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Brexit violenta

Daniele Raineri

In Irlanda del nord aumentano le imboscate contro la polizia in vista del ritorno dell’“hard border”

Roma. Lunedì in una zona di campagna dell’Irlanda del nord c’è stato un tentativo di uccidere poliziotti con una bomba. Qualcuno ha lasciato un finto ordigno su una strada vicino Fermanagh, poi ha fatto una telefonata per avvertire la polizia e vicino all’ordigno finto ha piazzato una bomba vera e abbastanza potente per mutilare o uccidere chi fosse entrato nel suo raggio d’azione. Gli agenti l'hanno scoperta prima che esplodesse perché in questo periodo hanno un approccio molto guardingo. La polizia si aspetta questo tipo di imboscate. Venerdì 27 luglio c’era stato un tentativo identico di attirare poliziotti verso una trappola esplosiva e a giugno un agente aveva scoperto una bomba attaccata sotto la sua macchina in un parcheggio di Belfast. In totale in questi mesi del 2019 le operazioni di questo tipo sono state cinque. Il vice della polizia, Stephen Martin, dice che i primi sospettati sono sempre i militanti repubblicani, eredi mai davvero pacificati della guerriglia dell’Ira (Irish Republican Army) contro gli inglesi, e che i poliziotti che hanno risposto alla chiamata “sono fortunati a essere vivi”.

 

Ad aprile i “dissident republicansavevano lanciato cinquanta bottiglie molotov contro la polizia e avevano bruciato due auto di pattuglia durante una protesta violenta a Derry, nel nord del paese. Una giovane giornalista, Lyra McKee, arrivò sul posto per seguire i tumulti e fu uccisa da uno sparatore non identificato che era assieme ai lanciatori di molotov. Una settimana prima la polizia aveva trovato un mortaio pronto a essere azionato con un cavo elettrico. La morte di McKee fu rivendicata da un gruppo terroristico che si fa chiamare Nuova Ira e creò molta indignazione nell’opinione pubblica, ma l’impressione generale è che l’escalation irlandese non si sia interrotta in quei giorni di aprile e che anzi stia accelerando. “Ci sarà violenza nelle strade dell’Irlanda del nord entro Natale”, avvertiva a Ferragosto un titolo del quotidiano Irish Times.

 

La strada su cui è stata trovata la bomba lunedì attraversa il confine invisibile tra Irlanda del nord e Repubblica d’Irlanda per quattro volte nel giro di dieci chilometri e questo non è un caso. Da anni quel confine è praticamente invisibile ma da quando c’è stato il referendum sulla Brexit se ne parla di nuovo moltissimo. In caso di Brexit “no-deal”, vale a dire senza un accordo tra il governo di Boris Johnson e l’Unione europea entro il 31 ottobre, quella linea di confine dovrebbe diventare un “hard border”, quindi tornare a essere un vero confine con barriere materiali e posti di guardia presidiati da forze di sicurezza inglese. La barriera complicherebbe molto la vita degli irlandesi, perché di fatto diverrebbe la linea di separazione tra un territorio del Regno Unito – fuori dall’Unione europea tra poche settimane – e il resto dell’isola. Ci sarebbero controlli su tutto e su tutti e possibili dazi sui beni che transitano. La presenza dei soldati britannici funzionerebbe come un ovvio eccitante per gli eredi dell’Ira che considerano il ritorno del confine fisico e la separazione dall’Europa come un nuovo sopruso da parte del governo di Londra. L’Irlanda del nord nel 2016 votò a larga maggioranza per restare nell’Unione europea e il fatto che ora ne debba uscire per colpa del voto degli inglesi crea uno scenario ideale per riaccendere le ostilità. Se poi alla questione politica si aggiungono le perdite economiche che potrebbero derivare dalla Brexit, si capisce perché le frange violente irlandesi stanno diventando più attive. A gennaio un commando ha puntato una pistola in faccia al guidatore di un furgone per la consegna delle pizze, ha preso il mezzo, ci ha piazzato una bomba sopra, lo ha parcheggiato nel centro di Derry e lo ha fatto saltare in aria.

 

Dan Haverty, un giornalista che scrive per Foreign Policy, ha una tesi interessante e dice che le milizie paramilitari responsabili delle violenze non stanno ritornando per colpa della Brexit per il semplice fatto che non se ne erano mai andate. I rapporti della polizia, scrive, dimostrano che la violenza è in aumento dal 2007 quindi da molto prima che si parlasse di Brexit e la Nuova Ira è stata fondata nel 2012, di nuovo molto in anticipo sul referendum per l’uscita dall’Unione europea. Ma, avverte pure lui, le condizioni e il malessere che favoriscono da anni queste milizie irlandesi saranno aggravate dalla Brexit.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)