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La Grecia chiede aiuto all'Europa per domare i roghi che sfiorano Atene

Daniele Raineri

“Sarà fatto tutto il possibile per dare aiuto oggi, domani e per tutto il tempo che servirà”, ha detto il portavoce della Commissione europea Alexander Winterstein 

Roma. Dalla Grecia arrivano notizie e immagini disastrose. I pompieri di Atene hanno detto che almeno 74 persone sono morte nei roghi tra i boschi e i resort turistici attorno alla capitale, nella regione dell’Attica, ma è molto probabile che si tratti di un numero provvisorio che aumenterà. Il caldo estivo che tocca i quaranta gradi, le raffiche di vento fortissimo e i focolai multipli – che fanno sospettare l’azione di piromani – hanno creato una combinazione difficile da riportare sotto controllo, anche se è quello che sta succedendo con lentezza. Gli incendi hanno fatto in tempo a circondare e distruggere centinaia di case e di villette per le vacanze, e in alcuni casi i pompieri hanno trovato i corpi delle vittime a gruppi, imprigionati dalle fiamme nelle stanze o nelle loro macchine. Molti assediati si sono salvati aspettando i soccorsi sulle spiagge per tutta la notte. Centinaia di persone sono state evacuate dalla guardia costiera, da yacht e da barche di pescatori. Una donna polacca e suo figlio piccolo sono morti annegati perché l’imbarcazione su cui erano saliti si è rovesciata. Il fumo è arrivato nel cielo sopra la cittadella di Atene. Era dal 2007 – quando morirono 60 persone – che in Grecia non c’erano incendi così devastanti e questa volta la situazione è più grave. Un video girato da un aereo in fase di atterraggio verso la capitale mostra il territorio punteggiato da decine di roghi – è chiaro che i vigili del fuoco della Grecia non potevano intervenire su tutti e hanno dovuto fare una lista di priorità. Un altro video girato da un’automobile mostra l’autostrada per Atene avvolta a destra e a sinistra da fiamme molto alte – in seguito è stata chiusa.

  

   

  

Lunedì il governo greco aveva chiesto aiuto all’Unione europea e l’appello è stato subito ascoltato; anche la Turchia, il vicino rivale, ha risposto. I paesi dell’Ue stavano già fornendo “un livello record” di assistenza (come spiega una nota della Commissione europea) alla Svezia, alle prese con gli incendi boschivi più grandi della sua storia, grazie al cosiddetto Meccanismo europeo di protezione civile – vuol dire che le varie organizzazioni di protezione civile dei paesi europei sono in contatto tra loro e si mandano aiuto reciproco senza perdere tempo in lungaggini governative. Sarebbe antieconomico per ciascun paese, per esempio, mantenere una flotta di aerei antincendio e inoltre in questi casi prima si agisce e meglio è. Quest’estate purtroppo il Meccanismo è scattato molte volte e ha messo a disposizione una task force di soccorso con sette aerei antincendio, sette elicotteri, sessanta veicoli e 340 uomini per spegnere roghi in Italia, Francia, Germania, Lituania, Danimarca, Portogallo, Polonia e Austria e adesso in Grecia. Nel caso specifico dell’Attica i primi a intervenire sono stati Spagna e Cipro – con 64 pompieri e paramedici e due Canadair – e Bulgaria, che hanno mandato i rinforzi prima ancora che il commissario europeo per le Emergenze, il greco Christos Stylianides, arrivasse ad Atene. Poi i soccorsi europei in Grecia sono stati raggiunti da Italia, Germania, Francia e Polonia. “Siamo a fianco del popolo greco durante questi tempi difficili – ha detto il portavoce della Commissione europea Alexander Winterstein – sarà fatto tutto il possibile per dare aiuto oggi, domani e per tutto il tempo che servirà”.

  

Come spesso succede, l’Europa funziona ma le voci dell’Europa commettono errori. Oggi Carl Bildt, ex primo ministro svedese e volto molto conosciuto dell’europeismo, ha scritto su Twitter che l’Unione europea “corre in soccorso della Grecia. Ancora”. E’ un commento fuoriluogo nel mezzo di una catastrofe naturale – o forse di origine umana – che investe un paese già molto colpito dalla crisi economica.

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  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)