Foto tratta dal profilo Twitter di Ted Malloch

Faccendieri sovranisti

Paola Peduzzi

Chi unisce trumpiani, putiniani e nazionalisti europei? Iniziamo con Ted Malloch, in foto con Salvini

Milano. Ted Malloch è tornato, ha un libro da promuovere e ha pubblicato una foto su Twitter assieme al vicepremier Matteo Salvini, cui il saggio è piaciuto molto. I due si erano già incontrati nel febbraio dello scorso anno a Londra, avevano parlato di “Brexit, del dopo euro, di dazi e di informazione asservita ai potenti”, aveva riportato il Corriere della Sera, assieme a una dichiarazione di Salvini su Malloch, “una persona di spessore straordinario che la vede come noi su moltissimi punti”. Ma chi è questo Ted Malloch? Detto brevemente: un faccendiere sovranista vicino al mondo di Trump, del “leave” britannico e implicato nell’inchiesta sul Russiagate.

 

 

La categoria del faccendiere sovranista si sta allargando sempre più, ci sono molte persone in America, in Europa, in Italia che contribuiscono a modo loro alla causa sovranista-populista, soprattutto facendo, come si dice, rete. Sono dei connettori, spesso senza un ruolo – e nemmeno un lavoro – ben definito, ma solerti nel creare una tela che unisce il disprezzo per l’Unione europea al trumpismo e al putinismo. Ted Malloch ha aggiunto anche una sua abilità personale, che è quella di rivendersi come il rappresentante del trumpismo in Europa. Se avete già sentito parlare di Theodore Roosevelt Malloch è perché nella primavera dello scorso anno si è autoproclamato “probabile ambasciatore dell’America presso l’Unione europea” (il posto è rimasto vacante per diciotto mesi, ai primi di luglio è arrivato a Bruxelles Gordon Sondland). Per qualche mese si è presentato in tv nel Regno Unito, dove vive, dicendo di aver fatto due colloqui alla Trump Tower e aver già superato una fase di “vetting” per poi aggiungere il suo programma da ambasciatore: evitare un’Europa federale, un governo unico e compatto dell’Ue (Malloch ama paragonare l’Ue all’Unione sovietica). L’allarme è suonato nei palazzi bruxellesi ma prima della smentita da Washington si era cercato di capire meglio chi fosse questo sedicente testimonial trumpiano: il Financial Times pubblicò un articolo strepitoso in cui smontava le millanterie di Malloch una per una, dalle più importanti a quelle più frivole. Non ha mai scritto per il New York Times o il Washington Post o l’Economist come aveva dichiarato nel suo curriculum (“ho però organizzato degli eventi per loro”, ha detto poi Malloch), e l’azienda di cui si è dichiarato ceo e presidente, la Roosevelt Group, “una compagnia di massimo livello in consulenza strategica e di leadership” non ha un sito né un profilo su Linkedin né dipendenti accertati. Nel 2016, Malloch ha fondato la Roosevelt Global Fiduciary Governance nel Regno Unito, che pare abbia un’unica dipendente fissa, la moglie, “il che fa pensare che sia un’azienda piccola”, ha scritto il Ft. “Perché, avete dei problemi con le aziende piccole?”, ha detto Malloch interpellato dallo stesso Ft. L’elenco potrebbe continuare perché è lungo, ancora soltanto due dettagli: Malloch non è mai stato nominato dalla Regina nel Sovereign Order of St. John, anche se così ha scritto nella sua autobiografia, né è mai stato definito “un genio” e “uno sherpa globale” da Margaret Thatcher (c’è un video a disposizione per controllare), anche se questo riferimento compare ancora nella biografia di Malloch pubblicata sul suo ultimo saggio, “Common Sense Business”, quello che è piaciuto molto a Salvini. Dopo l’articolo del Financial Times si mosse la macchina sovranista, e mentre Malloch accusava il quotidiano della City di essere “complice in un assassinio politico”, Breitbart, il sito dell’alt-right, rilanciava la versione di Malloch, ripresa anche da uno degli amici inglesi di Malloch, Nigel Farage, il falco della Brexit ex leader degli indipendentisti inglesi.

 

Ad aprile, Malloch è stato sentito dall’ufficio del superprocuratore Mueller sul Russiagate: ha testimoniato sul proprio coinvolgimento nella campagna di Trump, in quella sulla Brexit, sui suoi legami (e incontri) con Julian Assange e con Roger Stone, un altro faccendiere di formato gigante della corte trumpiana. Stone ha scritto la prefazione di un altro libro del prolifico Malloch, “The Plot to Destroy Trump”, la spiegazione di come “i servizi deviati” abbiano “fabbricato il dossier russo per sovvertire la presidenza Trump”. A giugno, Malloch ha scritto un articolo su gatewaypundit.com che comincia così: l’Italia e la criminalità viaggiano spesso insieme, “come spaghetti and meatballs. L’hai capito”, l’italiano è nella versione originale. Finiva celebrando l’arrivo di Salvini come vicepremier: vuole rendere l’Italia “sicura, prospera, senza criminalità e libera dalla camicia di forza dell’Ue”, il bacio di benvenuto del faccendiere.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi