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I corazzieri di Xi Jinping

Giulia Pompili

Meno male che il Quirinale c’è. Sul torrino sventola la bandiera europea, si parla di porti ma non di 5G

Roma. “Fa molto caldo oggi, così come sono calde le relazioni tra i nostri paesi”, si sente dire all’ingresso del Quirinale dove parte della delegazione cinese e di quella italiana aspettano di entrare per l’inaugurazione dei lavori del Business forum tra Italia e Cina. E si intravedono il sottosegretario allo Sviluppo economico Michele Geraci, l’ex ministro e ora presidente dell’Anica Francesco Rutelli – che stringe mani a tutti i presenti – l’ex presidente del Business Forum Italia Cina Marco Tronchetti Provera, la sottosegretaria leghista ai Beni culturali Lucia Borgonzoni. Tutti fermi sotto al sole primaverile romano in attesa dei controlli di sicurezza.

   

L’auto presidenziale di Xi Jinping è ferma davanti all’ingresso nel cortile interno, e la delegazione cinese si ferma per immortalare l’immagine del torrino sul quale sventolano le tre bandiere, quella italiana, quella cinese e quella europea. Il sole e il caldo hanno accompagnato Xi nella prima giornata della sua istituzionalissima visita, e a lamentarsi forse erano soltanto i romani bloccati nel traffico e le forze dell’ordine, costrette in alta uniforme sotto al sole, nei numerosi posti di blocco attorno al Colle. Ieri sera, dopo un’accoglienza in aeroporto un po’ sottotono, almeno dal punto di vista delle personalità che attendevano il capo di stato cinese a Fiumicino – il ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, l’ad di Aeroporti di Roma, Ugo de Carolis e il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino – Xi è stato accompagnato nell’hotel Parco dei Principi dal lungo corteo presidenziale. Oggi, invece, l’aria con la quale il presidente cinese è stato accolto era tutt’altro che dimessa: nel suo ingresso al Quirinale è stato accompagnato dai corazzieri a cavallo, una solennità che non era stata riservata nemmeno a Donald Trump nel maggio del 2017. Alle 11 del mattino la sala dove si è svolto il “pranzo presidenziale” era già in preparazione (“centosettanta invitati”, dicono ai giornalisti, “ma non fate foto mentre mettono a posto l’argenteria”). Xi Jinping e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella hanno avuto un incontro privato di una ventina di minuti, e poi i due hanno fatto il loro ingresso nella Sala degli Specchi, la più importante del Quirinale, per le dichiarazioni alla stampa. La firma del memorandum sulla Via della Seta, ha detto Mattarella, “è un segno dell’attenzione da parte del governo italiano verso tale iniziativa, cornice ideale per un incremento delle collaborazioni congiunte tra imprese italiane e cinesi, per stimolare l’interesse di importanti realtà imprenditoriali cinesi ad effettuare investimenti produttivi in Italia e per realizzare concrete forme di apertura del mercato cinese in favore di operatori italiani”, sottolineando ancora una volta la natura di “cornice” della firma. Poi ha aggiunto: “L’antica Via della Seta fu strumento di conoscenza fra popoli e di condivisione di reciproche scoperte. Anche la Nuova deve essere una strada a doppio senso di percorrenza e lungo di essa devono transitare, oltre alle merci anche idee, talenti, conoscenze, soluzioni lungimiranti a problemi comuni e progetti di futuro”, come aveva detto già nel 2017 agli studenti di Shanghai.

   

Nel suo discorso Mattarella ha citato l’Italia come “paese fondatore dell’Unione europea”, e poi ha lanciato il vero messaggio: “Nel mondo interconnesso e globalizzato in cui viviamo, è interesse generale sostenere il multilateralismo efficace e un sistema internazionale fondato sulle regole, con le Nazioni Unite al suo centro. In questo senso lavoriamo anche nel quadro del G20”. Lo sforzo di Mattarella – che nel chiudere ha fatto riferimento anche al “mandato italiano nel Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite”, citando uno dei temi più controversi quando si tratta di Cina – è quello di riportare l’attenzione sul tema non più bilaterale, e non sulla singola trattativa politica e commerciale tra Italia e Cina, ma sul piano internazionale: l’Europa, l’Onu. Xi Jinping ha ringraziato Mattarella, ha parlato di Via della Seta come di un percorso “a due sensi”, ha citato i porti, le infrastrutture, i trasporti, e ha detto che “la Cina vuole lavorare con l’Italia per rilanciare lo spirito di equità, mutuo rispetto e giustizia”. Non una parola sulle telecomunicazioni.

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.