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Il “Conte 2” in Europa

David Carretta

Macché Concorrenza, a Bruxelles c’è da puntare a Ricerca (molti fondi) e Affari interni (immigrazione). Possiamo ancora piazzare uomini in posti strategici dell’Ue, ma abbiamo pochi giorni

Bruxelles. Concorrenza? Commercio? Affari economici? Agricoltura? Nel momento in cui Ursula von der Leyen si è messa a comporre il puzzle della sua Commissione, il Movimento 5 stelle e il Partito democratico devono affrettarsi a trovare il nome della persona da inviare come commissario, chiarendosi prima le idee sulla visione del futuro dell’Italia e dell’Unione europea. Il governo italiano è rimasto l’ultimo a dover designare il suo commissario, dopo che Emmanuel Macron ha deciso di schierare il peso massimo Sylvie Goulard mostrandosi determinato a orientare la Commissione von der Leyen.

  

Il governo “Conte 2” può fare altrettanto, ma deve rinnegare la logica difensiva con cui avevano affrontato la questione “commissario italiano” i due partiti di maggioranza del “Conte 1”. La Lega, uscita vincitrice dalle elezioni europee, e il M5s, ancora nella sua fase nazional-populista, avevano dichiarato un solo obiettivo: ottenere un portafoglio per proteggersi da Bruxelles. In primo luogo la Concorrenza perché – ai loro occhi – il commissario italiano avrebbe dovuto ignorare trattati e regolamenti per lasciare a Roma totale libertà su banche, Alitalia, aiuti a imprese decotte. La Concorrenza “è un tema da cui l’Italia ha ricevuto molti danni in questi cinque anni”, aveva detto a giugno Marco Zanni subito dopo il trionfo leghista alle elezioni europee. In subordine c’era il Commercio per l’avversione agli accordi di libero scambio come il Ceta e le smanie protezioniste. Infine c’era l’Agricoltura con cui ricompensare clientele stile Coldiretti. Il “Conte 2” ha la stessa visione difensiva per regolare i conflitti passati? Oppure intende usare la Commissione von der Leyen per affrontare le sfide attuali e costruire l’Italia del futuro? Perché in quale caso ci sono due portafogli molto diversi da quelli finora evocati. “Ricerca e Affari Interni nei prossimi anni possono essere strategici per l’Italia”, spiega al Foglio un funzionario Ue.

  

La costruzione del difficile puzzle dei portagli è all’inizio. Le uniche certezze della Commissione von der Leyen sono i due primi vicepresidenti, Frans Timmermans e Margrethe Vestager, e l’Alto rappresentante Josep Borrell. A Timmermans potrebbe andare una maxi-delega su clima e ambiente oppure sicurezza e immigrazione. Vestager, che vorrebbe tenere anche la Concorrenza, potrebbe controllare tutto ciò che ha che fare con digitale e economia (anche se non è escluso il clima). Gli altri 23 pezzi sono tutti da sistemare. L’irlandese Phil Hogan vuole il Commercio. La Polonia ha detto che avrà l’Agricoltura (e di conseguenza ha cambiato candidato). La ceca Vera Jourova punta al Mercato Interno. L’estone Kadri Simson ha gli occhi sull’Energia. Ci saranno delle bocciature: l’Europarlamento ha già nel mirino l’ungherese Laszlo Trocsanyi e i due candidati dalla Romania. Per i portafogli finanziari e economici – compreso il ruolo ricoperto da Pierre Moscovici – c’è la fila: l’attuale vicepresidente responsabile dell’Euro Valdis Dombrovskis, l’ex ministro delle Finanze finlandese Jutta Urpilainen, la francese Goulard (che in realtà è estremamente versatile).

  

Nei confronti del “Conte 1” non c’erano state preclusioni. Von der Leyen era disponibile ad accettare un italiano perfino alla Concorrenza, ma a condizione che fosse una persona competente e all’altezza (tra carenze linguistiche e posizioni anti-Ue, Salvini non è stato in grado di presentare alcun nome accettabile). Pregiudizi ce ne sono ancor meno nei confronti del nascente “Conte 2” che – anzi – l’Ue vorrebbe aiutare. Alcuni dei nomi che circolano sono particolarmente apprezzati (Paolo Gentiloni in testa, ma anche Roberto Gualtieri e Lucrezia Reichlin), altri meno (Giovanni Tria e Graziano Delrio), altri ancora sono considerati passabili (i tecnici Enzo Moavero Milanesi e Elisabetta Belloni). “Ma per fare cosa? Sono sicuri di voler avere la Concorrenza per sperperare i soldi dei contribuenti? O di volere gli Affari economici per farsi bacchettare quando si concederà flessibilità all’Italia?”, dice il funzionario Ue. “Due portafogli saranno centrali per l’Italia nella prossima legislatura. La Ricerca avrà centinaia di miliardi di euro da spendere. Dublino e Schengen vanno ridisegnati a 27 o attorno a un nucleo ristretto di paesi”, spiega il funzionario. La Ricerca aiuterebbe l’Italia a diventare più “green” e digitale. Gli Affari interni sono fondamentali per gestire in comune i flussi migratori. In ogni caso, il “Conte 2” deve chiarirsi le idee in fretta: a metà della prossima settimana alcuni pezzi del puzzle diventeranno inamovibili.