Evo Morales e Jair Bolsonaro

La strana collaborazione tra Morales e Bolsonaro sull'affaire Cesare Battisti

Maurizio Stefanini

Diversi politicamente ma vicini per interessi. L'amicizia tutta particolare tra i presidenti di Brasile e Bolivia è stata decisiva nel caso dell'arresto del terrorista italiano

C'erano anche quattro poliziotti boliviani ad accompagnare i tre agenti italiani dell'Interpol durante l'arresto di Cesare Battisti, arrivato oggi a Ciampino. Ed è stato il governo boliviano a decidere la sua espulsione diretta, in base alla quale Battisti è stato mandato in Italia subito, senza il rischio di ulteriori lungaggini che avrebbero potuto trattenerlo ancora un po' in Brasile. Oltretutto, un'estradizione dal Brasile avrebbe comportato per l'Italia un impegno a ridurre la pena nei confronti del terrorista, un obbligo che ora viene meno. Battisti aveva chiesto ufficialmente asilo in Bolivia fin dal 18 dicembre scorso e quindi è probabile che il governo di La Paz sapesse dove si trovava il terrorista italiano, al di là delle operazioni investigative a base di consumi in pizzeria, acquisti di birra o collegamenti wi-fi.

  

- Ministro da Itália fala sobre Battisti.
- Parabéns a todos no Brasil que estiveram envolvidos no caso, na pessoa dos Ministros da Justiça, Relações Exteriores e GSI.
- Jair Bolsonaro. pic.twitter.com/WnBTWLaiEj

— Jair M. Bolsonaro (@jairbolsonaro) 13 gennaio 2019

   

Insomma, a volere la consegna di Cesare Battisti all'Italia è stato Evo Morales, l'ultimo presidente indio ancora in carica dopo l'infornata di leader della grande “Ondata a Sinistra” latino-americana di inizio millennio. Se Battisti ha pensato di potere chiedere rifugio proprio a Morales una volta lasciato il Brasile il motivo è abbastanza evidente. Ma come mai allora il “sinistro” Morales ha fatto questo spettacolare favore ai due “destri” Salvini e Bolsonaro? Una delle ipotesi già circolate è che il presidente boliviano volesse fare un dispetto al leader brasiliano, impedendogli di trasformare la consegna di Battisti all'Italia in una passerella trionfale. In effetti Bolsonaro, dopo avere celebrato la cattura di Battisti via Twitter, aveva ordinato a un aereo della polizia federale brasiliana di andare a recuperare il terrorista per esibirlo come “trofeo” prima di consegnarlo in Italia. La decisione del governo boliviano di mandare Battisti direttamente in Italia ha in qualche modo scavalcato il presidente brasiliano. Tuttavia Bolsonaro ha ricevuto via telefono le congratulazioni di Conte, e altri Tweet hanno celebrato la cooperazione con Salvini sia del presidente, sia dei suoi figli. Anche la stampa brasiliana legge nella successione degli eventi una sostanziale volontà di Morales di andare d'accordo con Bolsonaro.

 

Che Morales piuttosto che fare un dispetto a Bolsonaro abbia agito con lui di concerto lo dicono molti tra i suoi sostenitori del presidente che sono furiosi e definiscono la consegna di Battisti “ai fascisti Salvini e Bolsonaro” una “vergogna” e un “tradimento”. Una levata di scudi che va dal Defensor del Pueblo David Tezanos, all'ex ministro Hugo Moldiz, passando per vari dirigenti del movimento giovanile dello stesso partito di Morales. Pablo Stefanoni, ex direttore dell'edizione boliviana del Monde Diplomatique e biografo di Morales, paragona quel che è successo addirittura all'Operazione Condor, lo schema per cui in America latina negli anni '70 le dittature militari cooperavano tra di loro per sequestrare oppositori in esilio.

  

Lo scorso 1° gennaio i boliviani anti-Morales avevano criticato Bolsonaro, quando il presidente brasiliano aveva invitato Evo Morales alla sua cerimonia di insediamento da cui invece erano stati esclusi il venezuelano Maduro, il nicaraguense Ortega e il cubano Díaz-Canel. “Ma non è un dittatore di sinistra pure Morales?”, avevano obiettato gli oppositori del presidente boliviano. Evo Morales invece ha invitato tutti a rispettare il voto popolare che aveva eletto Bolsonaro, “nell'interesse dell'America Latina” ed ha promesso che lui e il “fratello” Bolsonaro saranno “soci strategici”.

  

C'è dunque un chiaro schema di collaborazione tra Morales e Bolsonaro che si è manifestato nella decisione di non concedere a Battisti asilo a La Paz. Al momento del viaggio di Morales a Brasilia per l'insediamento di Bolsonaro, Battisti era già in Bolivia. Magari i due presidenti non hanno discusso espressamente del terrorista italiano. Ma la volontà di mantenere buone relazioni al di là dell'opposta collocazione ideologica sono evidenti. E i motivi sono anche facilmente individuabili.Prima di tutto, la Bolivia è molto dipendente dalle importazioni dal Brasile, pagate al 96 per cento in forniture di gas. I proventi del gas servono inoltre a Morales a finanziare i programmi sociali con cui alimenta il suo consenso, oltre a mantenere un tasso di crescita del pil che è il terzo dell'America latina. Nel 2019 in Bolivia ci sono le elezioni presidenziali e si rinnova il contratto per la fornitura di gas al Brasile. E poi, per la Bolivia passa la gran parte della coca e della cocaina che arriva in Brasile. E anche la guerra ai narcos è per Bolsonaro una priorità.