Ivan Golunov (LaPresse)

Ivan Golunov è libero

Redazione

“Non ci sono prove”. Le brutalità pretestuose hanno un limite anche in Russia

Ivan Golunov è un giornalista d’inchiesta russo, lavora per il giornale online Meduza, testata russa con sede in Lettonia, è corrispondente da Mosca e giovedì scorso è stato arrestato e picchiato dalla polizia con l’accusa di spaccio. Le autorità avevano detto di avergli trovato addosso quattro grammi di mefedrone, lui aveva risposto che non era mai stato in possesso di nulla di simile e che la sostanza gli era stata messa nelle tasche durante l’arresto. Per tutta risposta il ministero dell’Interno aveva fatto circolare delle foto di un appartamento pieno di droghe, e dopo qualche ora aveva dovuto smentire e ammettere che si trattava di immagini di repertorio e che quella non era la casa del giornalista. Golunov è stato poi condotto in ospedale, ha potuto parlare con il suo avvocato dopo diverse ore, e non appena è stata data la notizia del suo arresto, dell’arresto di un giornalista, un altro, la Russia si è organizzata per protestare.

 

Anche gli altri giornali hanno deciso di reagire “Io sono Ivan Golunov” riportavano le prime pagine di tre dei principali quotidiani economici. La reazione è stata forte, razionale, lontana dalla performance che spesso caratterizza le proteste organizzate da Alexei Navalny, l’avvocato anticorruzione che di se stesso ha fatto un brand più che un oppositore politico. In piazza c’era rabbia, c’era stanchezza e la volontà di portare la protesta fino in fondo. Le gaffe del ministro dell’Interno lunedì avevano suscitato un moto di imbarazzo da parte del Cremlino: “A tutti capita di sbagliare”, aveva detto Dmitri Peskov.

   

  

Ieri il ministero dell’Interno ha comunicato che per incriminare il giornalista non ci sono prove. Le prove non c’erano dall’inizio, ma la polizia ha fatto di tutto per vedere il giornalista incastrato. La goffaggine delle autorità russe avevamo imparato a conoscerla con i fatti di Salisbury, quando due agenti segreti erano partiti per avvelenare un’ex spia, Sergei Skripal, e avevano lasciato tracce ovunque, e anche questa volta pur di trovare scuse e pretesti, il Cremlino si è mosso in modo maldestro ma non si aspettava la reazione dei russi e le copertine dei giornali. La scarcerazione di Golunov è una buona notizia, le brutalità pretestuose hanno un limite, anche in Russia.

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