Da ora la decisione finale sul Tap avrà il timbro di Mr Trump
Il premier italiano Giuseppe Conte dice da Washington che il gasdotto non è più inutile come diceva il M5s, ma è “un’opera strategica”
Roma. Il Tap, il gasdotto lungo quattromila chilometri in via di completamento tra l’Azerbaigian e l’Italia, è stato uno degli argomenti principali dell’incontro di lunedì alla Casa Bianca tra il premier italiano Giuseppe Conte e il presidente americano Donald Trump. “Un’opera strategica per l'approvvigionamento dell’Italia e del sud Europa”, l’ha definito Conte. Quando era all’opposizione il Movimento cinque stelle sosteneva la lotta contro il Tap e incassava l’appoggio dei comitati territoriali nati in Puglia per impedire in particolare la costruzione del tratto finale su terra – lungo circa otto chilometri. Il blog del movimento ha definito il Tap “l’ennesimo ricco pasto per speculatori” e anche “un’opera inutile su un territorio martoriato dalla logica perversa dei progetti faraonici”. Barbara Lezzi dei Cinque stelle, che ora è ministro per la Coesione territoriale del governo gialloverde, aveva dichiarato prima del voto che “quando saremo al governo bloccheremo il Tap in quindici giorni”. All’indomani della formazione del governo poi il neoministro dell’Ambiente, Sergio Costa, aveva detto che il gasdotto “è un’opera inutile perché la domanda di gas è in calo” – a dispetto del fatto che le analisi di Snam, la società che si occupa della distribuzione del gas in Italia, abbiano in realtà rilevato un aumento dei consumi del gas nel paese e prevedano per il futuro un aumento ulteriore attorno al due per cento ogni anno fino al 2030. Anche questa posizione molto determinata a proposito della questione Tap, assieme ad altri fattori, potrebbe spiegare il risultato molto buono ottenuto in Puglia dai Cinque stelle alle elezioni del 4 marzo, dove hanno conquistato tutti i 24 seggi uninominali con il 44 per cento delle preferenze.
La sorte del Tap però dipende da questioni internazionali al di sopra dei comitati No Tap. Washington vede con molto favore la continuazione dei lavori per ultimare entro due anni l’opera e chiede al governo Conte il rispetto del progetto, anche in cambio di generosi favori geopolitici – in particolare in Libia. Gli americani sottolineano che il gasdotto, il cui costo totale raggiunge i quaranta miliardi di euro, permetterebbe di diversificare le fonti di approvvigionamento dell’Europa e di ridurre la dipendenza energetica dalla Russia, che oggi oscilla tra il 50 e il 75 per cento per un’economia importante come la Germania e tra il 25 e il 50 per cento per l’Italia (dati Business Insider). Inoltre l’entrata in funzione del gasdotto sarebbe un premio importante per l’Azerbaigian, che ha partecipato all’opera con la compagnia di stato Socar (per circa il 20 per cento dei costi) e che non soltanto è un produttore di gas ma è anche uno dei pochi stati della regione ad avere un rapporto molto amichevole con l’America ed è in posizione strategica alle porte dell’Iran. Non è un dettaglio da poco se si considera che questa Amministrazione americana è molto dura nella sua politica anti iraniana.
In molti hanno osservato che il blocco del Tap sarebbe stato un favore alla Russia, ma non è scontato che sarebbe davvero così perché in realtà l’accesso all’imbocco orientale del gasdotto andrà al miglior offerente. Quindi se l’Azerbaigian a causa del costo basso del gas trovasse antieconomico usare da solo il gasdotto potrebbe arrivare a “dare una mano” la compagnia di stato russa Gazprom, come ha detto a febbraio 2017 il suo presidente Alexander Medvedev, sempre alla ricerca di nuovi modi per raggiungere il mercato europeo. Washington vuole il Tap e Mosca potrebbe non essere ostile, ed entrambe sono referenti importanti per un governo Conte in cerca di un ruolo internazionale. Il premier italiano sta coltivando una special relationship con Trump, che non fa mistero del suo apprezzamento per il governo gialloverde: “State facendo un lavoro fantastico – ha detto lunedì – specialmente sull’immigrazione legale e illegale”.
Quando il Movimento cinque stelle si opponeva al Tap sarebbe stato difficile collegare la sua protesta agli interessi russi – sarebbe stato un passaggio troppo astruso, in odore di complottismo geopolitico. Ma il tempo dell’opposizione è finito ed è cominciato il tempo del governo. Questa visita americana chiarisce molto bene la situazione, adesso c’è un collegamento esplicito con una richiesta dell’Amministrazione Trump a cui sarà difficile sottrarsi.
L'editoriale dell'elefantino