Pedro Sánchez e Angela Merkel (foto LaPresse)

L'aplomb spagnolo sull'immigrazione

Eugenio Cau

Sánchez accoglie migranti e fa accordi con la Merkel, la reazione è senza isterismi. La sfida da oggi

Roma. Nel 2018 – è notizia di questi giorni – la Spagna ha accolto più immigrati dell’Italia: 17.781 persone contro 16.452, dati Unhcr. Il nuovo premier spagnolo, il socialista Pedro Sánchez, ha fatto entrare nel porto di Valencia la nave Aquarius, rifiutata dall’Italia, con i suoi 629 disperati, e ieri, durante un incontro a margine del Consiglio europeo, ha promesso alla cancelliera tedesca Angela Merkel di prendersi ancora altri immigrati: quelli arrivati in Germania tramite i movimenti secondari, vale a dire i migranti che sono sbarcati in Spagna, sono stati registrati lì e poi però si sono spostati, nel tentativo di raggiungere la Germania. La Spagna (e la Grecia, che ha firmato un accordo simile) se li riprenderà tutti, in cambio di aiuti finanziari. Insomma, Sánchez accoglie in Spagna più migranti di quanti ne arrivino in Italia, accetta quelli rifiutati da noi e si riprende ancora altre persone dalla Germania. Immaginerete l’opinione pubblica e i giornali spagnoli: schiavo della Merkel, servo dell’Europa, zerbino “buonista” che non sa “alzare la voce”. Niente del genere.

 

Ieri nessun giornale spagnolo apriva in prima pagina sul Consiglio europeo – con l’eccezione del País, che tuttavia ha dedicato la fotostoria principale alle elezioni in Messico –, e anche in mattinata i siti internet dei principali media iberici sembravano poco interessati: nessuno dava troppo risalto al tema dell’immigrazione, anche se nel frattempo era stato trovato un accordo tra i leader Ue. Quando è arrivata la notizia dell’accordo tra Sánchez e la Merkel per l’accoglienza dei migranti, l’attenzione è aumentata, ma non i toni. Tanto il País (centrosinistra) quanto il Mundo (centrodestra), e perfino Abc, il più antigovernativo tra i giornali spagnoli, hanno dato la notizia in maniera asciutta, senza le metafore meteorologiche (“gelo” su questo, “bufera” su quello) e gli spernacchiamenti dei nostri media. E’ probabile che le prime pagine di oggi siano più intense, ma finora i media spagnoli, anche quelli di opposizione, hanno trattato con aplomb professionale il tema, rispecchiando un’opinione pubblica poco allarmata e rispettando la realtà dei fatti: l’invasione e la crisi migratoria, per ora, non ci sono, e mille immigrati in più si possono gestire piuttosto facilmente.

 

La reazione serena alla crisi che non c’è ha consentito a Sánchez di presentare al Consiglio europeo di questi giorni una posizione “responsabile e solidale”, come ha detto il premier spagnolo ieri in conferenza stampa. Pur essendo un paese affacciato sul Mediterraneo e oggetto della rotta migratoria più trafficata negli ultimi mesi, Sánchez non ha sostenuto le pretese e i mezzi veti dell’Italia e si è accodato piuttosto alla posizione di Francia e Germania, tanto che i retroscena sulla lunga notte di negoziati di giovedì raccontavano come il premier italiano Conte fosse stizzito: nemmeno Sánchez è dalla nostra parte, avrebbe detto.

 

Il presidente del governo spagnolo può permettersi di dimostrare superiorità europeista anzitutto perché il discorso politico e mediatico in Spagna è molto meno degradato di quanto non lo sia in Italia, e poi perché la Spagna, fino a oggi, pur trovandosi sul Mediterraneo non è mai stato davvero un paese di primo approdo. Grazie ad accordi ferrei con il Marocco e l’Algeria, alla scarsa frequentazione della rotta occidentale e a un uso occasionale della forza Madrid è sempre stata oggetto di un afflusso migratorio limitato, che soltanto negli ultimi mesi ha cominciato a crescere. Nel 2016, mentre in Italia arrivavano 150 mila migranti, in Spagna erano appena 5 mila. Ma se i 17 mila migranti arrivati quest’anno sulle coste iberiche dovessero diventare 50 e magari 100 mila? Gli spagnoli risponderebbero con lo stesso aplomb che dimostrano oggi? E’ la sfida che attende Sánchez, che nel frattempo però capitalizza e guadagna punti con la Merkel.

  • Eugenio Cau
  • E’ nato a Bologna, si è laureato in Storia, fa parte della redazione del Foglio a Milano. Ha vissuto un periodo in Messico, dove ha deciso di fare il giornalista. E’ un ottimista tecnologico. Per il Foglio cura Silicio, una newsletter settimanale a tema tech, e il Foglio Innovazione, un inserto mensile in cui si parla di tecnologia e progresso. Ha una passione per la Cina e vorrebbe imparare il mandarino.