Il ritorno di Guaidó

Una settimana dopo essere passato dal Venezuela alla Colombia correndo su un ponte al confine, Juan Guaidó ha annunciato il suo ritorno ed è arrivato ieri in aeroporto nonostante i divieti. Nel frattempo, dopo aver partecipato in Colombia al vertice del Gruppo di Lima come legittimo presidente del Venezuela, ha viaggiato per tutto il Sud America, dove è stato ricevuto, ovunque, come legittimo presidente della sua nazione dai capi di stato di Colombia, Brasile, Paraguay, Argentina e Ecuador. Il Tribunale supremo di Giustizia ha ribadito che Guaidó aveva non solo il divieto di uscire dal paese ma ha anche reiterato il blocco dei conti bancari e il divieto di disporre dei propri beni. Nicolás Maduro e altri caporioni del regime sono tornati a minacciare un arresto, mentre il consigliere per la Sicurezza nazionale americano, John Bolton, ha ripetuto che qualunque minaccia o azione contro Guaidó troverà “una risposta forte e significativa da parte degli Stati Uniti e della comunità internazionale”.

Anche il fronte anti Maduro ha disposto una mobilitazione per accompagnare il rientro. Williams Daniel Dávila Barrios, deputato dello stato di Mérida indicato come vicepresidente di Guaidó, conferma al Foglio che le frontiere sono state ulteriormente blindate. “Hanno posto container per bloccare il passaggio al confine tra lo stato venezuelano di Táchira e il dipartimento colombiano di Norte de Santander, hanno riempito di militari la torre di controllo dell’aeroporto Simón Bolívar di Maiquetía. Ma a nessun cittadino può essere impedito di rientrare nel proprio paese. Quello che è successo il 23 febbraio alla frontiera evidenzia l’aspetto perverso e miserabile di una tirannia che ha usato terroristi di regime per dare alle fiamme l’aiuto umanitario e aggredire i deputati che lo accompagnavano. Ma se il presidente non può rientrare o viene detenuto il popolo è pronto a rispondere in piazza”.