

Cosa succede ora

Il Partito comunista ha guadagnato 13 seggi, il partito Yabloko è riuscito a far entrare alla Duma tutti e quattro i suoi candidati e anche Russia Giusta ha ottenuto che tre dei suoi uomini entrassero in Parlamento . L’opposizione quindi avrà 20 seggi su 45. La maggioranza rimane nelle mani dei candidati vicini a Vladimir Putin che però in queste elezioni hanno perso alcuni pezzi importanti. Come Andrei Metelski, leader della sezione moscovita di Russia Unita, che nelle elezioni di ieri ha perso il suo seggio. 

 
La crisi di Russia Unita

Non sono state soltanto le proteste di quest’estate a indebolire il partito Russia Unita, la crisi è iniziata già da tempo e i primi segnali erano arrivati lo scorso anno quando i candidati appoggiati dal presidente russo Vladimir Putin avevano perso in quattro elezioni locali. I russi chiedono delle riforme economiche e sono soprattutto le aree più periferiche del paese a soffrire della crisi finanziaria.

 
Putin e il partito

Il primo a essersi presentato come indipendente era stato il presidente russo alle elezioni presidenziali del marzo del 2018. Già la popolarità del partito cominciava a indebolirsi, colpita soprattutto dagli scandali sulla corruzione che coinvolgono gli uomini di Russia Unita. Dopo il risultato delle elezioni di ieri, Putin ha commentato che quel che importa all’interno della Duma non è il numero ma la qualità dei candidati: “In alcuni paesi ci sono 30, 50, anche 1000 candidati, ma la qualità del loro lavoro non dipende certo da quello”. 

 
Le opposizioni 

Prima del voto Alexei Navalny, il leader dell'opposizione non sistemica, quella esterna alla Duma, aveva chiesto agli elettori un “voto intelligente”, spingendoli a votare un candidato di opposizione, ma di andare a votare per lanciare un segnale al Cremlino. Nonostante gli appelli l’affluenza è stata bassa, a Mosca al 21 per cento. Ljubov Sobol, una dei candidati non ammessi al voto di ieri dalla commissione elettorale e tra i protagonisti delle proteste di luglio e agosto, ha definito le elezioni di ieri “il funerale di una anche minima parvenza di democrazia”.

 

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