Donald Tusk (foto LaPresse)

Gli attacchi americani contro l'euro: Trump vs. Tusk

David Carretta

Sono necessari “passi decisi e spettacolari” perché l’Ue sopravviva a Trump, dice il presidente del Consiglio europeo. Tre minacce sull’Europa, una esterna e due interne

Bruxelles. Con Donald Trump il futuro dell’Europa è diventato “altamente imprevedibile”, ha detto ieri il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, mentre arrivava l’ultimo attacco dall’Amministrazione americana, per bocca del consigliere al Commercio Peter Navarro, che ha definito l’euro “un marco tedesco grossolanamente camuffato” che serve a Berlino per far concorrenza agli altri paesi europei e agli Usa. I 28 affronteranno venerdì la prima discussione sulle relazioni transatlantiche in un vertice a Malta, e Tusk avverte: l’Ue è minacciata da Cina, Russia, guerre e terrorismo in medio oriente, ma anche dalle “preoccupanti dichiarazioni dell’Amministrazione americana”. Senza “coraggio, determinazione e solidarietà politica”, l’Ue “non sopravviverà”.

 

Le dichiarazioni di Navarro al Financial Times sulla Germania che usa l’euro contro gli Stati Uniti mostrano che Angela Merkel è diventata un bersaglio privilegiato di Trump, dopo che la cancelliera ha criticato pubblicamente il presidente americano. Ted Malloch, possibile scelta di Trump come ambasciatore presso l’Ue, ha preannunciato la fine della moneta unica e ha lasciato intendere che lavorerà per far cadere il blocco europeo come aveva fatto con l’Urss. L’America non è più la protettrice dell’Europa e pur con un certo ritardo l’agenda del vertice della Valletta è stata cambiata all’ultimo minuto. Inizialmente, i leader dei 28 avrebbero dovuto dedicare la loro attenzione alla crisi migratoria e alla Libia, con una breve discussione sulla cerimonia del 25 marzo a Roma per festeggiare i 60 anni dalla firma del Trattato. Ma ora l’Ue riconosce che niente sarà più come prima. “Eravamo convinti che gli interessi strategici degli Stati Uniti avrebbero legato le mani a Trump”, dice al Foglio un funzionario europeo. “In pochi giorni ci ritroviamo con le regole del gioco dell’ordine mondiale completamente rivoluzionate”.

La distinzione tra pro atlantisti e anti atlantisti non c’è più, come dimostra l’avvertimento del polacco Donald, difensore dei valori liberali e dell’alleanza occidentale, al Donald americano, che con i suoi ordini esecutivi spinge gli europei a mettere gli Stati Uniti sullo stesso piano della “Cina assertiva” e della “Russia aggressiva”. “Il cambiamento a Washington mette l’Ue in una situazione difficile, con la nuova Amministrazione che sembra mettere in discussione gli ultimi 70 di politica estera americana”, ha detto Tusk: “Per la prima volta nella nostra storia, in un mondo esterno sempre più multipolare, molti attori stanno diventando anti europei o, se va bene, euroscettici”. L’analisi del presidente del Consiglio europeo è condivisa in molte capitali. “Il nuovo rapporto Trump-Putin obbligherà l’Europa a rimanere molto unita se vuole avere un peso sulla scena internazionale”, prevede un ambasciatore: “Altrimenti il rischio è di essere accantonati da un nuovo bipolarismo cooperativo dopo quello conflittuale della Guerre fredda”. L’ordine esecutivo sull’immigrazione potrebbe avere ripercussioni anche sull’Ue. I rifugiati “se trovano le porte chiuse da quella parte dell’Atlantico proveranno a entrare da questa parte”, dice l’ambasciatore. Ma è sulla reazione a Trump – la ricetta Tusk per salvarsi dal trumpismo prevede “passi decisi e spettacolari” per rilanciare l’integrazione europea – che alla Valletta emergeranno divergenze.

 

La nuova situazione geopolitica non è la sola minaccia che pesa sull’Ue, ha ricordato Tusk. Oltre a quella esterna, c’è quella interna “connessa alla crescita del sentimento anti Ue, nazionalista e sempre più xenofobo”. Tra Marine Le Pen in Francia, Geert Wilders in Olanda, Frauke Petry in Germania e la coppia Grillo-Salvini in Italia, il trumpismo anti sistema non è monopolio americano. La terza minaccia è legata all’umore “delle élite pro europee” che “perdono fiducia nell’integrazione politica, si sottomettono agli argomenti populisti e dubitano dei valori fondamentali della democrazia liberale”, ha spiegato Tusk. “L’egoismo nazionale sta diventando un’alternativa attrattiva all’integrazione”. L’insidia è rappresentata dai paesi europeisti – Italia compresa – che fanno dell’Ue un capro espiatorio per i loro mali nazionali. “Se si continua a dire che l’Europa è quella delle letterine ci andiamo a infilare in una strada senza uscita”, avverte un diplomatico.

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